Prologo.

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DELIA

La musica mi rimbombava nelle orecchie, sparata così forte dalle casse rendere impossibile persino sentire il mio stesso respiro. Il fumo si mescolava al profumo dell'alcol, alle risate, ai discorsi frenetici. E io, incastrata in una finestra di un palazzo nel cuore di New York, con una sigaretta tra le dita, mi godevo la vista sottosopra di un mare di luci sotto di me. Mi sentivo sospesa tra l'euforia e l'angoscia, in equilibrio instabile sopra un abisso che solo io riuscivo a vedere. Non era la prima volta che mi trovavo lì, a una festa dopo una sfilata, con sconosciuti che mi adoravano e mi chiamavano «La Kate Moss degli anni 2000».

Ma come ci ero arrivata all'ultimo piano di un grattacielo della grande mela a fumare erba alle tre e mezza del mattino? Forse dovevo ringraziare — o maledire — quella volta in cui avevo accompagnato la mia migliore amica Eva a Milano, il giorno in cui tutto inaspettatamente nella mia vita cambiò.

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Due anni prima...

Avevo appena compiuto diciotto anni da qualche mese e Milano per noi ragazze della provincia nel Sud Italia era ancora un sogno lontano. In realtà quello non era neanche il mio sogno: era quello di Eva. Lei era sempre stata la più ambiziosa tra noi due, la più affamata di attenzioni, con quell'audacia che a volte scambiavo per sicurezza, ma che in realtà mascherava solo titubanza. Aveva sempre sognato di essere una modella, di avere i riflettori puntati addosso e chi non l'avrebbe voluta: capelli biondi, viso da angelo, occhi castani. Appariva come una bambolina e voleva sfruttarlo solo per avere un po' di approvazione maschile.

Quel giorno avevamo saltato la scuola, preso il primo aereo ed eravamo arrivate a Milano alle sei del mattino. A disposizione avevamo poco tempo e dovevamo fare più cose possibili: posare le nostre cose nell'hotel più economico e fuori città, dormire tre ore e mezza, prepararci e presentarci in un palazzo vicino alle vie del lusso perchè alle nove Eva avrebbe avuto il suo primo casting per IMG Models.

Eravamo arrivate in quella sala d'aspetto da venti minuti e io ero lì, seduta in un angolo, con i miei baggy jeans consumati al fondo perchè troppo lunghi e un top aderente, il trucco nero colato in viso e una sigaretta tra le dita. Stavo solo cercando di passarle i miei migliori auguri con un sorriso rassicurante, mentre lei era un fascio di nervi nel suo bikini e decolltè, pronta per entrare nella sala. Poi, come se fosse successo per caso, una donna bionda vestita di nero si avvicinò a me.

«Anche tu qui per il casting?» mi chiese, con quell'accento raffinato, quasi spietato. «Io? Oh, no, io sono qui solo per accompagnare...» risposi portandomi la sigaretta alle labbra, lasciando che i capelli voluminosi cadessero dietro alle spalle e gli orecchini a cerchio tintinnassero. Lei mi squadrò dall'alto in basso, con un'espressione che avevo visto solo sui volti delle persone che sanno cosa vogliono. «E perché non provi? Sei già qui, no?»

Non so cosa mi passò per la testa, forse il desiderio di rompere la noia o quella specie di languore che avevo dentro da sempre. O forse era solo voglia di provare a essere qualcuno per una volta. «D'accordo, ma non ho le scarpe con il tacco» dissi alzandomi. «Che numero porti?» domandò la donna. «Trentanove» risposi guardando Eva, lei mi sorrise.

«Piacere, sono Michelle di IMG Models. Ti troverò le scarpe, dopo prenderò le tue misure e puoi sfilare in intimo. Passerai per'ultima, mettiti in fila con le altre.»

Le ore successive sono un miscuglio di ricordi confusi. Mi fecero struccare, svestire, posare e camminare; tutto come in un sogno strano, uno di quelli che sembravano reali ma non lo erano.

EX ANGELO | Kid YugiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora