Sento delle grida di mia madre provenire da fuori, perché dovrebbe uscire con questa pioggia? Vado a vedere e per capire cosa sta succedendo e vedo lei che sta rovistando tra la spazzatura e mia madre che le urla di andarsene e lei dopo un pò se ne và, rassegnata e affamata. Non posso vederla cosí sofferente, ha sua sorella piú piccola e sua madre a cui badare. Il padre le è morto. E proprio non capisco perché mamma non le voglia dare del pane, ne abbiamo in abbondanza noi. L'unico modo per far uscire del pane da qui è bruciarlo, si, è quello che faccio, brucio del pane. Mia mamma ovviamente si arrabbia e due schiaffi non me li risparmia. Come previsto mi dice di dare il pane agli animali. Esco, lei è lí appoggiata a un albero. Non del tutto rassegnata se è ancora qui. Lancio un pezzo di pane ai maiali e l'altro alle galline. Le altre due pagnotte le lancio a lei in mezzo alla pioggia. Sarei dovuto bagnarmi e andare da lei a darle il pane, ma non l'ho fatto. Perché non l'ho fatto? Cosa mi è passato per la testa? L'ho trattata come un'animale, è per questo che il giorno dopo non mi ha nemmeno considerato...
Mi sveglio di soprassalto. Anche questa notte lo stesso sogno. È la settima volta che lo sogno di fila. Mi vesto e scendo al forno. Vedo Gale, il suo ragazzo, che scambia uno scoiattolo per del pane. Esce, va verso i boschi, come immaginavo: va da lei. Pranziamo presto. Oggi è giorno della mietitura e mia madre mi ordina di vestirmi per bene. Esco di casa e andando verso la piazza, incontro alcuni amici. Nessuno ha voglia di scherzare. Oggi è la prima mietitura per la sorellina di lei. Spero con tutto me stesso che non venga sorteggiata, ha solo un foglietto, lei non le permetterebbe mai di prendere le tessere. Arrivano Effie e il sindaco e del l'unico vincitore del distretto 12 ancora in vita, nessuna traccia. Haymitch arriva in ritardo sbronzo e cade dal palco. Siamo in diretta nazionale e tutta Panem ha visto la pessima figura del mentore del nostro distretto. Effie è indignata, ma continua il suo solito discorso e con il suo squillante "prima le signore" si dirige alla boccia di vetro contenente il nome delle ragazze tra i 12 e i 18 anni. Alcuni nomi sono ripetuti piú di altri, per via delle tessere. Viene estratto un foglio, Effie va al microfono e dice il nome che con tutto me stesso desideravo di non sentire. "PRIMROSE EVERDEEN" viene ripetuto piú volte finchè una ragazzina magrolina e bionda non si fa avanti. Ed ecco che lei senza pensarci due volte si offre volontaria al posto di sua sorella. Viene condotta sul palco e Effie dice "Dí come ti chiami cara" e lei, ancora scossa per quel che era accaduto, sussurra "Katniss Everdeen". Un brivido mi sale lungo la schiena, ma non ho il tempo per preoccuparmi. Effie si precipita verso la boccia trasparente contenente i nomi dei possibili tributi maschi tira fuori due foglietti, ne lascia cadere uno e con in mano quello rimasto va al microfono e pronuncia il nome scritto su di esso "PEETA MELLARK". Rimango fermo, impallidisco, mi ci vuole qualche secondo per capire cosa è accaduto. Guardo il palco, deglutisco e vado verso il palco. Salgo, stringo la mano a Katniss, probabilmente lei non si ricorda di me, ma qualcosa nella sua espressione mi fa capire che forse non è cosí. Dei pacificatori ci conducono in due sale al palazzo della giustizia per gli ultimi saluti. La prima a entrare è mia madre. Non piange, e non ne rimango sorpreso, mi abbraccia, e questo si che è un gesto insolito da parte sua. Mi dice con una voce che vuole sembrare forte ma che alla fine si accorge anche lei che risulta piú debole del previsto: " Peeta, figlio mio, quest'anno il distretto dodici avrà finalmente un vincitore" e poi torna ad abbracciarmi, la stringo forte anche io e sento che delle goccioline mi cadono sulla spalla: sta piangendo. Poco dopo arriva un pacificatore e la manda fuori, entra mio padre e mi abbraccia anche lui. Non parla, rimaniamo abbracciati fino a quando mio padre mi dice con un filo di voce, segno che stava trattenendo le lacrime: "Figliolo, non penso che nell'arena troverai molto pane." Sorridiamo entrambi e ci abbracciamo di nuovo fino al momento dell'arrivo del pacificatore. Entrano poi i miei due migliori amici, ci salutiamo e poi il momento delle visite è finito. Saliamo in macchina, Katniss è impassibile, come sempre con quei suoi profondi occhi grigi che non permettono a niente e nessuno di essere penetrati. Io mi lascio sfuggire qualche lacrima, sicuro del fatto che non rivedrò mai piú questo posto.