4 - Indagine

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Dopo la lunga giornata di esplorazione e tentativi di avvicinamento, decidemmo di tornare alla nostra centrale in città. Il viaggio di ritorno era silenzioso, interrotto solo dal rumore del motore e dai nostri pensieri. La tensione che avevamo percepito nel villaggio era ancora palpabile, e sapevamo di dover affrontare la situazione con estrema cautela.
Mentre guidavo, Giulia era persa nei suoi pensieri. Il suo volto mostrava una preoccupazione che non riusciva a nascondere. Finalmente, decise di rompere il silenzio -È stato un inizio difficile- disse, fissando la strada davanti a noi -ma non possiamo arrenderci. C'è qualcosa di grosso che ci sfugge, e dobbiamo scoprirlo-
-Non è solo la diffidenza, è quasi paura- risposi, stringendo il volante -Qualcosa li tiene in pugno, e dobbiamo capire cosa sia-
Arrivammo alla nostra centrale, un edificio modesto ma funzionale che fungeva da base operativa per tutte le nostre indagini. La nostra piccola squadra ci aspettava per un aggiornamento.
Una volta dentro, ci organizzammo e ci sedemmo attorno al tavolo delle riunioni. Giulia prese la parola.
-Abbiamo cercato di interagire con gli abitanti del villaggio, ma sono estremamente diffidenti- iniziò, guardando ciascuno dei presenti -hanno paura di qualcosa, ma non sappiamo cosa. Dobbiamo trovare un modo per avvicinarci a loro senza destare sospetti-
-Ho notato che il ragazzino sembrava parecchio spaventato, chissà cosa nascondono!- aggiunsi -E le donne ci hanno ignorato completamente. C'è qualcosa che li rende così...schivi-
-Uno di noi dovrebbe provare a tornare lì come una persona comune, non come un poliziotto, mentre qualcun altro nel frattempo indagherebbe- suggerì uno dei nostri colleghi, Marco -potrebbe aiutarci a ottenere informazioni senza spaventarli-
-Giusto- annuì Giulia -potremmo provare un approccio più informale. Forse potrei andare io, visto che potrei sembrare meno minacciosa-
-D'accordo- dissi -Domani torneremo al villaggio. Questa volta con un piano più sottile. Giulia proverà a fare qualche amicizia, mentre io o qualcuno della squadra cercheremo di capire di più sui movimenti nel villaggio e sulle persone che potrebbero essere coinvolte nelle sparizioni-
-Ci affidiamo a voi, siete i migliori- confermò il nostro capo
Passammo il resto della serata a pianificare i nostri prossimi passi, analizzando ogni dettaglio e cercando di prevedere ogni possibile ostacolo. La tensione era alta, ma eravamo determinati a trovare la verità.
Erano passati due giorni, quando finalmente ci preparammo per lasciare la centrale, Giulia si avvicinò a me, vedendomi un po' agitato e con in mano una birra, che non avevo pensato neanche di prendere, me l'ero trovata così -Stai tranquillo!- disse, mettendo una mano sulla mia spalla -Ce la faremo. Non siamo soli in tutto questo, ci copriamo le spalle a vicenda-
Sorrisi, anche se con ancora un po' di preoccupazione. Sapevo che ci aspettava un compito difficile, ma con il supporto della mia squadra, sentivo di poter affrontare qualunque cosa.
Quella notte non avevo dormito, i volti degli abitanti del villaggio continuavano a tormentarmi. C'era qualcosa di oscuro in quel luogo, e dovevamo scoprire di cosa si trattava, prima che fosse troppo tardi.

Il sole era già alto quando ci riunimmo nuovamente nella centrale. Giulia sembrava pronta e determinata, mentre il resto della squadra completava gli ultimi preparativi. Le nostre voci risuonavano nell'edificio mentre elaboravamo il piano nei minimi dettagli.
-Ok, Giulia- dissi mentre le passavo una delle piccole radio nascoste -queste ci terranno tutti in contatto. Se qualcosa va storto, lo sapremo immediatamente-
Lei annuì, fissandomi con determinazione -Farò del mio meglio per non farvi preoccupare- disse infilando la radio nel taschino interno del suo giubbotto.
Il piano era semplice ma rischioso. Giulia sarebbe tornata nel villaggio come una nuova residente, una giovane donna in cerca di un po' di tranquillità. Il resto di noi avrebbe osservato da lontano, cercando di cogliere qualsiasi movimento sospetto o segnali che potessero indicare il pericolo. Io, invece, mi sarei inserito nel villaggio in cerca di indizi, silenzioso come un ninja.
Mentre Giulia si preparava a partire, Marco si avvicinò a me con un'espressione preoccupata -Se qualcosa dovesse andare storto...-
-Lo so- lo interruppi -Siamo tutti preoccupati, Giulia sa quello che fa e anche io, saremo tutti pronti ad intervenire-
Marco annuì, anche se non sembrava del tutto convinto. Guardai Giulia mentre si allontanava verso la sua auto, un nodo allo stomaco che non riuscivo a ignorare, mentre tutti salivano sulla propria vettura, seguendola distanti di una ventina di metri.
Il viaggio di Giulia verso il villaggio fu privo di incidenti, nessun rumore passò in radio. Una volta arrivata, parcheggiò l'auto vicino alla piazza principale e iniziò a passeggiare tra le case, cercando di sembrare il più naturale possibile, noi parcheggiamo in un punto elevato per avere una visuale dall'alto.
Giulia si fermò in un piccolo caffè e la notammo sedersi vicino alla finestra per osservare gli abitanti.
Poco dopo, una donna anziana si avvicinò al suo tavolo e sentimmo la sua voce in radio -Non ti ho mai vista da queste parti- disse con un sorriso gentile- -Sei nuova qui?-
Giulia rispose con un sorriso altrettanto caloroso -Sì, sono appena arrivata. Cercavo un posto tranquillo per una pausa dalla città. Mi chiamo Giulia-
-La città può essere davvero stressante- rispose l'anziana donna, annuendo -E anche quelli che ne arrivano. Spero tu non sarai dello stesso livello...-
Il primo contatto era stato fatto. Giulia continuò a parlare con la donna, cercando di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni senza sembrare sospettosa. Nel frattempo, io e il resto della squadra osservavamo a distanza, pronti a intervenire se necessario. Ad un certo punto, sentendo un po' freddo alle mani, iniziai a tastare la giacca in cerca dei mei guanti. Passando la destra sul lato sinistro mi accorsi di una piccola sagoma nella giacca. Capii che si trovava all'interno, così rovistai in quella tasca e tirai fuori un fiaschetto di whisky. Non appena lo vidi pensai che potesse scaldarmi e così, senza pensarci due volte, bevvi tutto d'un sorso. Finita la fiaschetta la riposi al suo posto e poi continuai a cercare i guaanit ed una volta trovati lì indossai.
Io, dopo alcuni minuti, decisi di iniziare a scendere e con attenzione mi addentrai nel villaggio cercando di non attirare troppo l'attenzione. Mi aggirai tra le case, osservando ogni dettaglio e ascoltando frammenti di conversazioni. Notai che molti degli abitanti parlavano sottovoce, come se temessero di essere ascoltati.
Riuscivo a non farmi notare, nonostante le persone per strada.
Camminando furtivamente, mi avvicinai a una casa che sembrava particolarmente trascurata. Le finestre erano coperte da tende spesse e il giardino era incolto. Sbirciai attraverso una finestra e notai un mucchio di oggetti ammassati in un angolo, come se qualcuno avesse cercato di nascondere qualcosa in fretta.
Continuai a esplorare, tenendo d'occhio ogni dettaglio sospetto. Infine, arrivai vicino a una baracca isolata ai margini del villaggio. La porta era socchiusa, e all'interno si sentivano rumori di passi leggeri. Mi avvicinai con cautela e sbirciai all'interno. Tra il disordine, notai un piccolo quaderno parzialmente nascosto sotto un vecchio lenzuolo.
Entrai rapidamente, afferrai il quaderno e mi ritirai in fretta. Mi nascosi dietro un cespuglio e iniziai a sfogliare le pagine. Le pagine erano piene di annotazioni confuse e disordinate, ma c'era una frase che catturò immediatamente la mia attenzione "Ho paura. Non posso fidarmi di nessuno. Mi stanno osservando. Devo trovare un modo per nascondere i loro corpi, ma non qui"
Il cuore mi batteva forte mentre chiudevo il diario, il mio sangue raggelò. Avevo trovato un indizio cruciale, che poteva portarci direttamente dal responsabile. Ma di chi era il diario?
Lo ruotai le lentamente e mi accorsi che la sovraccopertina era leggermente piegata ed incollata in malo modo.
La tirai leggermente e riuscì a toglierla mostrando ciò che c'era sotto: una copertina scura neutra con una semplice scritta a mano "di proprietà di Matteo Calimero" ovvero l'ultima delle persone scomparse.

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