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Quanto è fragile, in fondo, ciò che con tanta fatica costruiamo? Quanto in fretta possono svanire i nostri sogni, i nostri progetti, tutto ciò per cui abbiamo investito tempo, dedizione e passione? È sufficiente una singola crepa, un soffio imprevisto di vento, per far crollare ciò che, ai nostri occhi, appariva come un baluardo inespugnabile. Forse siamo davvero degli sciocchi. Ci illudiamo che il sudore, il sacrificio, e l'impegno incessante bastino a plasmare qualcosa di duraturo, di solido, qualcosa che possa resistere a ogni tempesta e avversità.

Eppure, basta così poco a ricordarci quanto sia fugace la nostra opera, quanto sia delicato l'equilibrio su cui poggia tutto ciò che abbiamo costruito. Crediamo, con una certa arroganza, di essere in grado di sopravvivere a qualsiasi bufera; di poter affrontare la vita con forza, come se il nostro impegno potesse renderci immuni dalle incertezze. E invece, talvolta, una semplice brezza è capace di smantellare tutto, pezzo per pezzo, lasciandoci spaesati di fronte a un cumulo di macerie che non possiamo più riconoscere.

Forse siamo noi gli sciocchi, immersi nell'illusione che le nostre mani possano realmente dare forma a qualcosa di eterno, e non vediamo che, mentre edifichiamo con fatica, con speranza, c'è sempre qualcosa - o qualcuno - che silenziosamente, pazientemente, rimuove un mattone alla volta. A ogni passo avanti che facciamo, c'è un passo indietro di cui non ci accorgiamo; a ogni traguardo raggiunto, c'è una parte di noi che viene smontata senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Siamo davvero degli sciocchi, consapevoli che ciò che costruiamo, prima o poi, si frantumerà, eppure incapaci di fermarci. Abbiamo una passione, quasi cieca, per ciò che stiamo costruendo, e proprio la bellezza di ciò che vediamo nascere dalle nostre mani ci rende inconsapevoli della sofferenza che ci aspetta. Sappiamo, nel profondo, che non c'è luce senza ombra, che ogni cosa buona avrà un prezzo, eppure preferiamo vivere con la speranza che, per una volta, tutto possa andare diversamente.

Ci raccontiamo che sarà diverso, questa volta. Che magari potremo vincere, o almeno non dover ripartire dalle rovine. Ma, inesorabilmente, finiamo sempre nello stesso punto: stanchi, feriti e con la consapevolezza che la nostra opera è da ricominciare, anche se dentro di noi resta una parte di quella stessa speranza che ci ha spinti a costruire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 28 ⏰

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