one.

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"Alan, come cazzo hai avuto questo numero?" gli chiedo, shoccata.
Ho tagliato tutti i ponti con lui da tempo, sinceramente non so come abbia fatto a trovarmi.

"I nostri vicini erano e sono tuttora molto chiacchieroni, ricordi?" dice, posso intuire il ghigno nella sua voce.
"Comunque a te che importa se ho avuto o no il lavoro? Come fai a saperlo poi?"

E se lavorasse anche lui per la Black Eagle?

"A me importa più di quanto tu possa immaginare, Liesel." dice prima di riattaccare.

Che persona di merda. Mi sento scossa dopo averlo sentito, erano passati anni e anni. Non che mi fosse mancato, anzi. Avevo appena cominciato a pensare che magari mi avrebbe lasciato in pace per il resto dei miei giorni, ma mi sbagliavo. Sin da piccolo ha sempre goduto a vedermi soffrire, non vedo perchè non dovrebbe anche ora.

Entro in cucina per prendere dell'acqua.
"Che hai Liz? Stai tremando." dice Ed avvicinandosi a me.
In effetti è vero, le mie mani, strette in pugni, tremano.
"Alan.." dico soltanto, e Ed capisce.

Mi stringe in un abbraccio e mi dice: "Tranquilla Liz, non può farti nulla, sai difenderti ed ora è diverso, non siete più quelli di una volta, quindi non ti preoccupare."
Le parole di Ed mi confortano, ma non posso evitare di pensare a quello che mi ha detto.
A me importa più di quanto tu possa immaginare.
E se avesse veramente qualcosa a che fare con la Black Eagle?

Mangio i miei noodles cercando di non pensare ad altro, mentre Ed mi parla di quanto si è annoiato al lavoro e del fatto che ha dovuto riparare la macchina del caffè.
Finita la cena metto i piatti nella lavastoviglie, mi lavo i denti e vado in camera mia, per finire il libro che avevo iniziato.
Mi perdo nella lettura fino ad addormentarmi.

Sono in piedi in mezzo alla stanza, le pareti si restringono e diventano sempre più scure, fino ad annerirsi.

Buio, solo buio.

Poi, dal nulla, un grido.
La stanza si rischiara, e sul pavimento, vicino ad un divano in pelle bianco, vi è un corpo, messo in una posizione innaturale.
È coperto di sangue.

Piomba di nuovo il silenzio, qualche metro separa me è quel corpo.

Mi avvicino, il rumore delle mie scarpe è l'unico udibile.

Quel corpo mi sembra familiare, troppo spaventosamente familiare.

"Liz.. Liz aiutami." dice sommessamente quella persona.

Allora la riconosco.
Alice.

"No, Alice, no! Chi ti ha ridotta così?"
Dico accasciandomi vicino a lei.

"Ti piace quello che ho fatto?"
Una persona si avvicina a me e Alice, una persona che conosco fin troppo bene in questo momento.

Alan.

"Perchè? Perchè LEI?" Gli urlo contro, la disperazione e la collera nella mia voce.

Lui non sembra scomporsi, anzi, sorride in un modo malsano.

Capisco solo ora che è ubriaco marcio.

Mi si avvicina, sempre di più.
I suoi occhi sono dei pozzi neri, non più del suo verde scuro.

È vicinissimo ormai, e alza un pugno verso di me.

Non ho la forza di muovermi.

Cado all'indietro, e sento il sapore del sangue in bocca.
A quel punto Alan tira fuori un coltellino.

frozen heart. [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora