If you can't change the person, change the person

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Quando lessi quel messaggio mi crollò il mondo addosso. 

Subito i miei occhi si allagarono di lacrime amare. 

Non poteva andarsene, non lei che mi aveva giurato che non l'avrebbe fatto. 

La mia migliore amica mi aveva abbandonata, e io non potevo fare nulla. Mi sentivo impotente come non mai. 

Tutti i bei momenti passati insieme mi sembravano ormai lontani ricordi. Quelle memorie che io ho trattato con estrema delicatezza, perché le consideravo fragili come cristallo fra le mie mani, in grado di distruggere. 

Il cristallo si è rotto, e mi ha lasciato tagli profondi nel cuore. 

In quel momento c'eravamo solo io, il mondo e il mio urlo. Il mio urlo pieno di rabbia repressa da troppo tempo, pieno di frustrazione, pieno di tristezza. 

Le volte in cui le avevo detto che stavo malissimo, e lei mi aveva giurato che sarebbe rimasta lì, con me, mi sembravano frasi fatte solo per consolarmi, solo per non far più parlare la mia bocca che buttava fuori ogni problema.

Subito però, tutto si fece più chiaro. 

Lei che alzava sempre gli occhi al cielo quando provavo a sfogarmi, i cambi di argomento repentini perché dicevo troppe cose su di me e sulle mie passioni, le chiamate e i messaggi senza risposta nei fine settimana. 

Lei per me non c'è mai stata. 

Le avevo donato le ultime cose che possedevo: l'affetto, il tempo, l'aiuto che chiedeva. Se si girava, i nostri sguardi si incrociavano, e io le sorridevo, pronta a darle il mio sostegno; ma, se ero io, quella ad aver bisogno, vedevo la sua figura che si allontanava da me, che correva via, con l'ennesima scusa. 

E io, da stupida incosciente quale sono, l'ho sempre giustificata. 

"E' solo stanca", pensavo. "Sei tu quella fastidiosa" e mi punivo col digiuno. Dovevo arrivare a questo punto per aprire gli occhi e non negare più l'evidenza? Era proprio necessario? continuavo a chiedermi. 

Le persone vogliono sempre sapere quale sia la tua più grande paura. La mia più grande paura, dite? Perderla. E quel maledetto incubo, si è trasformato in realtà.

💭

A scuola camminavo con la testa bassa, non guardavo nessuno. Gli occhi perennemente lucidi e il naso arrossato dai troppi fazzoletti usati, non riuscivo a nasconderli. Non volevo nasconderli. 

Ho cercato di far capire agli altri che stavo male. Mi isolavo, non uscivo più, minimizzavo tutto, non studiavo. Non so se qualcuno se ne sia mai accorto, ma, in tal caso, ha ignorato la mia richiesta d'aiuto. 

E io sono rimasta sola, nel buio, sempre l'ultima scelta, sempre l'avanzo, lo scarto. Le notti insonni passate a cercare i mostri nel buio della stanza, i pomeriggi sprecati a guardare il soffitto e ad aspettare invano la sua risposta ai messaggi, i mesi impiegati ad asciugarmi le lacrime che non smettevano di cadere. 

Questo, a causa di una persona che non mi ha mai meritato. Però, proprio quando avevo perso le speranze, ho visto uno spiraglio di luce dal baratro in cui ero caduta.

Quello spiraglio di luce è stata la mia salvezza.

💭

I suoi occhi marrone nocciola, i capelli neri e lucenti, le lentiggini cosparse su tutte le guance. Quando l'ho vista per la prima volta l'ho subito inquadrata come persona: gentile, disponibile, simpatica, socievole. Ci sarebbero tantissime parole per descriverla. 

Se non fosse stato per il suo aiuto, molto probabilmente sarei ancora bloccata sott'acqua, annegando sempre di più nella sofferenza che avevo provato a causa della mia migliore amica. Era davvero giusto chiamarla ancora così? Io per lei sono mai stata quello che lei era per me? Non avrò mai la risposta. 

Tutto quello che so ora è solo che, la persona che prima consideravo una perfetta sconosciuta, nella mia stessa classe, è diventata il mio salvagente nell'oceano scuro e profondo in cui mi stavo facendo trascinare dalle onde. Giù, giù e sempre più giù. 

Ci è voluto un po' di tempo per riprendermi, per capire che non è stata colpa mia, ma era lei quella a farmi sentire sbagliata. 

Ma alla fine ci sto riuscendo. Non la penso più la mattina, il pomeriggio o la sera. Se mi torna in mente provo solo odio e ribrezzo per come si è comportata, ma spesso mi manca. 

Mi mancano le due persone unite che eravamo, quelle che non sapevano staccarsi. Ogni tanto apro ancora la nostra chat, iniziando a digitare qualcosa, ma poi la paura di essere rifiutata prende il sopravvento, e spengo il telefono. 

Non so se un giorno sarò in grado di mandarle un messaggio dove le chiedo un banale "come stai?" senza sentire quei tagli riaprirsi. Vorrei poterle parlare un'ultima volta come se nulla fosse mai successo. 

Al suo ricordo la mia anima sanguina, spera fino alla fine che, in un lontano futuro, possa ancora essere la mia migliore amica.

Certe ferite non si rimarginano mai, bisogna solo sopportarle e tirare avanti. La mia ferita c'è ancora, sta sempre lì e mai se ne andrà, è solo stata ricucita con la fatica, col sudore e con l'impegno da due mani leggere che suonano il piano e da una voce soave che riempie le mie giornate. 

Arrivata ad oggi però, posso dire che ne è valsa la pena. Ogni lacrima, ogni dolore, ogni sconfitta. 

Ne è davvero valsa la pena, perché, se questo che sto provando io ora, è la pace interiore, per favore, non portatemela via. 

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Spazio Autrice: Allora, ed eccoci qua. Non ho molto da dirvi, in realtà. Volevo solo farvi notare che, come potete vedere, i racconti sono moooooolto brevi, giusto per spezzare il tempo. Quello di oggi è il primo tra i tanti che pubblicherò, ed ho deciso di partire con uno dei testi più semplici che ho scritto. Come vi avevo anche già anticipato, riguardano parecchio la sfera adolescenziale, credo sia capitato a chiunque di perdere una persona a cui si tiene particolarmente. 

Per qualsiasi cosa scrivetemi, cerco di rispondere a tutti 👀

Baci ❤ 

A.C.

Racconti breviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora