Capitolo 3: la promessa del silenzio

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La notte aveva una qualità tangibile, densa, come se ogni respiro fosse intrappolato in un velo di oscurità. Lena sedeva sul bordo del letto, le mani intrecciate, il cuore che tamburellava un ritmo irregolare. Il sogno—no, l'incubo—ancora si aggrappava alla sua mente come un'eco lontana ma persistente. Non riusciva a scacciare la sensazione di essere osservata.

La casa era silenziosa, ma un silenzio innaturale, spezzato solo dal ticchettio monotono dell'orologio sul muro. La finestra della sua camera era appena socchiusa, lasciando entrare una brezza fredda che accarezzava la sua pelle. Si alzò e chiuse la finestra con un gesto deciso, sperando che quel piccolo atto di controllo potesse dissipare l'irrequietezza che le premeva sul petto.

Ma poi lo sentì: un rumore lieve, quasi impercettibile, al piano di sotto.

Lena si irrigidì, il sangue che le gelava nelle vene. Non poteva essere reale. Era da sola, lo sapeva. Doveva essere il vento, o forse un oggetto che era caduto. Ma qualcosa dentro di lei le diceva che c'era di più.

Scese le scale con cautela, ogni passo una contrazione di muscoli tesi. Il pavimento scricchiolava sotto i suoi piedi, e ogni suono sembrava amplificato nella quiete opprimente. La casa sembrava diversa, come se qualcosa l'avesse trasformata mentre lei dormiva, riempiendola di ombre più nere del buio stesso.

Raggiunse il soggiorno, gli occhi che vagavano nervosamente tra le sagome indistinte. Niente sembrava fuori posto, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa la stesse aspettando.

E poi lo vide.

Una figura scura, appena fuori dalla finestra. Immobile.

Il cuore di Lena le esplose nel petto. Non poteva muoversi, intrappolata tra la paura e l'incredulità. La figura non si avvicinava, né si allontanava. Restava lì, come un'ombra più densa delle altre, ma con un'intenzione evidente.

Raccolse il poco coraggio che aveva e si avvicinò lentamente alla finestra, sperando di convincersi che fosse solo un gioco di luci, un riflesso ingannevole. Ma non era così.

Quando fu abbastanza vicina, lo vide chiaramente. Un uomo, alto, avvolto in un cappotto scuro. I suoi occhi erano nascosti dalle ombre, ma Lena poteva sentire il loro peso su di lei, come una lama pronta a colpire.

La sua mano tremò mentre scostava leggermente la tenda. "Chi sei?" sussurrò, la voce che si spezzava come vetro sotto pressione.

L'uomo non rispose, ma si mosse, facendo un passo avanti, nel cerchio di luce fioca proiettato dalla lampada sulla strada. Aveva un volto affilato, segnato da cicatrici sottili, come crepe su una superficie di marmo. Non sembrava familiare, eppure Lena provò una sensazione disturbante, come se lo avesse già visto.

"Non dovresti essere qui," disse lui, la voce bassa e profonda, come il rintocco di una campana lontana.

"Cosa vuoi?" chiese Lena, cercando di mantenere la calma, anche se il suo cuore urlava di fuggire.

L'uomo inclinò appena la testa, come se stesse valutando la sua domanda. "Non sono io ad aver scelto. Sei stata tu a chiamarmi."

"Chiamarti?" ripeté Lena, confusa e spaventata.

Lui sorrise, un sorriso freddo e vuoto che non raggiungeva i suoi occhi. "Ci sono promesse che non puoi spezzare, Lena. Anche quelle che non ricordi."

Prima che potesse rispondere, il rumore di passi alle sue spalle la fece trasalire. Si voltò di scatto, ma non c'era nessuno. Quando tornò a guardare fuori dalla finestra, l'uomo era sparito.

Il respiro le mancava, e sentiva le gambe cedere sotto di lei. Cosa stava succedendo? Chi era quell'uomo, e come sapeva il suo nome?

Mentre cercava disperatamente di mettere ordine nei suoi pensieri, un suono acuto ruppe il silenzio: un colpo secco alla porta d'ingresso.

Un altro colpo, più forte.

Lena trattenne il fiato, gli occhi fissi sulla porta, paralizzata dalla paura. Ma qualcosa dentro di lei, un impulso primordiale, la spinse a muoversi. Prese un candelabro di metallo dal tavolo e si avvicinò alla porta, il cuore che batteva come un tamburo.

Quando aprì, non trovò nessuno.

Solo un biglietto, piegato in modo ordinato, poggiato sullo zerbino. Lena lo raccolse con mani tremanti, lottando contro il terrore che le annebbiava la mente. Lo aprì lentamente, i caratteri scritti a mano che sembravano urlare contro il silenzio della notte.

"Non puoi nasconderti da ciò che sei."

Mentre leggeva, il vento si alzò, portando con sé un sussurro che sembrava chiamarla per nome. E in quel momento, Lena capì che il suo mondo non sarebbe mai più stato lo stesso.

4o

Cuore di tenebraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora