Capitolo 2

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Dazai spalancò la porta d'ingresso del Lupin, un locale che frequentava da anni. L'aria densa di fumo e alcol lo trasportò ai giorni in cui i tre bicchieri, con al loro interno una sfera di ghiaccio sospesa nel liquido ambrato, si scontravano con un tintinnio familiare. Quel semplice gesto, insignificante per molti, era per loro un simbolo di unione e condivisione di un momento destinato a vivere solo nel ricordo.

Ora, gli sgabelli che una volta ospitavano Ango ed Odasaku, erano vuoti. Dei tre compagni di bevute, rimaneva solo lui, Dazai, l'uomo che odiava la vita ma non trovava mai il coraggio di terminarla. Come uno scherzo crudele giocato dal destino.

Il primo ad andarsene fu proprio Odasaku, l'uomo dall'animo buono e che irradiava luce e speranza, una rarità nella spietata Port Mafia. Era dalla parte dei più deboli, pronto a proteggerli in ogni situazione. E soprattutto, non uccideva.
Quell'uomo intrigava Dazai, che si chiedeva il motivo che lo spinse ad unirsi ad un'organizzazione i cui valori erano opposti ai suoi.

Odasaku sognava un giorno di scrivere le pagine ancora bianche della sua vita, destinata a rimanere incompleta. La sua morte segnò la fine di quel sogno, ma anche della routine del trio. Inoltre, per Dazai, la perdita di Odasaku fu devastante, un dolore insuperabile che nemmeno il tempo avrebbe potuto allievare.
L'aspirante suicida ammirava profondamente quell'uomo, che ai suoi occhi era saggio. Desiderava essere una brava persona, proprio come lui. Tuttavia, le circostanze della sua vita non lo permettevano. Nonostante la giovane età, Dazai incarnava la crudeltà. L'odio verso se stesso lo privava di ogni empatia e rimorso, mentre puntava la pistola verso le sue innumerevoli vittime, premendo il grilletto senza esitazione. Forse ciò che faceva agli altri era ciò che desiderava fare a sé stesso, ma che non riusciva.

Scoprì poco dopo che Ango era una spia del governo infiltrata nella Port Mafia. Fingeva così bene che ci volle poco tempo per diventare uno dei membri più fidati dell'organizzazione. Tuttavia, tramite le sue missioni, fu indirettamente responsabile della morte evitabile di Odasaku. Dopo l'accaduto, quegli occhiali dalle lenti spesse, che deformavano gli occhi, non riuscivano ad incrociare quelli di Dazai. Dalla morte del suo amico, gli occhi del giovane dirigente, normalmente vuoti, erano diventati più vivi che mai, bruciando di una rabbia che ardeva dentro di lui fino a consumare qualsiasi altra energia potesse provare.
Fino a poco prima erano amici, o almeno questo era ciò che Dazai credeva. Ora lo reputava morto, nonostante non lo fosse fisicamente.

Il liquido si mischiava con il ghiaccio sciolto ed i ricordi di quei momenti dolorosi. Nel riflesso riusciva ad intravedere quegli occhi familiari brillare come stelle nel cielo cupo. Nel brusio riusciva ancora a sentire la voce calda e rassicurante di quell'uomo dall'animo puro.

"Finché sei qui soccomberai sempre di più negli abissi, dove la luce non arriva", iniziò Odasaku con un filo di voce, come se stesse rivelando un segreto che nessuno dovesse ascoltare, poco prima di spegnersi tra le braccia bendate dell'amico. "Rimarrai sempre cieco"

Con il suo sguardo penetrò le iridi di Dazai, nascoste dalle lacrime e dalla paura.

"Ti chiederai qual è il senso di vivere. Forse un senso l'ho trovato. È fare del bene. Uccidere non ti porterà a nulla, se non alla sofferenza"

Dazai, ormai tornato alla realtà dai suoi labirinti di pensieri, avvertì una presenza familiare avvicinarsi. Alzò lo sguardo, incontrando quello di Akutagawa particolarmente serio e penetrante. Era insolito vederlo in quel locale e Dazai sapeva perfettamente che non si trattava di un incontro casuale. Era lì per lui.

"Sapevo che ti avrei trovato qui" disse Akutagawa con la sua voce ferma.

"Cosa ti porta qui, stasera?", chiese Dazai, cercando di camuffare l'ansia di sapere ciò che avrebbe potuto dirgli.

"Si presume che Chuuya abbia tentato il suicidio", disse dopo un breve momento di silenzio.

La maschera di noncuranza iniziò a sgretolarsi, rivelando preoccupazione mista dall'incredulità dopo aver appreso la notizia tanto assurda. Fu intenso come un pugno nello stomaco, un fulmine nelle giornate più soleggiate. Non poteva essere vero. Proprio Chuuya, quell'anima tormentata ma allo stesso tanto forte, come poteva rifugiarsi tra le braccia della morte?

"Impossibile", mormorò Dazai con voce rotta dall'angoscia.

Sentiva la terra tremare sotto i suoi piedi. Il mondo si capovolse, lasciandolo solo in una tempesta di emozioni tumultuose.

𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐙𝐀 | 𝐁𝐔𝐍𝐆𝐎 𝐒𝐓𝐑𝐀𝐘 𝐃𝐎𝐆𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora