3. La terza via tra antenati e discendenti

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Il suono del cancello che si chiudeva alle sue spalle era identico a quello che aveva sentito poco tempo prima eppure, in quel momento, Olivier realizzò di essere in qualche modo una persona diversa.

Prima era un parigino che stava costruendo la sua carriera all'estero, con quattro relazioni importanti alle spalle che erano stabili nel mondo dei ricordi. Ora era tornato nella sua città natale e aveva trattato la sua vita sentimentale passata come un laghetto in cui lanciare dei sassi senza avere la minima idea di quando l'acqua sarebbe tornata calma e trasparente.

Mentre si dirigeva verso il supermercato più vicino si rese conto di quanto il muretto di confine della casa di rue De Bagnolet, e ancora di più le sue pareti, dividessero Parigi in due grandi mondi. Quello di oltre due milioni di persone, molti dei quali ignoravano la sua esistenza e tutto ciò che stava facendo contrapposto al suo mondo personale nel quale aveva intrapreso un viaggio senza ritorno.

Solo due porte separavano la città dal luogo che aveva scelto per sfidare la sorte. E si sentiva ancora più vulnerabile se pensava al fatto che aveva lasciato il suo quaderno aperto sul tavolo della cucina. Tra quelle mura sperava di incontrare le donne più importanti della sua vita ma nessuna avrebbe accettato di vederlo se avesse letto anche solo alcune di quelle righe. Quelle pagine erano per lui ciò che i capelli erano per Sansone e il tallone per Achille. Niente l'avrebbe condotto alla rovina con più facilità.

Olivier sapeva benissimo che tutto il suo progetto poteva fallire in mille modi. Sarebbero bastati quattro "no" per rendere vano il suo viaggio da Bergen. Ne era cosciente e aveva accettato la sfida mandando quei messaggi. Era, però, consapevole che se qualcuna di loro avesse scoperto le sue intenzioni leggendo le pagine dei suoi appunti, tutto ciò che aveva organizzato non sarebbe contato più nulla. Nella lista delle cose da fare doveva aggiungere una voce in cui si prometteva di distruggere quel quaderno per non farlo finire nelle mani sbagliate.

Da quando era uscito da casa il suo telefono aveva vibrato diverse volte ma Olivier non aveva prestato attenzione a nessuna di quelle notifiche. Non avrebbe saputo dire se lo ignorasse per torturarsi con la curiosità ancora un po' oppure se volesse concedersi gli ultimi momenti senza pensare al suo progetto fin quando non sarebbe tornato.

La sua immaginazione, però, aveva delineato una situazione molto precisa. Il messaggio meno recente era la conferma di Aurore. Poi ci sarebbero stati tre o quattro messaggi di Yvonne, alcuni con una sua foto in cui sarebbe stato palese il desiderio di provare a stuzzicarlo. Infine uno degli ultimi messaggi era di Hélène che si era convinta ad accettare l'invito. Forse avrebbe trovato anche altri messaggi che non avevano a che vedere con il suo progetto e che sarebbero stati ignorati, come minimo, fino al giorno successivo.

Questa teoria era abbastanza valida per giustificare tutte le notifiche che aveva percepito nella tasca da quando era uscito ma da alcuni minuti la sua attenzione era catalizzata dagli scaffali del supermercato tra i quali si aggirava nella speranza di comprare qualcosa che gli consentisse di preparare una cena che non sembrasse troppo improvvisata.

In fondo doveva pur mangiare qualcosa anche se in quel momento non avrebbe saputo con chi avrebbe cenato. Nonostante non l'avrebbe ammesso quella mancata certezza lo frastornava più di quanto si sarebbe aspettato.

Pagò in contanti come se volesse evitare di lasciare una traccia a cui nessuno avrebbe fatto caso. Quel gesto fu il primo passo per rientrare nella consapevolezza che ora il resto di Parigi doveva contare meno e tutto ciò che era importante per lui si sarebbe trovato nella casa di rue De Bagnolet.

Si incamminò lungo il marciapiede che l'avrebbe portato al muretto di cinta con le buste della spesa piene in entrambe le mani. Nonostante il caos della città intorno a lui, la sua mente era concentrata sulle notifiche del telefono che però da diversi minuti era silenzioso. Una piccola paura lo pervase durante gli ultimi passi. Chantal non sarebbe venuta, Aurore gli avrebbe detto che non se la sentiva e Hélène non gli avrebbe nemmeno risposto. La sua serata sarebbe stata dedicata a Yvonne che con ogni probabilità voleva solo vomitargli addosso tutta la sua rabbia. Avrebbe infatti scoperto che le foto che gli aveva mandato fino a quel momento erano solo un modo per illuderlo mascherando le sue intenzioni dietro a una facciata di gentilezza stuzzicante.

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