«Io veramente non so come avete fatto a convincermi» maledico le mie amiche mentre mi abbasso il vestito corto. «Dai vecchia, andiamo a divertirci» mi trascina dentro Sofia saltando come una bambina appena arrivata a Disneylan.
Appena entro nel grande soggiorno cerco di farmi spazio dentro la marmaglia di persone che ci sono.
Come avevo già detto la festa era in piscina però per il momento eravamo tutti nel soggiorno a bere e a ballare. C'è chi pomiciava sui divani, chi ballava mezza nuda sui tavoli, chi stava praticamente scopando sul tavolo. Insomma era tutto un grande macello. «Eccolo, andiamo a salutarlo» Dice Sofia indicando il suo romeo. Ci avviciniamo e appena la vede gli brillano gli occhi «che bello vederti, vedervi.» si corregge alla fine vedendo anche me e Francesca. «Tanti auguri, andiamo a ballare?» se lo trascina in pista senza neanche darci modo di salutarlo. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. L'abbiamo persa per il resto della serata, però siamo contente. Domenico si vede che è perso di lei, anche se ha qualche anno in più, oggi ne compie 29, la tratta come una principessa. Ha occhi solo per lei. Un po' la invidio. «Amo scusa, mi sta chiamando Manfredi, rispondo un secondo e sono subito da te» e sono stata abbandonata anche dalla mia seconda amica.
Quando il suo ragazzo chiama Francesca DEVE rispondere, altrimenti tutto si trasformerà in una lite che andrà avanti per settimane. Sbuffo e mi guardo un po' intorno. Prendo qualcosa da bere e decido di mettermi su l'unico divano dove non stanno scopando o pomiciando. «posso?» Alzo lo sguardo e vedo un ragazzo molto carino sorridermi. Non rispondo ma mi sistemo sul divano. Prendo il telefono molto in imbarazzo e comincio a scrollare su instagram, ho pochissimi follower, la maggior parte sono i miei amici "di giù". Giù in puglia, oltre la mia famiglia ho lasciato un'altra costante della mia vita: Alessandro e Filippo, i miei migliori amici. Loro sono come dei fratelli maggiori per me. «Allora? mi dici come ti chiami?» continua il ragazzo seduto vicino a me. Tolgo lo sguardo dal telefono solo per guardarlo meglio, rettifico non è solo carino è veramente bello. Alto, robusto, capelli castani lisci e occhi marroni, più chiari dei miei però. Il particolare che mi ha fatto quasi rimanere senza parole è stato il braccio tutto completamente tatuato. Credo di avere un debole per i ragazzi tatuati. «Lucrezia» rispondo io fredda. Lui mi sorride e si alza andandosene. Si avvicina ad una ragazza dai capelli rossi e inizia a pomiciarsela. Rimango senza fiato, un po' ci sono rimasta male. Non sopporto i ragazzi così.
«Lù, senti scusami se ti lascio sola è venuto Manfredi a prendermi si è arrabbiato perché non l'ho avvisato. Ci sentiamo domani» mi saluta con un bacio sulla guancia Francesca e se ne va. Sbuffo e inizio a cercare per tutta la villa Sofia. Completamente sparita e al telefono non rispondeva. Non sono preoccupata perché so che è in buone mani, sono infastidita dal fatto che mi abbia lasciata sola.
Io a questa festa neanche ci volevo venire.

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Ormai sono le 4 del mattino, sono quasi tutti andati via, sono rimasti solo alcuni ragazzi ubriachi a pezza che dormono, chi a terra, chi sul divano, chi sulla sedia.
Per l'ennesima volta mi faccio tutto il giro di casa per cercare quella ritardata della mia amica ma nulla.
Sofia: [Amore scusa, sono con Domenico. Se vuoi andare a casa vai. Ci sentiamo domani]
Mi scrive su whatsapp dopo averla cercata tutta la notte. Innervosita, ma anche felice prendo la borsa e mi avvicino alla mia macchina ormai maggiorenne. «Non saluti?» mi spavento al suono della voce maschile e profonda che attira la mia attenzione. Alzo gli occhi al cielo appena vedo chi è «Si, scusami. Io vado, buonanotte...» non concludo la frase non sapendo il suo nome. «Leonardo» mi dice lui sorridendomi di nuovo. «Allora, buonanotte Leonardo» gli rispondo sorridendo anche io per educazione. Entro in macchina, inserisco la chiave e quando giro per mettere a moto non parte nulla. NO NO NO, non può accadere questo a me. Con la coda dell'occhio vedo che esce dalla sua macchina e si avvicina. Esco anche io dalla mia, adesso siamo uno difronte all'altra. Nonostante la differenza di altezza ci guardiamo negli occhi. «Hai bisogno di aiuto?» mi domanda ridendo per l'ennesima volta. Inizia ad essere snervante. «No ma che scherzi? adesso chiamo un taxi e torno a casa. La macchina la vengo a prendere domani.» rispondo. Rientro in macchina prendo il telefono per cercare il numero di qualche taxi.
Ho appena sbloccato il telefono quando me lo strappa dalle mani e continua a guardami negli occhi. «Facciamo così, ti porto io a casa e invece di pagarmi la tratta domani quando torniamo a prendere la macchina mi offri un caffè» mi dice entrando nella sua macchina con il mio telefono i mano. «Assolutamente no. Grazie ma non ho intenzione di conoscerti.» gli rispondo infastidita inseguendolo. «E chi ha detto che dobbiamo conoscerci? stai facendo tutto tu Ludovica» orami siamo in macchina sua «Lucrezia, mi chiamo Lucrezia» sbuffo, mi dirà il telefono e ride mettendo a moto.

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Dopo forse 30 min di indicazioni stradali siamo arrivati sotto casa mia. Domenico abitava in periferia e Roma è tanto bella quanto grande. «Va bene allora grazie» gli dico scendono dalla macchina. Non ricevo nessuna sua risposta, rimette la prima e parte come un razzo. Rimango paralizzata sotto casa. Giro lo sguardo verso il bar e vedo che sono già operativi. Poi mi ricordo dell'ora, ormai erano quasi le 5:15. Entro nel porto e salgo le scale
3206578369: [questo è il mio numero domani mattina appena ti svegli chiamami così ci organizziamo per andare a prendere la macchina e per il caffè]

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