1. Il mondo dei folletti

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La casa di rue De Bagnolet era proprio come Olivier l'aveva vista nelle foto dell'applicazione. Una costruzione bianca circondata da un piccolo giardino rettangolare. Il prato era curato e l'erba si interrompeva solo a causa dei vialetti formati da alcune sequenze di mattoni bianchi. Il terreno era delimitato da un muretto sormontato da una ringhiera che, di tanto in tanto, svaniva inghiottita da un albero o da un gruppo di siepi.

Al centro di uno dei lati lunghi c'era un cancello retto da due colonnine e coperto da alcune tegole, troppo piccolo per consentire il passaggio di un'auto. La cassetta con le chiavi svettava sui mattoni ocra della colonna di sinistra.

Olivier spostò le rotelle fino a comporre il codice 4816 che gli consentiva di sbloccare il meccanismo, ma quando premette il bottone non accadde nulla.

Controllò la procedura di chek-in sull'applicazione e si assicurò di non aver sbagliato le cifre. Le riallineò una alla volta sperando che quei movimento facessero funzionare gli ingranaggi ma la cassettina restò chiusa.

Con l'assurda speranza che il meccanismo potesse premiare la sua insistenza iniziò a premere a intervalli regolari il bottone senza che il meccanismo avesse altre reazioni. Con l'altra mano, nel frattempo, scorreva le funzioni dell'applicazione alla ricerca di quella per contattare i proprietari.

Fu proprio quando i suoi occhi furono attratti dal bottone giusto che la cassettina sbloccò lo sportello. Due chiavi argentate legate da un anello a un portachiavi di plastica scivolarono giù fin quando la sua mano non le afferrò al volo.

Il cancello si aprì al primo tentativo e Olivier trascinò il trolley nel vialetto stringendo nella mano l'altra chiave.

Quando entrò nella casa davanti a lui apparve l'ambiente che era mostrato nella prima foto dell'annuncio. Un'unica sala che sulla sinistra era una cucina e sulla destra aveva un divano e due poltrone intorno a un tappeto rettangolare. Accanto alla porta c'era una finestra abbastanza grande da illuminare tutta la stanza.

Chiuse la porta dietro di lui e poggiò il trolley sul tavolo davanti ai fornelli. Ispezionò il bagno e la camera da letto per essere certo che tutto fosse come era stato descritto sull'annuncio.

Lanciò uno sguardo all'orologio sulla parete della cucina. Si accorse che, rispetto al suo telefono e a quello che aveva al polso, andava indietro di dieci minuti. Aiutandosi con una sedia, lo raggiunse e posizionò le lancette sull'orario corretto. Non poteva correre il minimo rischio di farsi ingannare da un'occhiata distratta a un quadrante impreciso.

Aveva stabilito una tabella di marcia serrata e per questo motivo aveva deciso di tenere segreta la sua presenza a Parigi: nessun parente, amico o conoscente doveva interferire. Per questo motivo aveva scelto di affittare una casa nel XX arrondissement, in una zona della città opposta a quella dove vivevano quasi tutti coloro che conosceva e che era lontana anche da casa sua.

Il volo dalla Norvegia era stato puntuale e nonostante il traffico della metropoli aveva raggiunto rue De Bagnolet in tempi ragionevoli.

Una volta dentro la casa, Olivier aveva iniziato a realizzare che il suo piano stava diventando sempre più reale. Quella sensazione non gliel'aveva data l'acquisto dei biglietti, né il decollo dell'aereo e nemmeno l'atterraggio. Era toccato alla porta dell'appartamento che si chiudeva sussurragli all'orecchio che la sua idea stava prendendo forma.

Si lasciò andare su una sedia del tavolo da pranzo e fece dei respiri profondi con gli occhi chiusi. Era ancora in tempo a tornare indietro. Sarebbero bastate poche scelte per rendere quel suo folle progetto solo un ricordo, solo un'idea a cui aveva dedicato un po' di tempo per poi convincersi che fosse irrealizzabile.

Tutto il suo piano si sarebbe trasformato in un imprevisto e costoso ritorno a casa, durato qualche giorno, senza che fosse accaduto qualcosa di epocale. Niente che valeva la pena ricordare davvero.

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