Capitolo 1

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L' entrata della prof mi riporta con i piedi per terra. I miei muscoli affaticati si contraggono involontariamente e io scatto in piedi per salutare, facendo ribaltare la sedia con un gran fracasso. Gli altri evitano di voltarsi e si limitano a sbirciare con la coda dell'occhio, e io li ringrazio mentalmente per avermi risparmiato. Soltanto Ciro e una delle gemelle mi fissano divertiti cercando di trattenere le risate. Raccolgo la sedia velocemente. Per fortuna la prof è allegra di prima mattina, mi osserva con un sorriso pieno di tenerezza. Mi risiedo in modo impacciato. Si chiama Elisabetta Gatto. E' una dei professori più severi della scuola, ma a me piace. Credo abbia sui cinquant'anni, e anche se so che è scortese dirlo, li dimostra tutti. E' parecchio alta, tanto che mi sono sorpresa a pensare più volte che se avessi anche io la sua altezza, non avrei problemi nella pallavolo. E' magra. Non so come descrivere i suoi capelli. Sono castani, non troppo lunghi, svolazzanti. Sogghigno al pensiero di lei che inorridisce sentendo me che descrivo i suoi capelli come "svolazzanti" – Beccari, riguardo ai capelli non si può dire che siano svolazzanti. Lo si dice di vestiti, tessuti, ma di capelli proprio no.-

Eppure ha sempre un sorriso per tutti. E' una di quelle rare persone che conosce la vita per quello che è, e che ha deciso di viverla allegramente, di mostrarsi sempre serena, nascondere le incertezze e rassicurare gli altri con un sorriso. Non dubito del fatto che anche lei abbia momenti bui, tristi, ma quando è a scuola, davanti a tutti noi, mette l'anima nel cercare di lasciarci qualcosa di suo, qualcosa che ci porteremo dietro, che non dimenticheremo. I suoi occhi sono sempre leali, non vacillano mai davanti alle nostre insicurezze, non giudicano i nostri sbagli, le nostre cadute, non pongono su un altro piano chi raggiunge per primo gli obbiettivi prefissati. Sono grata di poter imparare da una donna così.

Dopo che ha finalmente compilato il registro, la lezione inizia. Per fortuna la prof decide di cominciare con latino, così all'intervallo avrò un po' di tempo per ripassare greco. Il sollievo però dura poco, e dentro me monta l'agitazione quando vedo scorrere il suo dito sull'elenco di classe. Tiro velocemente fuori il libro di latino, sfoglio le pagine e cerco di ripassare tutto l'ultimo capitolo in 30 secondi, cosa che non mi riesce molto bene, visto che mentre leggo la prima parola il suo dito si ferma, e vedo la sua bocca che, muovendosi al rallentatore, chiama il malcapitato.

- Caravella- E' come se un peso si sollevasse all'improvviso non dal mio petto, ma direttamente da tutto il corpo. Questa è pura fortuna, penso. Lei è giusto dopo di me nell'elenco. Un senso di beatitudine si impossessa violentemente della mia mente. Per la prima volta in questa mattina infernale, le cose stanno andando per il verso giusto. Non solo non sono stata chiamata, ma l'interrogazione è toccata alla ragazza della classe che più mi sta antipatica. E sono quasi sicura che non abbia studiato nulla. In realtà tutti pensavamo non avrebbe interrogato di latino visto la verifica di greco. E invece no, cara, vecchia Gatto. Ci sorprendi sempre. La Caravella si alza con una faccia che sembra avrebbe preferito spalare letame che subire un'interrogazione alla prima ora, chiede alla prof se deve portare il quaderno, poi solleva la sedia sottobraccio e la porta vicino alla cattedra, tornando indietro a prendere libro e quaderno. Le frasi di compito le ha copiate dalla Maria Teresa, quindi sono senz'altro tutte giuste. Questo mi fa ribollire di rabbia. Il fatto che pretenda sempre tutto da tutti, senza dare mai niente in cambio. Crede che la sua sola presenza sia una sorta di benedizione per noi. Non è brutta, è una di quelle persone con un bel fisico e una faccia anonima. Certo, ha un bel culetto, ma il reggiseno sempre troppo imbottito. I suoi capelli ricci e biondi però sono molto lucenti, morbidi. Si, dopotutto mi piacciono. Ma i suoi occhi no. Anche se sono azzurri, li trovo troppo piccoli. Piccoli e inespressivi. Forse è anche colpa degli occhiali che le chiudono lo sguardo. Già alla prima domanda inizia a balbettare e trovare scuse, come al solito. L' interrogazione sta andando parecchio male, ma lei continua a scusarsi e dare la colpa alla stanchezza, giura che non sa come mai non riesca a ricordare più niente. Gli occhi della Gatto sono come sempre comprensivi, ma si vede che capisce che sono tutte scuse, anche se non sembrano infastidirla come infastidiscono me. Si limita a metterle un' insufficienza, e a dirle che se vuole ottenere buoni risultati non deve trascurare lo studio, anche se in questo periodo siamo tutti un po' stanchi, visto l'avvicinarsi delle vacanze di Natale. Amo come riesca ad essere comprensiva pur sapendo che non stai dando il massimo. Io non riuscirei, dico davvero. Detesto profondamente la Caravella, la sua idea secondo la quale noi tutti dobbiamo cercare di capirla e amarla incondizionatamente anche quando lei con noi si comporta da schifo. Lancia continuamente segnali che spera vengano colti. Probabilmente si sente sola, vorrebbe essere salvata da qualcuno. Nessuno coglie questi messaggi a parte me. E la cosa buffa è che non ho la minima intenzione di salvarla. E' da stronzi, lo so, e anche strano per me che cerco di aiutare sempre tutti come posso, con le parole. Ma c'è differenza nell'aiutare qualcuno che se lo merita, e qualcuno che si è creato questa situazione su misura per essere sempre al centro dell'attenzione. Poi non so come andrà, magari un giorno la salverò per davvero, solo non nel modo in cui si aspetta lei. Molto più probabilmente si butterà tra le braccia del primo innamorato che troverà, ponendo così fine a questa finzione a cui lei stessa ha finito per credere. Però non voglio essere troppo dura con lei. Potrebbe essere una persona migliore di quanto immagini. Forse.

Gli Shinigami mangiano solo meleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora