La ragazza con la voce dolce non parla più.
Forse ho detto qualcosa di sbagliato, forse sto facendo così male questo stupido cestino che si è schifata.
O forse sono io il problema.
«No, sì, scusa! Il tuo cestino è... è carino.»
Eccola!
Cinguetta come un usignolo, un tono basso e melodioso che ora è macchiato da una punta d'imbarazzo.
È colpa mia.
La mia domanda era stupida e lei ha mentito; me ne accorgo, ma la sua bugia sa di zucchero. Lascio la schifezza sul tavolo e sorrido nella sua direzione, le mani appoggiate alle ginocchia.
«Questo è il tuo primo giorno?»
Bene, forse questa domanda sembrerà meno idiota. Gli altri giorni non l'ho mai sentita, ma magari è una di quelle ragazze che sta sempre in disparte e io ho appena fatto una figuraccia colossale. Continuo a sorridere anche se ora ho le viscere in subbuglio.
«Sì, sono appena arrivata.»
Meno male!
Sospirerei, ma devo mantenere il contegno, quindi stringo la mano sinistra, mentre allungo la destra in avanti, lì dove dovrebbe esserci il suo busto, a giudicare dall'altezza da cui arrivano le parole.
«Piacere, io sono Alden.»
Per favore, per favore, per favore, fa che non sia una di quelle asociali! La sua voce è magnetica ed è da quando si è seduta che sento un lieve profumo di pesca. Deve essere la sua crema, oppure il balsamo dei capelli.
È buono.
Resto appeso uno, due, tre secondi... Perché non si muove? Non percepisco niente.
Quattro secondi forse sono tanti.
Ecco, è successo di nuovo...
Sono ridicolo.
Cinqu—
«Mi chiamo Evelyn.»
Mi prende la mano, non la stringe forte. È calda, piccola. Deglutisco un blocco di saliva e muovo appena il pollice per constatare quanto sia liscia; la pesca deve essere una crema. Sento le ossa subito sotto alla pelle, il mio indice sfiora appena il polso, molto sottile: è una ragazza minuta.
Sarà una di quelle troppo magre?
Lascio la presa sfilando la mano dalla sua e, per un breve istante, percorro l'unghia di un dito: è corta, ben levigata, di certo curata. Quindi non se le mangia... se ha un tic nervoso, non è quello.
«Tu da quanto sei qui?»
Le sopracciglia mi si alzano in autonomia alla sua domanda e il cuore batte un poco più veloce, lo sento. C'è genuina curiosità, non lo ha detto tanto per fare conversazione, anche perché avrebbe potuto benissimo girarsi e lasciarmi da solo col mio cestino sghembo come han fatto tutti gli altri.
«Questo è il quarto giorno. Starò qui un mese.»
«Un mese? È terribile!»
Ora è scandalizzata, le corde vocali le hanno tremato un poco verso la fine dell'affermazione. Inclino la testa, la scuoto.
«Villa Skinner non ti ha fatto una buona prima impressione, vero?»
Emette un piccolo versetto aspirato, sembra l'uggiolio di un cucciolo.
«Perché me lo chiedi, eh?»
No, aspetta, cosa? Adesso è... arrabbiata?
Ho osato troppo, ho rovinato tutto. Stupido!
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Come mi vedi tu
RomanceStoria creata per il contest Creascambiostory di @MicheleScuotto Da un prompt di @EcateMirren 1 capitolo ogni 3 settimane "È estate e molte famiglie partono per le vacanze. Se siete genitori, tutori o parenti stretti di soggetti speciali, difficili...