Je ne veux pas le croire

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Sono in mensa con il mio pranzo, non ho molta fame a dirla tutta, forse perché tutte le volte che chiedevo di andare in bagno mi fermavo alle macchinette a prendermi una merendina. Mentre guardo il vassoio, vedo una mano che mi piazza davanti cinquanta dollari. Alzo lo sguardo e rivedo il ragazzo di ieri.

"Mi spiace." Dice lui facendo spallucce. Non ci voglio credere, seriamente andiamo nella stessa scuola? E non l'ho mai visto?

Prendo i cinquanta dollari e non dico nulla, si siede al mio tavolo con il suo vassoio.

"Scusa?" Chiedo io.

"Il tavolo non è solo tuo, li vedi gli altri? Sono occupati, cosa faccio mangio sul pavimento come i cani?"

"Magari poi abbaia pure." Dico io con tono strafottente.

"Come sei simpatico." Dice lui prima di versarsi dell'acqua.

"Non mi piace essere simpatico con un ragazzo che la sera prima mi ha rubato cinquanta dollari da ubriaco."

"Avevo fame."

"Volevi farti, è diverso." Dico io alzando gli occhi al cielo.

"Non si giudicano le persone senza nemmeno conoscerle."

Alzo nuovamente gli occhi al cielo e prendo un po' del purè che danno alla mensa e lo porto alla bocca. E' disgustoso ma okay.

"Come ti chiami?"

"Jace." Dico io senza guardarlo.

"Cognome?"

"Perché?"

"Voglio sapere i cognomi della gente."
"Martin." Rispondo io.

"Martin?" Chiede lui imitando l'accento francese, credo per prendermi in giro.

"Martin." Riaffermo.

"Sei straniero?"

"Papà e mamma sono francesi."

"Perché non vivi in Francia allora?"

"Che ne so." Dico io infastidito. Poi mi sento in colpa perché forse lui sta cercando di essere solo gentile e farmi ricredere. Non sono scortese di norma.

"Tu come ti chiami?"

"Simon."
"Cognome?" Chiedo io ridacchiando.

"Segreto."

"Come vuoi." Dico spingendo via il vassoio della mensa, non mi piace il cibo della scuola, è davvero pessimo.

"Quindi sai parlare francese, signor Martin?" Chiede lui con fare scherzoso.

"Uno: non chiamarmi così, due: sì, so parlare francese."

"Io no, non che abbia mai voluto imparare ecco."

"Non mi stupisce."

"Cosa?"

"Nulla." Dico io scuotendo la testa, non voglio essere offensivo.

"Come passi le tue serate?" Chiede lui, io mi volto a guardarlo.

"Guardo dei film, leggo, scrivo o... a volte mi piace dipingere."

"Ah quindi sei tipo il cocco di mamma."

"No." Dico io.

"Tu?"

"Io non faccio nulla di esilarante, a volte vado a bere, a volte vado a qualche raduno notturno delle moto, a volte vado in palestra, a volte mi fumo qualcosa con gli amici oppure...non so sai."

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