Il simulatore

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Alle 07:00 la sveglia iniziò a suonare e il sergente Perri si mosse per spegnerla.
'Che sonno, sta maledetta sveglia non ci voleva proprio.' - pensò il militare italiano.
'Ma dove sono?' - fu il primissimo pensiero che gli balenò in mente non conoscendo la stanza in cui si trovava. Un attimo dopo si rispose da solo - 'Ah giá, sono nella base americana'.
Andò in bagnò per darsi uno sguardo e vide, con gli occhi socchiusi, che aveva proprio bisogno di una bella doccia, così la fece e l'acqua tiepida tendente al freddo, come piaceva a lui, lo sveglió dal torpore iniziale.
Si preparò come al suo solito, radendosi a dovere e sistemandosi l'uniforme al meglio.
'Oggi é il primo incontro sicuramente con degli alti funzionari americani e non posso fare una figuraccia, devo essere impeccabile' - fu il secondo pensiero della giornata appena iniziata.
Una volta pronto diede uno sguardo al suo orologio - 'Le 07:30, faccio un salto a mensa a fare colazione e poi torno in camera visto che alle 08:00 passano a chiamarmi'.
La mensa non era lontana e quindi l'idea di fare colazione e prendere un caffè ci stava tutta. Giunto a destinazione trovò che Francesco, il suo amico carabiniere che conosceva da qualche anno e che era risultato anche lui idoneo alle analisi chieste dagli americani, lo aveva preceduto di un paio di minuti ed era in fila alla distribuzione della mensa col suo vassoio ancora vuoto.
"Ciao Frà, buongiorno".
"Ciao Pat, buongiorno a te. Dormito bene?"
"Lascia stare Frà, avrei distrutto la sveglia stamattina, ieri non sono riuscito a prendere sonno prima delle 02:30 e oggi non avevo voglia di alzarmi dal letto".
"Pat a chi lo dici, anche a me è successa la stessa cosa, solo che io sono rimasto sveglio fino alle 03:00. Il viaggio di ieri é stato massacrante, oggi e domani vedrai che il jet lag ci distruggerà."
"Si lo so, adesso pensiamo a mangiare, poi vedremo cosa ci faranno fare" - rispose il sergente dei paracadutisti.
La mensa americana era la stessa che Perri aveva già avuto modo di provare sia in Kosovo che in Afghanistan, gli americani non sapevano proprio cosa significasse fare una colazione decente pensò il paracadutista. Il menù era il solito:
uova strapazzate e uova sode, bacon alla piastra, frittelle di varie forme e natura, würstel alla piastra, salumi dal sapore orrendo, pancake e sciroppo d'acero, croissant vuoti, marmellata, frutta e pane tostato, succo di frutta e caffé americano.
I due italiani avevano sperato che vi fosse una macchinetta per il caffè espresso ma dovettero accontentarsi di bere quella brodaglia, che gli americani avevano il coraggio di chiamare caffè, che aveva effetto solo se una persona se ne beveva un litro.
Riempito il vassoio con un croissant vuoto e un po' di marmellata, un pancake bagnato dallo sciroppo d'acero, un frutto e un tazzone di caffé annacquato, i due amici si sedettero al tavolo.
"Pat cosa pensi che faremo oggi?"
"Mmm Frá a parte un briefing introduttivo, non ne ho la minima idea. Secondo me sarà una giornata di test, vorranno forse farci delle analisi approfondite, forse anche psicologiche. Non mi aspetto altro da oggi."
"Buongiorno a entrambi". - disse loro una voce interrompendo quel breve discorso.
Patrizio e Francesco si girarono verso la voce è videro che era Andrea, l'alpino che aveva viaggiato con loro, che aveva il vassoio per fare colazione quasi vuoto.
"Buongiorno collega" - rispose il carabiniere - "siediti qua con noi a mangiare".
"Grazie" rispose il ragazzo.
"Ciao Monti" rispose Patrizio leggendo il cognome sull'uniforme per ricordare come si chiamasse il giovane soldato - "anche tu a dieta a quanto pare" esclamó sorridendo guardando il vassoio quasi vuoto del ragazzo.
"Sergente la colazione americana fa schifo, pensavo di trovare dei dolci ma é quasi tutto salato qui."
"Monti prova il pancake con lo sciroppo d'acero, é buono ed ha un gusto dolce, per il resto dovrai un po' abituarti. Tu non hai mai mangiato in una mensa americana durante una missione all'estero?"
"No sergente, non sono mai stato in missione" - rispose l'alpino - "Ho solo sentito parlare che la mensa americana é come un Mc Donald's."
"Si Monti, é vero. Oggi ti piacerà mangiare hamburger e patatine fritte, ma già domani vedrai che vorrai mangiare altro. La prima volta che si mangia in una mensa americana si ha la sensazione di essere in un fast food, dovrai abituarti, la loro cucina é totalmente diversa dalla cucina italiana a cui sei abituato."
"Pat" - intervenne il carabiniere - "sono quasi le 08:00 dobbiamo sbrigarci."
"Si Frà ho finito. Monti sbrigati anche tu, non dobbiamo fare tardi specie il primo giorno."
"Si sergente tanto qui non ho altro da mangiare".
"Torniamo nelle nostre camere e aspettiamo che vengano a chiamarci, ci vediamo dopo" - disse il sottufficiale dell'esercito agli altri due italiani.
Alle 08:00 alla porta degli alloggi, occupati dal personale italiano, bussarono militari statunitensi che invitarono gli occupanti a seguirli. Dopo dieci minuti il sergente Patrizio Perri, il suo amico carabiniere Francesco Telli, l'alpino Andrea Monti e tutti gli altri italiani si ritrovarono in una sala comune, dominata da un grosso tavolo ovale di legno nero e da poltrone in pelle nera tutto intorno al tavolo, dove ad attenderli c'era il colonnello Quarta.
"Buongiorno Signori, accomodatevi prego." - Aspettò che tutti si fossero accomodati e poi continuò - " sono pienamente cosciente che avrete problemi di fuso orario nei prossimi due giorni, per questo potete trovare del caffè in fondo alla stanza, ma vi prego di porre la massima attenzione a quello che vi verrà detto di fare.
Qualche istante dopo entrarono nella stanza due persone che il colonnello Quarta presentò come il dottor Oliver Franz, capo del progetto, ed il suo collaboratore il dottor Roberto Mundora ingegnere capo.
"Signori buongiorno" - esordì il dottor Mundora - essendo anche io italiano vi farò da interprete. Innanzitutto grazie per essere venuti qui, so che avete avuto un brevissimo preavviso per prepararvi, ma com ben sapete tra qualche ora ci dovrebbe essere il nuovo attacco alieno e non volevamo rischiare che il nostro aeroporto o quello dal quale siete partiti in Italia fossero distrutti prima che voi giungesse qui."
"Dagli esiti delle analisi che abbiamo richiesto alle autorità italiane, voi siete risultati gli unici idonei tra i sopravvissuti in Italia. Oggi noi vi sottoporremo ad alcune analisi di controllo e ad un semplice test che permetterà di capire molte cose a noi ingegneri. Avete delle domande da fare?"
"Dottore in cosa consiste il test?" - chiese Valentino Bianchi uno dei tre civili che facevano parte della pattuglia italiana.
"Niente di preoccupante, userete a turno un simulatore che rilascerà dei risultati, da questi speriamo che già dal primo utilizzo almeno uno di voi sia compatibile con una percentuale alta" - rispose il dottor Mundora.
"Almeno uno?
Dopo questo viaggio fatto in tutta furia sperate che forse solo uno di noi sia idoneo?
Chi non sarà idoneo come voi vi aspettate che farà?" - chiese Patrizio.
"Dai test preliminari sappiamo che solo pochissime persone, di quelle ritenute idonee dalle analisi, saranno alla fine compatibili con quello che cerchiamo. Cercheremo di farvi sfruttare al meglio il simulatore per vedere se chi non risulta idoneo alle prime prove, lo possa poi diventare in futuro. Chi non lo diventerà nel giro di un mese, tornerà appena possibile in Italia." - rispose in modo quasi meccanico l'ingegner italiano.
"Dottore mi scusi" - intervenne Francesco - "ma cosa state cercando veramente da noi? Con cosa dovremmo essere compatibili?"
Roberto Mundora si girò verso il Dottor Franz e tradusse la frase, non sapeva cosa poteva dire a quel gruppo di persone e chiese consiglio ad Oliver.
Oliver si rivolse al colonnello Quarta chiedendo cosa sapesse il gruppo. Ricevendo una risposta negativa disse a Roberto di non fornire ulteriori informazioni prima del tempo.
"Solo chi di voi risulterà compatibile al simulatore avrà tutte le risposte." - disse infine l'ingegnere italiano al gruppo.
"Adesso se volete seguirci possiamo iniziare i test, non abbiamo tutta la giornata per soddisfare le vostre curiosità." - Roberto aprì la porta della stanza e uscì seguito dal dottor Franz con cui scambiò qualche battuta senza che nessuno lo sentisse.
Il gruppo si era alzato e si mise a seguire il colonnello Quarta che era cinque metri dietro i due dottori.
"La missione inizia ad avere una certa segretezza, partendo dall'Italia avevo capito che non ci dovesse essere divulgazione ma non pensavo che il segreto sarebbe rimasto anche qui." - disse Patrizio a Francesco.
"A quanto pare dovremmo avere pazienza...e forse non basterà." - rispose Francesco.
Il gruppo fu portato in una seconda stanza che aveva molti comfort.
Il colonnello Quarta si rivolse a questo punto al gruppo:
"Signori adesso aspetterete qui, come potete notare ci sono molti comfort e non vi annoierete di sicuro, troverete delle riviste ovviamente in inglese, c'é un grosso televisore collegato al satellite su cui poter vedere anche dei canali italiani, ci sono dei libri in varie lingue, un biliardo è un angolo ristorazione. Qui passerete quasi tutta la giornata perché a turno verrete chiamati al simulatore dove trascorrerete un bel po' di tempo. All'ora di pranzo faremo una sosta e sarete liberi di andare a mensa per ritornarci subito dopo. I divani sono abbastanza comodi e non mi meraviglierei se li vorrete usare per recuperare un po' di riposo causato dal fuso orario."
Si aprì una porta e uscì il dottor Mundora - "Signor Raffaele Bordon?"
"Si?" - rispose l'interessato
"Venga lei é il primo" - disse Mundora
Il colonnello Quarta si unì al primo candidato e tutti uscirono dalla porta dalla quale era entrato Mundora. La porta fu chiusa a chiave e subito dopo si sentì un altra serratura che veniva chiusa.
"Cosa mai ci sarà lì dentro?" - chiese a tutti Gabriele Strada, un altro dei civili.
"Quel dottore ha detto che dovremmo usare un simulatore" - rispose uno dei marinai.
"Si vero peró é stato molto vago" - continuò a replicare il civile.
"Anche se siamo risultati idonei grazie ad alcune nostre caratteristiche fisiche, che ci hanno permesso di venire qui in America, questo non significa che dobbiamo essere messi a conoscenza immediatamente di tutti i dettagli" - rispose con una finta distrazione il sergente Perri, stava dando uno sguardo ai libri ed ai film che si trovavano nella sala d'attesa, ma ascoltava i discorsi che facevano gli altri.
Patrizio Perri in quel gruppo di persone era quello con più esperienza all'estero e col grado più alto tra i militari, si sentiva perciò in dovere di rispondere a chiunque avesse delle domande o dubbi, anche se era impegnato nel fare altro.
Iniziarono a trascorrere i minuti, c'era chi ne approfittava per fare colazione, non tutti infatti si erano recati a mensa perché avevano preferito dormire fino all'ultimo momento, chi iniziò a giocare a biliardo, chi accese la tv per vedere cosa veniva trasmesso, chi ne approfittò per dormire ancora e chi iniziò a parlare con qualcuno per conoscerlo meglio.
Monti era uno di quelli che giocava a biliardo con gli altri due marinai e Valentino Bianchi, Francesco si era addormentato mentre guardava la tv insieme al secondo carabiniere, gli altri due ragazzi dell'esercito dopo aver fatto colazione si erano praticamente addormentati su un divano e Patrizio dopo aver iniziato a leggere le primissime pagine di un libro era stato interrotto da uno dei civili.
"Cosa leggi?" - chiese.
Messo un dito tra le pagine del libro per non perdere il segno, Patrizio alzò la testa per rispondere:
"Tra i libri presenti solamente tre sono in italiano, uno è sugli tsunami, come si formano e i danni che hanno causato nel passato; uno è un romanzo d'amore; questo che sto leggendo invece parla delle forze speciali statunitensi e mi sembra molto interessante."
"Non pensavo che i militari fossero dediti alla lettura, normalmente siete persone violente e ignoranti. " - ribatté il civile in modo quasi dispregiativo.
"L'essere appassionati di lettura è intrinseco alla persona, non al lavoro che svolge. Molte persone che conosco adorano leggere, tanti altri invece non leggono nulla che sia un libro, solo riviste o al massimo articoli su internet. Entrambe le categorie fanno i lavori più disparati ed entrambe le categorie appartengono al mondo militare" - Patrizio aveva risposto in modo cordiale ma deciso perché aveva notato nel tono della voce del civile una certa riluttanza e forse disprezzo per i militari
"In aereo non abbiamo avuto modo di parlare. Io mi chiamo Patrizio e come vedi sono un militare" - continuò il sergente - "tu di cosa ti occupi? O di cosa ti occupavi prima di venire qui?"
"Io sono Gabriele suono in una band e nel tempo perso dipingo." - rispose il civile.
"Piacere di conoscerti." - disse il militare mentre tendeva la mano al civile in segno di saluto. - "Che genere musicale suonate?"
"Ci piace il rock ed il metal"
"Gran bei generi musicali, gli adoro." - disse entusiasta Patrizio, ma subito dopo fece un altra domanda - "tu leggi tanto?"
Gabriele fu colto alla sprovvista - "A dire il vero no." - rispose quasi involontariamente, non si aspettava di essere messo alle strette in così poco tempo. Subito dopo si rese conto di aver dato adito al suo interlocutore di poterlo criticare.
"Non leggo tanto é vero, appartengo più alla categoria che hai elencato prima quella delle riviste e degli articoli su internet." - disse con tono sommesso.
"Gabriele la prossima volta che vuoi criticare una persona vedi di scegliere bene la persona e di essere soprattutto inattaccabile. Il tono di voce di disprezzo che hai usato non mi é piaciuto per niente. Anche se non ti conosco, non pensare che sono il tipo che per educazione non ti risponde male. Posso tranquillamente gestirti senza problemi."
"Eh..no ma io...veram.."
"Tu non leggi e vieni a rompere le palle a me? Se non sai cosa fare di meglio nell'attesa che attaccare briga con qualcuno, vedi di dormire e non importunare nessuno. Se sei il classico rosso, che parla per sentito dire e non é capace di dialogare con un militare, perché pensi chissà che o perché hai una visione differente della realtà, allora fatti un esame di coscienza e guarda dove ti trovi, guarda in che condizioni ci ritroviamo da quando sono arrivati gli alieni. Ci stanno sterminando e tu pensi a criticare gli altri che non sono e non la pensano come te? Pensi che cambierai qualcosa con questo tuo modo di fare? Dovremmo essere uniti per cercare di venirne fuori da questa situazione, non combatterci tra di noi!"
Patrizio si era alzato in piedi e aveva parlato quasi muso a muso con Gabriele, aveva dovuto mettere subito in chiaro come stessero le cose, lui non accettava le critiche sterili ma solo quelle costruttive.
Gabriele andò via e si mise a sedere su un divano da solo cercando di addormentarsi, si era reso conto che tutti gli altri lo stavano guardando, tutti avevano assistito alla scena nonostante il tono di voce del militare fosse stato sempre costante e mai alto.
Dopo circa tre ore dal suo ingresso, Bordon uscì dalla stanza e fu chiamato Federico Caccia, uno dei marinai.
"Cosa hai fatto la dentro?" - chiese Alessandro Fabella, il secondo carabiniere.
"Inizialmente un prelievo di sangue, poi dopo circa dieci minuti mi hanno fatto entrare in una stanza a vetri non tanto piccola, che è il simulatore. Ho indossato una strana maschera e imbracatura e mi hanno detto di comportarmi normalmente. Dovevo muovermi, saltare, camminare e correre su di un tapis rulant, poi infine la parte più strana dell'esercizio.."
"Che sarebbe?" - lo interruppe Monti.
"Mi hanno detto di sedermi su una poltrona e pensare di fare quello che avevo fatto prima. Dovevo stare fermo su questa poltrona e pensare soltanto di muovermi, saltare, camminare e correre. Tutto qui." - rispose il civile.
"E ci è voluto tutto questo tempo?" - chiese ancora Monti.
"Si perché tra un esecuzione e l'altra guardano i risultati sui computer. Poi ti fanno ripetere la parte sulla poltrona più volte. Le avrò fatte almeno una quindicina di volte, con intervalli di cinque minuti."
"Alla fine cosa ti hanno detto?" - chiese sempre l'alpino
"Nulla. Semplicemente che potevo uscire dalla stanza e poi mi hanno riaccompagnato qui da voi." - rispose Bordon.
Tutti iniziarono a commentare il racconto di Raffaele Bordon, ma il perché del loro viaggio in America per una loro caratteristica genetica, continuava a non avere una risposta, anzi il mistero diventava sempre più grande.
'Cosa mai comporterà il fatto di essere seduti su di una poltrona e pensare di muoversi senza però doverlo fare realmente? A cosa servirà realmente?' si chiese Patrizio mentre guardava il suo compagno di viaggio che aveva avuto quest'esperienza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2015 ⏰

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