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Un'alba a Los Angeles è un momento di quiete preziosa, una pausa rarefatta prima che la città si risvegli. All'orizzonte, la luce si diffonde a poco a poco, tingendo il cielo di colori caldi e sfumature tenui. Prima, è solo un accenno di arancione che avvolge le montagne di San Gabriel, profilandone i contorni scuri contro il cielo ancora notturno.
La città appare sospesa in questa luce soffusa. Le palme, simbolo iconico di Los Angeles, si stagliano alte e silenziose, come sentinelle immobili di fronte all'arrivo del giorno. Il cielo passa gradualmente dal blu profondo a una tavolozza di colori pastello: arancione, rosa e giallo chiaro, mentre il sole emerge all'orizzonte, illuminando tutto con i suoi primi raggi. A est, l'oceano riflette questa luce, diventando uno specchio dorato.
Le strade, che normalmente brulicano di attività, in questo momento sono quasi deserte, come se la città stessa si prendesse un attimo per respirare. Anche il celebre smog di Los Angeles si dissolve parzialmente nelle prime ore del mattino, lasciando l'aria insolitamente limpida e fresca.
Quando il sole si alza lentamente, le prime luci raggiungono il centro della città e i grattacieli di Downtown, che scintillano e riflettono i colori dell'alba. È un momento di pura serenità, un contrasto toccante con la frenesia che di lì a poco dominerà le strade.

Sel si sveglia lentamente, come se il suo corpo stesse emergendo da una notte profondissima, trascinato verso la luce del mattino con la delicatezza di una foglia che cade in un lago. Ancora con gli occhi chiusi, inspira profondamente, e una piccola smorfia di piacere le sfugge mentre si stiracchia, allungando le braccia sopra la testa e piegando le gambe sotto le coperte. Il suo corpo si scioglie in quel gesto lento e soddisfatto, e per un attimo resta lì, in quel tepore.
Dopo qualche secondo, socchiude gli occhi, colpita dalla luce che filtra dalla finestra. Con un movimento lieve e quasi meccanico, tira la coperta da un lato, lasciando una fessura da cui può intravedere il mondo che la aspetta. Si passa una mano sugli occhi, come per cancellare gli ultimi strati di sonno, e con un piccolo sospiro appoggia infine i piedi sul pavimento.
La freddezza del pavimento la scuote e le strappa un leggero brivido. Trattiene il respiro, quasi come se potesse fermare il contatto gelido, ma ormai è sveglia del tutto. Un altro respiro, profondo e risoluto, poi si spinge a camminare lentamente verso il bagno. Mentre si avvicina al lavandino, si osserva distrattamente nello specchio, i capelli in disordine e gli occhi ancora appesantiti. Si china, fa scorrere l'acqua fredda, e appena la sente sul viso una sensazione di freschezza le illumina i pensieri. Con il viso bagnato e le dita che tastano la pelle umida, prende infine lo spazzolino, pronta a dare inizio alla giornata, un piccolo passo alla volta.
Sel si trascina in cucina, un piccolo spazio modesto ma familiare, dove tutto è al suo posto come ogni mattina. I passi sono lenti, trascinati, quasi come se il pavimento stesso fosse in attesa di quella routine quotidiana.
Apre un armadietto, prende la sua vecchia caffettiera, la riempie di acqua e aggiunge il caffè macinato con gesti che ormai sono abitudini scolpite dal tempo. Avvita il coperchio e posa la macchinetta sul fornello, accendendo la fiamma. L'aroma del caffè inizia a espandersi mentre si appoggia con un gomito sul tavolo, distratta, fissando un punto lontano nella sua mente.
Poco dopo, un gorgoglio familiare annuncia l'arrivo del caffè: l'acqua riscaldata spinge il liquido marrone, intenso, attraverso il filtro, un suono che si mescola al primo tepore della cucina. La caffettiera borbotta piano, e poi, con un ultimo sbuffo, è pronta.
Sel si versa una tazza, e lentamente si siede sulla sedia di legno, portando il caffè alle labbra. Il primo sorso è caldo, confortante, e lei socchiude gli occhi, come se quel sapore intenso le ricordasse chi è, come se la riportasse dolcemente alla realtà. Dalla finestra di fronte, il mattino la osserva, con un cielo chiaro che si tinge dei primi raggi di sole e, perduta nei suoi pensieri, rimane lì, lasciando che il calore del caffè le scivoli dentro.
Guarda fuori, senza veramente vedere, mentre la mente vaga. Pensa a tutto e a niente, lasciando che il tempo si diluisca tra un sorso e l'altro, mentre il mondo si risveglia pian piano attorno a lei.

Dopo l'ultimo sorso di caffè, Sel si alza, sciacqua la tazza sotto l'acqua corrente e poi lava con cura la caffettiera, appoggiandola ad asciugare accanto al lavandino. Ripone tutto con ordine, come un piccolo rituale conclusivo prima di iniziare ufficialmente la giornata.
Si avvia verso la sua camera per vestirsi. Sa già cosa indosserà, i movimenti sono automatici, veloci. Un paio di jeans scuri e una maglia semplice; infila i vestiti con naturalezza, come se si fossero fatti trovare pronti ad aspettarla. Alla fine si siede sul letto per infilarsi le scarpe, allacciando con calma i lacci uno per uno. Sapeva che Carla sarebbe arrivata a breve a prenderla per portarla al lavoro.
Carla era il suo opposto. Di origini spagnole, aveva sempre un sorriso pronto, una parola per tutti, e non si faceva mai intimidire, nemmeno dagli sconosciuti. Per Carla, ogni occasione era buona per uscire, divertirsi e conoscere gente nuova. Amava lanciarsi in nuove avventure e collezionava con leggerezza notti e storie brevi con ragazzi diversi, vivendole senza mai rimpianti. Sel invece era riservata, più riflessiva, incline alla tranquillità e alle piccole routine quotidiane. Eppure, nonostante le differenze, o forse proprio per quelle, la loro amicizia funzionava perfettamente. Come si dice, "gli opposti si attraggono".
Sel afferra il cappotto appeso vicino alla porta e lo indossa, poi, senza fretta, esce di casa. Chiude la vecchia porta di legno dietro di sé, facendola scattare con un leggero cigolio. Abita al sesto piano, e il vecchio ascensore è lì ad attenderla; le porte si aprono lentamente, come se anche lui si stesse risvegliando con lei. Entra, premendo il tasto per il piano terra, e mentre l'ascensore inizia a scendere, Sel osserva il suo riflesso sbiadito nello specchio interno, aggiustandosi una ciocca di capelli.
Una volta fuori, il vento del mattino la accoglie con un soffio fresco. Si guarda intorno, e poi, qualche istante dopo, ecco l'auto di Carla che svolta l'angolo. L'amica la saluta con un sorriso radioso e uno scampanellio di clacson. Sale in macchina, e Carla le dà il buongiorno con la sua solita energia, pronta a spezzare il silenzio della mattina con aneddoti e piani.

Mentre Carla guida, il sorriso sul suo volto diventa improvvisamente più furbo.
"Allora, Sel... stasera vieni con me, vero?" chiede, cercando di mascherare un'aria di innocenza. Sel la guarda con una lieve esitazione, sollevando un sopracciglio come a dire che sa già dove vuole andare a parare.
"Sì, dai, ti prego! Senti, è che Alex ha organizzato questa festa a casa sua... sai, quel ragazzo nuovo che sto frequentando?" fa una pausa per darsi un tono drammatico.
"E mi serve una spalla! Non posso mica andarci da sola!"
Sel sospira, già stanca al solo pensiero di una serata affollata e rumorosa. Non era proprio il suo genere di serata. Le piaceva stare con Carla, certo, ma l'idea di una festa piena di persone sconosciute e musica ad alto volume la lasciava fredda. Tuttavia, non se la sentiva di deludere Carla.
"Ci penso e ti faccio sapere a fine turno, va bene?"
Carla sorride ampiamente, evidentemente soddisfatta della risposta. Strizza l'occhio a Sel e, con entusiasmo, promette:
"Se decidi di venire, ti giuro che ti farò divertire un sacco! E ti sarò grata per tutta l'eternità, te lo assicuro!"
Sel non può fare a meno di sorridere, anche se l'idea di una festa non la entusiasma minimamente. Carla sa sempre come convincerla, o almeno come piantare il seme del dubbio.
Il resto del viaggio scorre tranquillo, con Carla che parla senza sosta, raccontando cosa aveva fatto nei suoi giorni liberi.
La voce di Carla è allegra, riempie l'abitacolo e Sel, persa nei suoi pensieri, guarda fuori dal finestrino mentre ascolta distrattamente.
Di tanto in tanto annuisce o sorride, specialmente quando Carla fa qualche battuta. È un momento di quieta complicità, una routine silenziosa che ogni mattina le avvicina un po' di più.

La Confraternita di FerroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora