Capitolo 1: l'incontro nell'ombra

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La notte era un manto spesso e soffocante che avvolgeva ogni cosa, e Alyssa si sentiva come se le ombre stessero per inghiottirla. Aveva trascorso l'intera giornata con la sensazione che qualcosa le scivolasse tra le dita, come sabbia bagnata che, per quanto stringesse, trovava sempre una via di fuga.

Da settimane non dormiva bene. Si era ormai abituata a convivere con quel senso di irrequietezza, ma quella sera c'era qualcosa di diverso nell'aria. Un odore leggermente acre, come se un temporale fosse pronto a esplodere da un momento all'altro, ma senza lampi, senza pioggia. Sapeva che avrebbe passato un'altra notte insonne, e allora aveva deciso di non sforzarsi nemmeno di prendere sonno.

Si avvolse nel vecchio cardigan di lana, scese le scale cigolanti della sua casa e si diresse verso il piccolo soggiorno. Lo schermo del cellulare sul tavolo lampeggiava di notifiche ignorate: messaggi degli amici, e-mail di lavoro, un promemoria per quella chiamata di cui si era completamente dimenticata. Non aveva più voglia di sentirsi forzata in una vita che sembrava non appartenerle più. Non quando tutto dentro di lei le urlava di fuggire.

Un rumore sordo, quasi impercettibile, attirò la sua attenzione. Non proveniva dall'interno della casa, ma sembrava arrivare dal giardino sul retro. Con il cuore che accelerava impercettibilmente, Alyssa si avvicinò alla finestra, scostando lentamente la tenda per guardare fuori.

Fu allora che lo vide.

Una figura immobile, una silhouette alta e scura che si stagliava contro il cielo coperto, in piedi sotto il vecchio albero del suo giardino. L'uomo indossava un lungo cappotto nero che sembrava fondersi con l'oscurità stessa, i lineamenti nascosti dall'ombra che la luna non riusciva a illuminare completamente. Solo gli occhi brillavano, intensi e attenti, fissi su di lei come se fossero sempre stati lì, in attesa.

Alyssa rimase paralizzata per un istante. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, chiudere la tenda e chiamare qualcuno, ma quegli occhi... Quegli occhi la incatenavano, tenendola prigioniera di qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Era come se il suo corpo non rispondesse più alla sua volontà, come se un potere invisibile la stesse trattenendo lì, davanti alla finestra.

L'uomo alzò una mano e fece un gesto lento, invitandola ad avvicinarsi. Ogni suo istinto le urlava di non farlo, ma qualcosa dentro di lei, una voce profonda e remota, sembrava implorare il contrario.

Lasciò scivolare la mano sulla maniglia della porta sul retro, il metallo freddo contro la pelle le diede un ultimo brivido di esitazione. Ma prima che potesse fermarsi, la porta si aprì e lei uscì nella notte, trovandosi faccia a faccia con lo sconosciuto.

Le sembrava di camminare in un sogno, o in un incubo. Sentiva il vento sferzarle il volto, i capelli disordinati, ma la sensazione di realtà si stava dissolvendo. L'uomo rimase in silenzio, limitandosi a fissarla con quel sorriso enigmatico e appena accennato, una smorfia carica di promesse che Alyssa non riusciva a comprendere appieno.

"Non dovresti essere qui," sussurrò, la voce quasi impercettibile mentre cercava di mantenere il controllo su ciò che stava succedendo.

"Sai bene che non posso andarmene," rispose lui, la voce come velluto scuro, avvolgente e sottile.

"Chi sei?" chiese lei, ma nel profondo, sapeva che la vera domanda era un'altra: Perché sento di conoscerti?

"Non importa chi sono," rispose lui, muovendosi appena, ma abbastanza da permetterle di vedere il contorno dei suoi lineamenti scolpiti. Era bellissimo in un modo quasi disumano, come se non appartenesse del tutto a quel mondo. "Tu, Alyssa, sai già tutto ciò che è necessario sapere."

Quelle parole penetrarono come lame fredde nel cuore di Alyssa. La sua mente cercava di razionalizzare, di spiegare quel che stava accadendo, ma ogni tentativo si dissolveva come nebbia al sole. "Perché io?"

"Perché hai qualcosa che mi appartiene."

Alyssa lo guardò, confusa. La sua vita era un susseguirsi di giornate monotone, di pensieri ripetuti e di sogni spezzati. Non aveva nulla da offrire, nulla che qualcuno come lui potesse desiderare.

"E cosa sarebbe?" chiese, cercando di non far tremare la voce.

L'uomo si avvicinò di un passo, riducendo la distanza tra di loro. Alyssa sentì il calore del suo respiro e, per un attimo, il mondo sembrò fermarsi. Lui allungò una mano, sfiorandole il viso con delicatezza. Era come un tocco di fuoco e ghiaccio, e ogni fibra del suo essere reagì a quel gesto, un misto di paura e desiderio che non riusciva a controllare.

"La tua anima," sussurrò lui, e quelle parole si insinuarono dentro di lei come un veleno dolce.

Alyssa sentì le ginocchia cedere, un senso di vertigine che le fece mancare l'aria. Era come se lui le avesse tolto tutto, anche il controllo sul suo stesso corpo.

Quando finalmente riaprì gli occhi, l'uomo non c'era più. La pioggia era cessata, lasciando solo il silenzio e una sensazione opprimente di vuoto. La notte era tornata quieta, come se nulla fosse accaduto, ma Alyssa sapeva che quello era solo l'inizio.

Perché lui era venuto per lei. E Alyssa aveva la sensazione terribile che non si sarebbe mai fermato finché non l'avesse ottenuta completamente.

Cuore di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora