Parte 36

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Maimone era intenta a tessere con il suo telaio d'oro delle vesti che voleva regalare alla figlia Gologon, da indossare il giorno successivo: si sarebbe tenuta una festa in onore della stagione della caduta delle foglie. I preparativi erano in atto da quella mattina, erano stati interrotti dall'arrivo di Elias, ma erano ripresi con prontezza.

Maimone con la magia del telaio aveva quasi completato l'abito trapunto di foglie di quercia e ghiande, quando la voce di Thomes la raggiunse nella mente con l'avvertimento di mandare qualcuno a controllare cosa fosse successo a Porto Tàlana. Convocò la figlia Gologon e le affidò la missione. Ella si smaterializzò, in un attimo comparve una meravigliosa puledra verde, con la criniera viola decorata con ghiande e la striscia orizzontale sul dorso, del colore del fieno. Partì al galoppo, per la sua ricognizione, sfiorando il letto del fiume in direzione sud.

Maimone fece in tempo a completare l'abito, nello stesso istante la raggiunse un altro messaggio mentale. Si trattava di Coarba, di guardia a sud: due giovani erano stati avvistati nella zona di Campo Oddeo, quando erano giunti barcollanti, al suo presidio di Sedda Arbaccas, erano in in pessime condizioni, disidratati, malnutriti, sporchi, impauriti. Quindi annunciava che li stava accompagnando al suo cospetto a Urtaddala. Maimone si preparò ad accoglierli.

I ragazzi giunsero a Urtaddala, accompagnati e sostenuti da Coarba, furono dissetati e nutriti con solerzia. Poco dopo la ragazza aveva perso conoscenza, il compagno era accorso a sorreggerla. Maimone gli disse di non preoccuparsi, aveva affidato le cure della ragazza a Coarba che aveva portato la giovane in un'altra parte della dimora. Ora Maimone lo stava interrogando per conoscere la sua storia e come mai si trovassero in quel posto lontani dai villaggi.

Il ragazzo disse di chiamarsi Jacu, descrisse gli avvenimenti che avevano portato lui e la cugina a fuggire da Porto Tàlana: i mori, i saccheggi, le torture, le uccisioni, l'essere senza volto che li aveva quasi trucidati, la fuga accompagnata dal senso di vuoto per la consapevolezza di essere gli unici superstiti del villaggio. Erano passati accanto alle rovine di Tàlana vecchia; non avevano osato entrare, per paura degli spiriti degli abitanti sommersi. Avevano aggirato le rovine e avevano proseguito verso nord. Stavano cercando di raggiungere il vicino paese di Urzullei, dove una volta erano stati con il padre in visita di lontani cugini. Volevano avvisare gli abitanti dell'imminente pericolo, ma dovevano aver sbagliato strada, si erano persi, avevano vagato per tre giorni e si erano ritrovati privi di forze in quella valle.

A quel punto avevano capito che non avrebbero raggiunto Urzullei, per ritrovare la strada sarebbero dovuti tornare indietro ed erano troppo stanchi e impauriti per farlo. Avevano deciso di continuare ad andare sempre nella stessa direzione, lungo il corso del fiume, certi che prima o poi avrebbero incontrato un altro villaggio. Non avevano fatto in tempo a prendere nulla con loro da Porto Tàlana, la fuga era stata più che improvvisa.

La cugina Thalàna era una cacciatrice con l'arco, lui un pescatore di mare, ma non erano stati in grado di catturare nessun animale selvaggio senza l'arco; non avevano potuto accendere il fuoco per scaldarsi la notte. Trovato riparo in una caverna, si erano stretti l'un l'altra. Jacu aveva consolato la cugina che piangeva, non si era potuto permettere di piangere, doveva sostenere lei. Ora però, rivivendo i fatti degli ultimi giorni mentre li raccontava a Maimone, iniziò a singhiozzare.

Maimone allungò una mano per toccarlo con la punta del dito all'altezza del cuore. Sollievo e quiete rasserenarono l'animo di Jacu. Dopo una pausa riprese il racconto:

«Dopo la prima giornata di cammino, sul nostro percorso non abbiamo trovato più alberi da frutto e non siamo più riusciti a nutrirci. Il terzo giorno credetti che fosse arrivato il nostro momento. Quando è comparsa quella bellissima fanciulla nuda dalla chioma bianca, ho creduto che fosse la morte che stava venendo a prenderci».

IL CIMITERO DEGLI DÈI - Il Principe PastoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora