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“Impara a giocare la carta dell'indifferenza

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“Impara a giocare la carta dell'indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l'oblio, che seppellisce l'indegno sotto la polvere della sua nullità.”
(Baltasar Graciàn)

Si sa che ormai non sono più una ragazza come le altre, che cerco il sesso per scappare da qualsiasi relazione possibile. L'avvicinamento con Romero e il suo tentativo di baciarmi mi hanno spinta ad andare da un'unica persona.

La differenza è che a lui non lo posso dominare. È Trevor che domina e ciò mi basta. In questo istante ho bisogno di sfogarmi.
È l'unico che riesce a soddisfarmi fino alla fine, l'unico che ha il "consenso" di toccarmi quando facciamo sesso.

Come in questo momento che mi sta stringendo le natiche.

Trevor è un amico di famiglia. È stato lui a insegnarmi a difendermi, a resistere ai colpi. Mi ha addestrata e quando Niccolò mi ha tradita, sono finita nel suo alloggio, una roulotte.

Oltre a sopportare le mie lacrime, mi ha anche detto che avrei dovuto lasciarlo quando me lo aveva detto lui. Che non faceva per me, che era un ragazzino e che avevo bisogno di un uomo che sapeva rigirarmi come una frittata. Ovviamente faceva riferimento al sesso, perché secondo lui Nicolò non valeva nulla, ed era vero.

Non riusciva mai a farmi raggiungere l'orgasmo. Mentre Trevor mi lascia morta sul letto. Gemo sulle sue labbra, il suo fallo entra dentro di me con prepotenza. Mi reggo sulle sue spalle e il mio corpo continua a saltellare contro il suo, il mio seno striscia sui suoi addominali che vado a stringere.

Mordo la sua bocca e mi muovo con rapidità, lasciandomi sfuggire altri gemiti di piacere. Inarco la schiena e piego la testa indietro. I miei capelli leggermente sudati ondeggiano ad ogni stoccata che Trevor mi dà.

Si alza dalla sedia tenendomi dal sedere, ma in un sol gesto si porta le mie gambe sulle spalle e mi appoggia alla parete di questa roulotte. Le spinte aumentano e anche la mia voce, diventa più acuta.

Lo guardo in quegli occhi color pece. Mi sta torturando il seno e continua a spingerlo dentro, come se volesse distruggermi. Il suo fallo eretto e alquanto smisurato percorre la mia vulva, che si bagna ogniqualvolta che affonda dentro di me.

Gli stringo i capelli neri e mi avvicino alla sua bocca che lecco. Lo bacio soffocando i nostri respiri irregolari e appena mi dà altre due stoccate arrivo all'apice. Trevor mi riporta con la schiena sul muro quando mi fa staccare dalle sue labbra e tenendomi dal seno, toglie il suo fallo da dentro di me.

Guardo il mio umore fuoriuscire copiosamente e posarsi perfino a terra. Trevor stuzzica il clito gonfio con le dita e altro liquido acquoso abbandona la mia vulva, facendomi gridare.

Appagata come non mai, mi porta a letto e mi ci lascia per farmi riposare...

Con lui non si finisce mai. Dura troppo e a me fa solo piacere. Gli guardo il pene ancora duro come la roccia, d'altronde non è venuto. Non si abbasserà fino a quando non arriverà anche lui al piacere.

𝐄𝐯𝐚🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora