Capitolo 5: il gioco delle ombre

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Lena si svegliò di soprassalto, il respiro affannato e il cuore che batteva come un tamburo. Si ritrovò in una stanza illuminata solo dalla luce fioca della luna che filtrava attraverso le tende. Si guardò intorno, cercando di orientarsi, ma tutto sembrava diverso, fuori posto.

Era ancora nella sua stanza? O era ancora intrappolata in quel sogno inquietante che sembrava più reale della realtà stessa? Si passò una mano sul viso, cercando di calmarsi, ma sentì qualcosa di freddo sulla pelle. Guardò la sua mano: un sottile strato di polvere nera la copriva.

"Cosa...?" sussurrò, confusa.

Si alzò dal letto, accendendo la lampada sul comodino. La luce calda si sparse nella stanza, ma il sollievo durò solo un istante. Sul pavimento c'era un'impronta. Una sola. Un'impronta sporca di fango e terra che puntava verso la porta.

Il cuore le si fermò. Qualcuno era stato lì.

Si avvicinò lentamente alla porta, ogni passo un misto di esitazione e paura. L'impronta sembrava recente, come se fosse stata lasciata da poco. Con un gesto tremante, aprì la porta e sbirciò nel corridoio. Vuoto. Silenzioso.

Ma c'era qualcosa nell'aria, una presenza che non riusciva a spiegare.

Decise di scendere al piano di sotto, il pavimento scricchiolava sotto i suoi piedi, rompendo il silenzio della casa. Ogni passo sembrava portarla più vicina a un inevitabile scontro con l'ignoto.

Quando raggiunse il soggiorno, lo trovò immerso nell'oscurità, ma c'era qualcosa di diverso. Le tende erano aperte, cosa che non faceva mai, e il vento muoveva leggermente il tessuto. Fu allora che notò un'ombra, indistinta, proiettata sul muro accanto alla finestra.

Si voltò di scatto, ma non c'era nessuno.

"Lena," sussurrò una voce.

Si bloccò, il corpo rigido e il cuore che minacciava di esplodere. La voce era bassa, profonda, come un sussurro portato dal vento.

"Chi c'è?" riuscì a dire, anche se la sua voce era debole.

Un altro movimento, appena visibile con la coda dell'occhio. Si girò di nuovo, ma l'oscurità sembrava giocare con lei, mutando e danzando ai confini della sua visione.

Poi lo vide.

Seduto su una delle poltrone, come se fosse sempre stato lì, c'era lui. L'uomo della cantina. L'uomo delle ombre.

"Ti stavo aspettando," disse, la sua voce come un rintocco funereo.

"Come... come sei entrato?" domandò Lena, indietreggiando verso la porta.

"Non è importante." Si alzò lentamente, il suo movimento fluido e controllato. "Quello che importa è che hai finalmente deciso di ascoltare."

"Ascoltare cosa?" chiese, ma la sua mente era già in preda al panico. "Io non so nemmeno chi sei!"

Lui fece un passo avanti, e la luce della luna illuminò il suo volto. Non era cambiato rispetto alla notte precedente: lo stesso sguardo intenso, lo stesso sorriso ambiguo che sembrava nascondere un segreto.

"Sai esattamente chi sono, Lena," disse, inclinando leggermente la testa. "O, almeno, lo saprai presto."

Lei scosse la testa, confusa e spaventata. "Stai mentendo."

L'uomo si fermò, osservandola come se stesse studiando ogni sua reazione. "Ti ho osservata per molto tempo. Hai sempre saputo che questo giorno sarebbe arrivato. Non puoi scappare da ciò che sei."

Quelle parole. Le stesse che aveva letto sul biglietto.

"Cosa vuoi dire? Cosa sono?" gridò, la sua voce spezzata dal terrore.

Lui sorrise, ma non rispose subito. Alzò una mano, indicando la porta d'ingresso. "C'è qualcosa che devi vedere."

"No," disse lei, scuotendo la testa. "Non vengo con te. Non mi muovo da qui."

"Non hai scelta."

Le luci della casa tremolarono, poi si spensero completamente. Lena trattenne il fiato, cercando di abituare i suoi occhi al buio improvviso. Quando le luci si riaccesero, l'uomo era scomparso.

Si voltò rapidamente, cercandolo, ma non c'era più traccia di lui. Solo un'altra impronta, questa volta davanti alla porta d'ingresso.

Si avvicinò, il respiro corto e la mente confusa. Aprì la porta lentamente, aspettandosi di trovarlo dall'altra parte, ma ciò che vide la lasciò senza parole.

Sul vialetto, sotto la luce della luna, c'era una figura femminile. Sembrava lei, ma non poteva esserlo. La figura alzò il volto, e Lena vide il suo stesso viso, pallido e privo di vita, con occhi neri come la notte.

Poi, la figura sorrise.

E Lena sentì il gelo della realtà che si sgretolava attorno a lei.

4o

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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