VIII ~Il passato

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La mattina a scuola era passata tranquillamente. Niente Paul che mi gironzolava intorno, e se fosse successo, i miei amici mi avrebbero difeso. Ho detto loro che oggi sarei andata dalla psicologa e non mi hanno giudicata. Michael ha aggrottato le sopracciglia e la sua espressione da sorridente e allegra era diventata pensierosa, ma mi ha comunque appoggiato insieme agli altri e l'ho apprezzato molto. Non avrei sopportato che loro mi giudicassero, ma adesso non ha tanto importanza pensarci, dato che sono davanti la mia psicologa. È così giovane e bella. Ha uno studio abbastanza grande, con una scrivania quasi al centro e le pareti dipinte di azzurro trasmettono una serenità che poche cose riescono a darmi. "Allora, hai detto che ti chiami Kristen, giusto?" rigira la sua penna tra le dita e mi guarda sorridendo. "Già." sorrido timidamente e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Io sono Jasmine. Con me, puoi parlare di qualunque cosa e questo è il mio numero, puoi chiamarmi quando hai bisogno." la giovane donna davanti a me, prende un bigliettino bianco dal cassetto e me lo porge sorridendo. Lo poso accuratamente dentro la borsa e poi mi volto verso di lei. "Che dici di conoscerci un po', prima di iniziare a parlare di tutti i tuoi dubbi?" si appoggia allo schienale della sedia nera e mi sorride per incoraggiarmi a parlare. "Sono stata adottata da Liz e Andy quando avevo sette anni." gioco con la manica della felpa e mi guardo intorno. "Hai detto a sette anni. Ti ricordi più o meno perchè sei finita in un orfanotrofio?" mi chide sorridendo dolcemente. Sapevo che una psicologa fa domande inerenti alla propria vita, ai propri pensieri, ma non pensavo che fossero così dirette. Ci siamo "conosciute" neanche un'ora fa e già mi fa domande così delicate, okay. "Mio papà era un alcolizzato ed è morto in un incidente stradale. Mi stava venendo a prendere a scuola di ballo. Erano le sette e mezza e come sempre era ubriaco. Beh, ha perso il controllo della macchina ed è andato a sbattere contro un muro. Non si era accorto che era entrato in un vicolo cieco e che la stradina giusta per arrivare da me era quella accanto a me. Non mi posso lamentare di lui. Quando non beveva, era un padre dolce e amorevole. Mi comprava tutto quello che chiedevo, ovviamente quando poteva. Non sono mai stata una bambina che pretendeva tutto, quindi mi accontentava quando volevo qualcosa. Mia mamma invece è morta di cancro ai polmoni. Fumatrice accanita. Però devo dire grazie a lei per la persona che sono oggi. Sono buona e paziente con tutti. Non mi piace creare litigi e preferisco fare l'indifferente con chi mi provoca, piuttosto che rispondere. Sono stata distesa nel letto accanto a mia mamma per tre anni. Avevo solo quattro anni quando si è ammalata. Vedevo i suoi capelli andare via. La sua pelle diventare chiara con il tempo e vedevo quanto faticava a parlare. Ogni giorno però, non perdeva occasione per scrivermi una delle sue tante frasi ad effetto in un quaderno che porto sempre con me. Lei mi ha insegnato cosa significa sognare. Mi ha insegnato a sorridere anche delle mie sventure. E soprattutto mi ha insegnato ad amare prima di pretendere di essere amati." era da tanto che non parlavo dei miei genitori. Era da tanto che non piangevo come adesso. Non mi piace particolarmente parlare di loro con qualcuno. Non perchè non riesco, ma sento che quella è quella parte della vita solo mia che non mi va di condividere con chiunque. La sanno solo Luke ed Isabelle, oltre a Liz e Andy. Non che non mi fidi degli altri, ma preferisco così. Jasmine mi passa un fazzoletto, che prendo ringraziandola con un cenno del capo e poi continuo. "L'uno Novembre mia mamma ha deciso di non combattere più ed è morta tra le mie braccia. Ho pianto per giornate intere e poi, i medici dell'ospedale dove mia mamma veniva ricoverata, hanno deciso di mandarmi in un'orfanostrofio. Mia nonna era uscita pazza per le condizione di mia mamma, così non potevo essere affidata a lei, mio nonno era morto tempo prima e i miei nonni paterni non si sa dov'erano, ma neanche li ho conosciuti. Loro erano contrari alla gravidanza di mia mamma, perchè sia lei che mio papà erano giovani." tiro su con il naso e finalmente riesco a calmarmi smettendo di piangere. "Tua mamma o tuo papà non avevano qualche sorella o fratello?" chiede guardandomi come se avesse timore di ferirmi con le domande. "No. Entrambi figli unici." alzo le spalle. Probabilmente, se non fossi stata mandata in orfanotrofio, non avrei conosciuto Luke e tutte le persone fantastiche che mi stanno intorno. Magari non avrei vissuto questa vita, ma la verità è che a me piace. Mi è piaciuta quella con i miei veri genitori anche se ci sono stati molti alti e bassi, ma mi piace anche quella con i nuovi. Non vorrei cambiare niente, neanche una virgola. Se ti è stata data questa vita, allora significa che sei abbastanza forte per viverla. La prima frase in assoluto del quaderno che mia mamma ha scritto per me, è proprio questa e penso che non ci sia cosa più vera. "Ricordi quando ti hanno adottato Liz e Andy?" ancora un'altra domanda. Mi sa che oggi passeremo il tempo così. "Certo. Come dimenticarlo. Era il ventiquattro Dicembre dello stesso anno in cui mia mamma è morta. Esattamente un mese e ventitrè giorni, se non contiamo il ventiquattro." prendo un piccolo foglio di carta e lo accartoccio tra le mie piccole dita. "E come ti sei trovata con Luke? Dato che prima eri figlia unica e poi ti sei ritrovata con un fratello." sorride e trascrivere alcune cose su un piccolo quaderno. "Siamo sempre stati in sintonia. Anche quando ci siamo conosciuti. Lui capiva quando non doveva fare domande e mi stava semplicemente accanto. E di questo lo ringrazio." sorrido pensando a Luke e stringo le maniche della felpa.

The masked guy ~Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora