EX ANGELO | Kid Yugi

Capitolo 2

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DELIA

Eva si trovava davanti allo specchio, aveva lisciato i suoi capelli biondi e applicava il mascara sulle ciglia quasi con fare maniacale. Per la serata al club aveva scelto qualcosa di semplice, un abito nero aderente e degli anfibi. Conoscendola, un tempo avrebbe trascorso ore davanti all'armadio cercando di apparire come la più bella, trovando in tutti i modi un pretesto per oscurarmi. Io, invece, mi ero infilata in un abito argento di Versace che scintillava sotto ogni angolazione, come un caleidoscopio. Le spalline sottili, il taglio sul fianco, il tessuto che sembrava fatto per illuminare ogni mia curva. Non era un vestito, era un'arma. E la cosa mi faceva sorridere. Da adolescente avevo passato ore a sognarmi dentro quegli abiti, ma ero bloccata dalla paura degli insulti che avrei ricevuto sul mio corpo e così, avevo preferito nascondermi dietro a dei baggy jeans che nascondessero le mie insicurezze.

La mia amica mi osservò per un lungo momento, mentre infilavo gli orecchini e scioglievo dai bigodini i capelli in modo morbido e disordinato, facendoli cadere sulla schiena.
«Penso che non serva neanche chiederti se vuoi attirare l'attenzione stasera» disse con un tono neutro, ma il sorriso che accompagnava le sue parole era tirato. Mi voltai verso di lei, lasciando cadere una ciocca di capelli. «Attirare l'attenzione? No, certo che no» risposi con un tono volutamente disinteressato. «È un riflesso automatico, sai? Mi viene naturale. Sono una modella» presi il profumo e lo spruzzai sul corpo, infilando poi un collier con dei diamantini.

Sapevo che l'avrei colpita solo con i miei gesti. Non avevo bisogno di guardarla direttamente per notare la gelosia che si insinuava nei suoi occhi mentre il suo sorriso si incrinava appena. Eva non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma conoscevo quello sguardo. Lo avevo visto milioni di volte, nelle modelle durante i casting, nelle altre ragazze ai party, persino in certe "amiche". Quella sottile ammirazione avvelenata dall'invidia, come se avessero potuto dirti: "Vorrei essere te, vorrei avere la tua vita."

«Sai che tutti guarderanno te, vero?» commentò, fingendo di aggiustarsi i capelli, ma senza distogliere lo sguardo. Mi sedetti sul bordo del letto, accendendomi una sigaretta con la massima calma. Inspirai profondamente e lasciai che il fumo riempisse la stanza prima di risponderle. «Forse. Ma siamo in Italia, Eva. Qui nessuno sa veramente chi sono. Per quanto mi riguarda, potrei essere solo una ragazza carina con un bel vestito e ricevere solo un migliaio di commenti indecenti da parte di uomini rozzi e volgari»

Lei parlava e forse non si rendeva conto che per tutta l'adolescenza era stata lei la ragazza bella, accettata, guardata e voluta dai ragazzi. Ora, era solo una giovane donna nomea, si confondeva perfettamente alla massa. Io allora, ero l'amica definita brutta, sfigata e grassa agli occhi di tutti. Ora avevo imparato ad amarmi e forse, quell'amore avrebbe dovuto provarlo anche Cordelia molto tempo prima. Era come se ci fossimo scambiate i ruoli, come se inevitabilmente entrambe avremmo dovuto provare tutti e due i lati della medaglia.

Eva, però, non sembrava convinta. «Non dire cazzate, Delia. Appena entriamo, sarà come sempre. Tutti ti guarderanno e a me non resterà altro che la tua ombra.» 
«La mia ombra? Sei tu che ti ci metti da sola, Eva. Nessuno ti chiede di starmi dietro.» 

Lei abbassò lo sguardo per un istante, mordendosi il labbro. Forse stava cercando una risposta, forse stava solo evitando il mio sguardo. La verità era che io la capivo più di quanto volessi ammettere. Anche io avevo avuto i miei momenti di insicurezza, ma li avevo seppelliti sotto strati di cinismo e lacca per gonfiare i capelli. Non c'era spazio per debolezze nel mio mondo, e questo era qualcosa che Eva non avrebbe mai capito. Ecco perchè lei se fosse stata al mio posto non avrebbe mai potuto reggere una carriera di quel genere.