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Il castello della famiglia di Harry sorgeva tra colline nebbiose, lontano dallo sguardo dei viventi. Le mura, annerite dal tempo e dai secoli, raccontavano di un passato fatto di segreti e potere. All'interno, la vastità delle sale sembrava infinita; il pavimento era ricoperto da tappeti persiani logorati, che attutivano ogni passo come se lo spazio stesso volesse celare ogni movimento e sospirare in silenzio. Ogni parete era adornata da quadri antichi e preziosi, ritratti e scene di vita nobile dipinti da artisti immortali: Caravaggio, che con i suoi chiaroscuri donava un'intensità cupa ai volti in ombra; Rembrandt, la cui luce morbida accarezzava i ritratti; e Velázquez, le cui figure, così misteriose e imponenti, sembravano osservare chi osasse avvicinarsi.

Gli oggetti di valore erano disposti in ogni angolo: calici d'oro finemente decorati, sculture gotiche e reliquie provenienti da epoche lontane. Ogni sala aveva un tema e un'aura diversa, come se ogni spazio fosse un frammento della lunga e complessa storia della famiglia. La biblioteca, con pareti che sembravano fondersi nel buio, custodiva migliaia di volumi, molti dei quali rari o proibiti, mentre la sala della musica, dominata da un pianoforte antico e polveroso, sembrava quasi sospirare nell'attesa di mani capaci di restituirgli voce. Quando il primo pallore dell'alba iniziò a tingere i cieli all'orizzonte, un silenzio solenne si posò su ogni angolo del castello, mentre la famiglia si ritirava per il riposo, sfuggendo alla luce imminente.

Dall'altra parte della città, il piccolo appartamento di Selene raccontava una storia di umiltà e durezza. Le pareti, di un pallido verde ormai sbiadito, portavano i segni del tempo e dell'usura. La stanza principale era occupata da un divano consunto, un tavolo di legno su cui si accumulavano libri e quaderni, e una cucina modesta con scaffali leggermente inclinati e pareti scrostate. Tutto nel piccolo spazio suggeriva una semplicità vissuta, senza fronzoli. Non c'erano oggetti di valore né decorazioni particolari, ma sulle pareti qualche fotografia raccontava i momenti del passato di Selene: istantanee in bianco e nero del suo periodo in orfanotrofio, con bambini dall'espressione triste e seria, e qualche raro sorriso.

Un lieve sbadiglio si udì provenire dalla stanza di Selene, una nota lieve nel silenzio dell'alba. Dalla sua finestra si intravedevano i primi raggi del sole che si insinuavano tra i tetti, accarezzando il cielo con una luce tenue e delicata, mentre il mondo si risvegliava lentamente.

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