Capitolo 2: sotto il velo dell'oscurità

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Il silenzio della notte avvolgeva ogni cosa, ma Lena avvertiva un'eco, un sussurro che le risuonava nelle ossa, facendola rabbrividire. Era solo un sogno, si ripeteva, mentre camminava senza accendere le luci in casa. Aveva il battito accelerato, come se sapesse già che non era sola, come se un'ombra la seguisse passo dopo passo.

Il cielo era ancora coperto, senza stelle, e ogni rumore nella notte sembrava amplificato, crudo. Sentiva un istinto primitivo che la spingeva a fuggire, a chiudersi in camera e a ignorare quel brivido che non riusciva a spiegare. Ma non ci riusciva. La sensazione era troppo reale. Non poteva nasconderla sotto un cuscino e sperare che sparisse.

Con una lentezza calcolata, si affacciò alla finestra che dava sul giardino. La casa era immersa in un silenzio quasi innaturale, ma lei si sforzava di credere che stesse solo immaginando tutto. Eppure, proprio in quel momento, qualcosa si mosse tra le ombre degli alberi. Fu solo per un istante, un movimento rapido e fugace, quasi impercettibile. Eppure sapeva di averlo visto.

Lena indietreggiò, respirando a fatica, la pelle d'oca che la percorreva dalla testa ai piedi. Cercò di convincersi che fosse solo un gioco di ombre, il frutto della stanchezza o della sua fantasia. Ma la sua mente sapeva che non era così.

Si fece coraggio e uscì nel giardino, tenendo lo sguardo fisso sull'albero dove aveva scorto quel movimento. Il terreno era umido, e il suo respiro si condensava nell'aria fredda, sospesa come un fantasma davanti al suo volto. Nonostante il buio, riusciva a distinguere ogni dettaglio, come se l'oscurità avesse preso vita.

Poi lo vide, in piedi, in attesa.

L'uomo del sogno, o dell'incubo. Non poteva vedere i suoi occhi, ma li percepiva fissi su di lei, come se fosse una preda. E a dispetto della paura, Lena sentì un'inspiegabile attrazione, un desiderio oscuro e primordiale di avvicinarsi.

"Non avresti dovuto uscire," disse lui, e la sua voce era un sussurro vellutato che sembrava avvolgerla completamente, scivolando nell'aria come una lama sottile e tagliente.

"Chi sei?" riuscì a chiedere Lena, anche se a malapena riconosceva il suono della propria voce.

"Ti ho aspettata," rispose lui, senza muoversi, come se la sua stessa esistenza dipendesse da quel momento, da quella conversazione.

"Ti sbagli, non ti conosco," ribatté lei, ma la verità si insinuava dentro di lei come una ferita, perché in fondo sapeva che non era un estraneo. C'era qualcosa di familiare, una traccia di memoria sepolta nella nebbia dei suoi ricordi.

L'uomo si avvicinò di un passo, emergendo parzialmente dall'ombra. Un volto affilato, intenso, che sembrava fatto di luce e tenebra allo stesso tempo. "Non importa chi sono, Lena. L'importante è che sei qui... e che mi hai cercato, anche senza saperlo."

Lena indietreggiò, ma i suoi piedi sembravano incollati al suolo. Un misto di paura e curiosità la inchiodava lì, incapace di distogliere lo sguardo. Ogni parola di quell'uomo era un richiamo oscuro, una promessa sussurrata nella notte.

"Non capisco," mormorò lei, sentendosi piccola e vulnerabile sotto il suo sguardo implacabile.

"Capirai, Lena. Ma non stanotte. Stanotte sei venuta a cercare risposte, e io ti darò solo una parte della verità." L'uomo le porse una mano, e il mondo attorno a loro sembrò svanire. "Se vuoi capire, devi fidarti di me. Solo per stanotte."

Lena esitò, lo sguardo perso tra la sua mano e i suoi occhi. Sapeva che accettare quella mano avrebbe significato scivolare in un mondo sconosciuto e pericoloso, ma la curiosità era un fuoco che bruciava troppo forte per essere spento.

Con un respiro profondo, afferrò la sua mano. La pelle dell'uomo era calda, sorprendentemente reale, e l'effetto fu come un'esplosione di luce che si propagava dal punto in cui le loro mani si toccavano. L'oscurità intorno sembrava fremere, come se fosse viva.

"Vieni," disse lui, tirandola verso di sé, "ho qualcosa da mostrarti."

Lena lo seguì senza opporre resistenza, come se fosse incantata. Mentre camminavano nell'oscurità, lui sussurrava storie di cose dimenticate e proibite, storie che sembravano avvolgerla come catene. Ogni parola era una trappola, una promessa che lei sentiva di non poter mantenere, eppure non riusciva a fermarsi.

La portò verso un antico cancello nascosto tra gli alberi, uno che non aveva mai notato prima. Quando lui lo spinse, il cancello si aprì con un gemito metallico, rivelando un sentiero che si perdeva nella profondità della notte.

"Oltre questo cancello, Lena, non esistono segreti. Qui troverai tutto ciò che cerchi... e tutto ciò che temi."

Lei deglutì, ma la curiosità ebbe la meglio. Fece un passo oltre il cancello, e un'ondata di freddo le scivolò addosso, come se avesse appena varcato la soglia di un mondo diverso. Il rumore della porta che si richiudeva dietro di lei le fece capire che non ci sarebbe stata alcuna via di ritorno. Non quella notte.

"Dove stiamo andando?" chiese, la voce tremante.

"Non chiedere troppo, Lena. Siamo già oltre il punto di non ritorno."

4o

Cuore di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora