Capitolo 3

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La luce soffusa accarezzava il viso pallido e stanco di Chuuya, disteso ancora nel letto nella stanza asettica dell'ospedale. Il monitor accanto a lui disegnava con un tratto preciso e costante i battiti regolari del cuore, ormai stabilizzati. Un via vai di infermieri controllava le flebo che aveva attaccate sul braccio e gli chiedevano di continuo come si sentisse.

Poi, accanto al lettino, era seduta Kouyou, ancora scossa dalla sera precedente. I suoi occhi insanguinati dalla stanchezza e dalla rabbia erano persi nel vuoto, come se fosse dissociata dalla realtà. Non avrebbe mai pensato che Chuuya sarebbe arrivato a tanto.

"C'entra Dazai, non è così?", domandò Kouyou, rompendo il silenzio tra i due, alla ricerca quasi morbosa di risposte per giustificare quell'atto così sconsiderato ed egoista. "Ti ha trasmesso troppa negatività, per troppo tempo."

"Ti sbagli, Dazai non c'entra niente," iniziò Chuuya con tono fermo. "Cercavo solo il silenzio."

Kouyou rimase in silenzio per un momento, come se le parole di Chuuya le avessero sferrato un colpo. Lo sguardo di lei, solitamente calmo e glaciale, era vivo, acceso da una fiamma che a stento riusciva a trattenere. Le labbra sottili e rosate erano serrate, per paura di infierire sul dolore di Chuuya.

"Cercavi il silenzio, Chuuya?", ripeté, e una risata amara le sfuggì dalle labbra. "Pensi davvero che il silenzio sia la soluzione?"

Il loro sguardo si incrociò, e Kouyou, con uno slancio di rabbia contenuta, lo fissò intensamente. Gli occhi di Chuuya incontravano quelli di Kouyou, ma c'era qualcosa di distante, come se cercasse di nascondere una parte di sé che non voleva ammettere nemmeno a se stesso.

Il viso di Kouyou, solitamente freddo e glaciale, era segnato dal disprezzo, ma c'era anche una preoccupazione che non riusciva più a tenere nascosta.

"Il silenzio è un'arma a doppio taglio. Ti può portare pace, sì, ma ti distruggerà se non lo affronti. Ti inghiottirà prima che tu te ne accorga," disse, con voce più bassa, ma che tremava di una forza che non riusciva più a contenere.

Kouyou si alzò dalla sedia, il controllo che aveva cercato di mantenere esplose in una stretta rigida delle mani, che si chiusero a pugno lungo i fianchi, prima che Kouyou tirasse un respiro profondo, cercando di ritrovare la compostezza e la sua tipica calma. Si avviò verso la porta, facendo risuonare i passi, lenti ma decisi, nel silenzio freddo della stanza.

"Sei più forte di tutto questo, lo sai anche tu," sussurrò, lasciando che le parole cadessero come un ultimo appello, una mano tesa nel buio, per poi varcare la porta. La porta si chiuse dietro di lei, ma l'eco delle sue parole rimase sospesa nella stanza, penetrando la mente di Chuuya, come una ferita aperta destinata a non rimarginarsi.

𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐙𝐀 | 𝐁𝐔𝐍𝐆𝐎 𝐒𝐓𝐑𝐀𝐘 𝐃𝐎𝐆𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora