Capitolo 4

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Il cielo era velato da nubi spesse che gettavano un'ombra densa sulla città. Una luce pallida filtrava appena, opprimente e distaccata, come se il mondo stesso fosse indifferente a ciò che accadeva sotto di esso. Dazai, con il cappotto ancora intriso di umidità, era seduto su una panchina appena fuori dall'ospedale. La sigaretta ormai quasi spenta tra le dita era la scusa per prendere tempo: non aveva il coraggio di varcare la porta di ingresso dell'ospedale labirintico.
Aveva scelto di chiudere il passato di punto in bianco, tagliando quella corda che lo teneva aggrappato a tanta brutalità, come se così facendo potesse eliminare per sempre tutto il sangue che aveva sparso per Yokohama. Eppure, il passato rimaneva lì, dietro il sicario più temuto della città, e lo seguiva come un ombra che colorava le vie che lui stesso aveva macchiato di tanta sofferenza. Dazai, per la prima volta dopo tanto tempo, si era voltato a guardare quell'ombra, dalle sembianze di Chuuya, ed era difficile da ignorare. Quel giovane minuto di statura, ma con una forza distruttiva, con cui aveva condiviso tanto, così tanto che era quasi impossibile da dimenticare.

Una figura alta, dai capelli sciolti e ondulati color ciliegia, si avvicinò lentamente a quell'uomo dalla chioma scompigliata, seduto su una panchina all'ombra degli alberi spogli. Dazai non si mosse, né distolse lo sguardo dall'orizzonte velato dalla nebbia mattutina.

"Non immaginavo di trovarti qui", iniziò Kouyou, con un tono che tradiva un'indifferenza solo apparente. Il freddo nel suo sguardo era così pungente che avrebbe gelato chiunque si fosse trovato al posto di Dazai.

Dazai rimase in silenzio per un momento, sollevando appena il mento, un debole sorriso sprezzante sulle labbra. "Mi hai trovato, Kouyou," rispose alla fine, senza voltarsi. "Stavi cercando me o il motivo per cui lui è qui dentro?"

Lei serrò le labbra, osservando l'uomo che un tempo era stato un membro fidato della Port Mafia. 

"Sai bene perché sono qui", fece un passo avanti, mentre la sua espressione si faceva più dura. "Non pensare che abbia dimenticato le tue decisioni, né le conseguenze che hanno avuto su chi è rimasto"

Un sorriso più amaro affiorò sulle labbra di Dazai, che socchiuse gli occhi. "Non avevo idea che tenessi tanto a Chuuya"

"Non è una questione di affetto", replicò Kouyou tagliente.
"Tu sei il veleno che ha intossicato quella vita. Hai gettato Chuuya in un mondo di ombre, l'hai legato a una spirale che non può più controllare. Non ti importa mai delle vite che rovini, vero? Tutti, per te, sono pedine da sacrificare"

Dazai si voltò finalmente a guardarla, fissandola con uno sguardo stanco ma indagatore. "Kouyou", iniziò, con un tono che sembrava persino divertito.
"La tua devozione è commovente, ma credi davvero che Chuuya abbia bisogno di essere protetto da me?"

"Non ne sono sicura" ammise lei, gli occhi scintillanti di una rabbia composta, "so solo che dovrò proteggerlo da se stesso, perché tu gli hai dato il peggior esempio. Non so cosa tu abbia detto o fatto a quel ragazzo per ridurlo così, ma sappi che la tua presenza l'ha ferito profondamente"

Dazai sollevò le sopracciglia, come se il suo disappunto fosse un'esagerazione. "Forse Chuuya è più simile a me di quanto tu possa pensare" disse, il tono freddo e calcolato.
"Lui sa cos'è la sofferenza, e questa lo rende forte. Non mi pare che gli abbia impedito di emergere, né di sopravvivere"

Le parole uscirono taglienti dalle labbra di Kouyou, quasi un sussurro carico di veleno.
"Lui è forte, sì, ma non grazie a te." Fece un respiro profondo, come per riprendersi.
"Hai trasformato il suo potere in una condanna. E adesso, quando finalmente sta per toccare il fondo, tu sei qui. Perché? Cosa vuoi da lui, Dazai?"

Dazai non rispose subito, e il suo sguardo si fece più serio, i suoi occhi scuri e riflessivi. "Forse mi sento responsabile", mormorò infine, le parole appena udibili, come se le volesse confessare un segreto.

Kouyou lo fissò, sorpresa dalla dichiarazione inattesa.
"Responsabile?" ripeté con incredulità. "E cosa vorresti fare per rimediare? Rovinare anche quest'ultimo brandello della sua vita?"

Per un attimo, Dazai abbassò lo sguardo, la maschera di sarcasmo sostituita da un'espressione indefinibile.
"Vorrei dargli una possibilità," disse piano, quasi a se stesso. "Qualcosa che io non ho avuto. Voglio che trovi una strada per sé stesso, senza dover distruggere tutto ciò che lo circonda"

Kouyou sospirò, scuotendo la testa.
"Spero per te che le tue intenzioni siano sincere, Dazai. Se così non fosse, non ti perdonerò mai per averlo riportato a quel punto"

Senza attendere una risposta, si voltò e si allontanò, lasciandolo lì, mentre la luce spenta del cielo si rifletteva appena sulla panchina.

𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐙𝐀 | 𝐁𝐔𝐍𝐆𝐎 𝐒𝐓𝐑𝐀𝐘 𝐃𝐎𝐆𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora