5 - Il responsabile

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Eravamo tornati alla centrale da diverse ore, ma la tensione nell'aria non accennava a diminuire. Nella nostra piccola sala riunioni mappe, fotografie e appunti erano sparsi ovunque. Mi sedetti al tavolo appoggiando accanto al resto delle prove anche il diario che avevo trovato nel villaggio, cercando di cogliere ogni dettaglio significativo.
-Questo diario è una miniera di informazioni- dissi, alzando lo sguardo sui miei colleghi -Appartiene a Matteo Calimero, ovvero l'ultima delle persone scomparse. Ha scritto molte cose, ma solo una frase risulta abbastanza inquietante da farci riflettere "Ho paura. Non posso fidarmi di nessuno. Mi stanno osservando. Devo trovare un modo per nascondere i loro corpi, ma non qui'"-
L'aria nella stanza sembrò gelare all'improvviso, e si poteva sentire una sinfonia di pelle d'oca all'unisono.
Giulia annuì, visibilmente preoccupata -Cosa potrebbe significare? E...dove pensi che Matteo sia andato?-
Presi un respiro profondo e iniziai a collegare i pezzi -Credo che Matteo stesse cercando di nascondere qualcosa di importante, forse con "corpi" intende un nome in codice per le prove di ciò che sta accadendo nel villaggio o intende i corpi stessi degli abitanti. Se fosse riuscito a trovare un posto sicuro, potrebbe aver lasciato altri indizi sul suo destino-
Marco si appoggiò al tavolo, fissandomi con intenzione -Dobbiamo cercare qualsiasi altro segno o traccia. Se Matteo ha cercato di nascondere qualcosa, potrebbe aver lasciato un percorso-
Giulia annuii, sfogliando velocemente le pagine del diario -Non ci sono altre annotazioni importanti, ma ho notato una serie di segni particolari sulle pagine. Potrebbero essere stati fatti deliberatamente per indicare una direzione-
Mi avvicinai al diario, scrutandolo -Sei un genio Giulia. Forse questi sono simboli o una sorta di codice. Dobbiamo decifrarli per capire dove potrebbe essere andato"
Giulia prese appunti mentre continuavo a esaminare le pagine -Abbiamo bisogno di analizzare questi segni più da vicino. Potrebbero portarci a un luogo specifico nel villaggio o nei dintorni-
La squadra annuì all'unisono. Eravamo determinati a risolvere il mistero. Il tempo stava scadendo, e dovevamo agire rapidamente.
-Domani all'alba torneremo al villaggio- dissi, chiudendo il diario -Dobbiamo seguire questi segni e scoprire dove Matteo potrebbe aver nascosto ciò che temeva. È la nostra unica pista-
La determinazione era palpabile nella stanza. Eravamo pronti ad affrontare qualsiasi pericolo pur di risolvere questo enigma e riportare alla luce la verità nascosta nel villaggio.
Rientrai a casa tardi, la mente ancora affollata dalle informazioni raccolte alla centrale. Chiusi la porta dietro di me e mi tolsi la giacca, lasciandola cadere sulla sedia. Mi sentivo stanco, ma sapevo che la notte sarebbe stata lunga e insonne.
Sospirai, dirigendomi verso la cucina, e accesi una luce soffusa che illuminava appena la stanza. Aprii il frigorifero, cercando qualcosa da mangiare, ma i miei occhi si fermarono su una bottiglia di whisky, mezzo nascosta dietro una fila di bottiglie d'acqua.
Il liquido ambrato scintillava alla luce del frigorifero, tentandomi.
Da quanto tempo era lì?
Non riuscivo nemmeno a ricordarlo. La battaglia interna iniziò subito: sapevo che avrei dovuto lasciarla lì, ignorarla, ma la tensione della giornata mi aveva lasciato con i nervi a pezzi.
Chiusi gli occhi e respirai profondamente, cercando di trovare la forza di resistere. Ma alla fine, cedetti. Presi la bottiglia e la appoggiai sul tavolo. Trovai un bicchiere e lo riempii a metà, osservando il whisky che si versava lentamente, il profumo familiare che mi riempiva le narici.
Alzai il bicchiere, fissando il liquido dorato per un momento, poi lo portai alle labbra e bevvi un sorso. Il calore si diffuse subito nel mio corpo, un sollievo momentaneo dal tumulto interiore. Bevvi un altro sorso, più lungo, lasciando che il whisky mi calmasse.
Ne riempii altri due.
Mentre l'ultimo bicchiere si svuotava, mi accasciai sulla sedia, il peso della giornata finalmente mi travolse. Non potevo fare a meno di chiedermi dove diavolo fosse finito Matteo e come avremmo fatto a trovarlo.

Mi svegliai con un dolore alla testa e guardandomi allo specchio davanti a me, appesso dal lavabo, potevo notare un segno rosso sulla fronte; la bocca era secca e un senso di disagio che si diffondeva dal centro del mio essere. Ancora seduto sulla sedia della cucina, notai i bicchieri vuoti davanti a me, i segni della mia resa della notte precedente. Tre bicchieri di whisky. Troppi. Mi passai una mano sul viso, cercando di svegliarmi completamente, ma la stanchezza e il rimorso mi annebbiavano ancora i pensieri.
Mi alzai lentamente, ogni movimento accompagnato da un leggero giramento di testa, e mi diressi verso il bagno. Una doccia fredda mi aiutò a riprendermi, almeno in parte, e a scacciare il torpore. Dopo essermi vestito, mi preparai un caffè forte, sperando che la caffeina potesse risollevarmi un po’.
La giornata iniziava già male, ma dovevo andare avanti. Matteo era disperso e il diario che avevo trovato poteva essere la chiave per capire cosa stava succedendo. Ero determinato a fare tutto il possibile per trovarlo.
Arrivai alla centrale ancora mezzo assonnato, cercando di mascherare i postumi della sbornia. Mi sedetti alla mia scrivania, il diario aperto davanti a me. Iniziai a sfogliare le pagine con attenzione, cercando di trovare qualche indizio che potesse aiutarci.
Giulia entrò nella stanza e mi guardò con un sopracciglio alzato -Ciao, come va? Hai trovato qualcosa di utile?-
Sollevai lo sguardo, cercando di sembrare più sveglio di quanto mi sentissi -Ciao, ho passato buona parte della notte a leggere. Questo diario è inquietante. Sembra che Matteo stesse lavorando su qualcosa di grosso prima di sparire-
Giulia annuì e si sedette accanto a me -Vediamo cosa possiamo trovare. Ogni dettaglio potrebbe essere cruciale-
Ci immergemmo insieme nella lettura, cercando di mettere insieme i pezzi di quel puzzle complesso. Non potevo permettermi distrazioni. Matteo era quasi sicuramente dietro a tutte le sparizioni e non potevamo permetterci di non trovarlo.
La giornata procedeva a rilento, la tensione palpabile in ogni angolo della stanza. Giulia ed io continuavamo a scorrere le pagine del diario di Matteo, cercando qualsiasi cosa che potesse aiutarci a risolvere il mistero. I segni strani sulle pagine sembravano diventare più chiari man mano che li studiavamo, ma la verità sembrava sempre a un passo di distanza.
Ad un tratto, Giulia fece un'osservazione che cambiò tutto.
-Questi simboli...- disse, fissando una pagina con concentrazione -...sembrano indicare una sequenza di luoghi. Guarda, ci sono degli intervalli regolari tra i segni, quasi come se Matteo stesse tracciando un percorso-
La sua deduzione era brillante. Prendendo una mappa del villaggio, iniziammo a sovrapporre i simboli del diario ai punti di riferimento conosciuti. Lentamente, una sorta di itinerario prese forma.
-Sei sicura che si tratti di un percorso?- chiesi, ancora dubbioso.
-Sì, guarda qui- rispose lei, indicando un punto specifico sulla mappa -Questo simbolo corrisponde alla vecchia chiesa abbandonata, qui, alla vecchia scuola e qui...la linea prosegue fino a questa vecchia fabbrica. Matteo doveva avere un motivo per scegliere questo luogo-
Il nostro entusiasmo crebbe. Se Matteo aveva davvero tracciato un percorso, forse alla fine di esso avremmo trovato le risposte che cercavamo. Decidemmo di seguire la pista e partire immediatamente.
Finalmente, dopo un paio di ore e dopo esserci organizzati con gli altri, io e Giulia eravamo pronti a partire. Raggiungemmo il villaggio, circondato da un silenzio inquietante. L'atmosfera era surreale, ogni ombra sembrava nascondere un segreto. Seguendo le indicazioni del diario, ci dirigemmo verso un vecchio edificio abbandonato alla periferia del villaggio. La struttura, un tempo una fabbrica, era ora un relitto decadente, avvolto nella vegetazione e nel degrado.
Entrammo con cautela, le torce illuminando debolmente l'interno polveroso. Il diario indicava una zona specifica, una stanza sotterranea nascosta dietro una parete segreta. Dopo alcuni tentativi, trovammo il meccanismo per aprire la parete e rivelare una scala che scendeva nell'oscurità.
Scendemmo uno alla volta, il cuore che batteva all'impazzata. Raggiunto il fondo della scala, ci trovammo in un corridoio stretto e angusto. Le pareti erano rivestite di vecchie piastrelle rotte, l'aria era umida e pesante. Procedemmo con cautela, la tensione crescente a ogni passo.
Finalmente, arrivammo a una grande stanza sotterranea. Le torce illuminarono qualcosa che che non mi aspettavo di vedere, una scena macabra: tutti corpi degli abitanti scomparsi erano disposti ordinatamente lungo le pareti. Era chiaro che qualcuno aveva messo molto impegno nel nasconderli qui. Erano tutti, tutti tranne Matteo.
Era ormai chiaro.
La vista dei corpi ci lasciò senza parole, un misto di orrore e tristezza.
Mi avvicinai a uno dei corpi, riconoscendo il volto di uno degli abitanti scomparsi. Il diario aveva ragione: Matteo aveva nascosto i "corpi", ma il significato era più letterale di quanto avessimo immaginato. Mentre esaminavamo i resti, trovammo ulteriori indizi: documenti, appunti, forse le prove di ciò che era successo realmente nel villaggio.
Giulia prese appunti frenetici, cercando di catalogare tutto. Mi avvicinai, il volto teso -Dobbiamo avvertire la centrale-
Giulia annui, sentendo il peso della responsabilità sulle spalle.
Ma, non appena tirai fuori il telefono per fare la telefonata, notai che esso stava squillando.
Ruotai lo schermo verso di me e quasi non mi venne un colpo per il nome che lessi.
Rimasi a farlo squillare per un po' e la mia faccia sconvolta preoccupò Giulia che mi domandò -Che succede?-
Il nome della persona che mi stava chiamando, che a quanto pare avevo salvato in rubrica era: Matteo Calimero.

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