«Ma sei sicuro di ciò che stai facendo?. Cassio stava tenendo tra le mani un'ampolla piena di un liquido rosso: «Sei sicuro veramente?». Girò il tappo dell'ampolla con lentezza, sperando in un tentennamento del suo compagno: «Se ci scoprono siamo finiti».
Longinus prese di forza la boccetta, spingendolo via con rabbia: «Taci, Cassio. Abbiamo un'unica opportunità. Hai visto chi è veramente no? Allora possiamo anche diventare noi così».
Lo guardò da terra, mentre il rintocco della sua armatura rimbombava nel corridoio pietrato. Scosse la testa, preoccupato, e si tirò su: «Va bene, ma non ne voglio sapere. Se ci scoprono, è tutta colpa tua». Sospirò, arrendendosi all'idea che non avrebbe mai spostato il suo compagno da quell'idea.
Longino sorrise e bevve un sorso dall'ampolla, prima di sporgergliela.
Cassio la prese, la guardò con ansia, spostando le sue dita sul vetro perfettamente levigato. Le leggende su quel liquido non erano per nulla rassicuranti.
«Allora?» esclamò Longinus, intento ad osservare i suoi movimenti.
«No, non lo faccio» rispose, allontanando l'ampolla dalla sua bocca e girandosi di schiena. Non voleva vedere lo sguardo deluso del suo amico. Non poteva farlo, non poteva andare così oltre. Di bravate ne avevano fatte insieme, erano compagni di vita, ma quella di bere del sangue angelico...no, quello era troppo.
In quell'istante, un forte dolore al petto distrusse i suoi pensieri. Cercò di muoversi, ma era come se il corpo fosse bloccato. Sentì mancare le forze, mentre qualcosa sfilava con dolore sulla sua pelle: «Longinus...». Tutto cominciò a sfocare, mentre il suo corpo si afflosciava verso terra. La sensazione umida del sangue che scendeva dal suo petto, il respiro sempre più mozzato. Gli occhi di Cassio si incrociarono con quelli del cavaliere.
«Ti avevo avvisato Cassio. O vita o morte».
Cadde a terra in preda alle convulsioni, mentre il respiro sfumava come la sua vita. I rumori cominciarono a farsi lontani, mentre l'odore del sangue entrava dalle sue narici. Esalò un ultimo respiro, prima di cadere nel buio.
«Mi dispiace amico, ma te la sei cercata» sussurrò Longinus, dando le spalle al corpo del compagno morto. Non avrebbe mai pensato di farlo, ma era stato chiaro e non potevano fermarsi sul finale per paura.
"No, te la sei cercata tu".
Quel pensiero esplose nella sua mente. Si sentì invadere da un calore sempre maggiore, mentre le sue membra andavano in fiamme. Provò a muoversi, ma i suoi muscoli erano piantati a terra. Il panico lo pervase.
"Sacra profanare ausus es et iuam te divinae iustitiae contra habebis".
«Chi sei?». Longinus cadde a terra, in preda ad un calore crescente al petto. Gli pareva di essere in mezzo ad un incendio e tutto ciò che toccava sembrava aumentare quella sensazione di calore. Si sentiva impotente. Qualcosa sfuggì al suo sguardo, mentre il crepitio delle fiamme invadeva il suo udito.
"Tu eris servus dei et certaturus es, donec solvatur iniuria tua".
Chiuse gli occhi, mentre le fiamme divampavano nel suo corpo senza controllo. Urlò di dolore.
Longinus sgranò gli occhi. Si alzò di colpo, puntando in giro la lancia. Sentiva il suo corpo caldo, mentre le gocce di sudore scendevano lungo la fronte. Un silenzio macabro percorreva il corridoio, mentre la tensione veleggiava nei suoi pensieri.
Cosa è successo?
Si girò per controllare il corpo di Cassio, ma era solo rimasta una pozza di sangue. Del cavaliere, nessuna traccia.
STAI LEGGENDO
Fabula Sacerdoteris - Le Leggende Dei Sacerdoti (Lombardia)
FantasíaE se i sacerdoti fossero cavalieri, maghi, assassini...appartenenti a organizzazioni, dove le storie del folklore italiano ne fanno da sfondo? Un giro nelle leggende d'Italia sotto forma di fantasy, in racconti brevi brevi...molto brevi (leggi tutto...