Questa one-shot è un crossover con l'universo di euroopean_sea37. la mia vita. Sul suo profilo vedrete l'altro crossover e vi consiglio di andare a leggerlo.
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Reich si svegliò con un sussulto, ritrovandosi sdraiato sul terreno, l'erba umida sotto di lui. Il cielo sopra di lui era grigio, come se un temporale fosse appena passato, ma l'aria era fresca e pungente. Si sentiva disorientato, completamente spaesato. Non capiva come fosse arrivato lì, in quella foresta che non aveva mai visto prima. Fino a poco prima, si trovava a casa, nel calore del suo rifugio, coccolato dalla vicinanza di Fasci. E ora? Ora era solo, nel mezzo di una distesa di alberi che sembravano soffocarlo con la loro immensità.
Si alzò a fatica, scuotendo via i rami che gli si erano appiccicati ai capelli. I suoi vestiti erano ormai rovinati, strappati qua e là, come se avesse attraversato una tempesta. Si guardò attorno, sperando di riconoscere qualcosa, ma era tutto sconosciuto. Si trovava davanti a una quercia monumentale, un tronco gigantesco che sembrava appartenere a una leggenda.
Sospirò, cercando di concentrarsi. Prima di andare avanti, si frugò velocemente nei pantaloni. La pistola. Doveva esserci. La trovò, proprio dove la teneva sempre, nascosta con cura sotto la cintola. La estrasse, stringendola tra le mani, il metallo freddo che gli diede un senso di sicurezza. Un respiro di sollievo. Ora poteva affrontare l'incertezza.
Con cautela, iniziò a camminare tra gli alberi, sperando di trovare qualche indizio su dove si trovasse. Mentre procedeva, sentì delle voci in lontananza. Lì, in mezzo al silenzio della foresta, quei suoni lo colpirono come un faro. Decise di seguirli.
Poco dopo, si trovò davanti a un arco gigantesco, le colonne che lo sostenevano erano scolpite con intricate figure. Ai lati, due statue monumentali vigilavano sull'ingresso: una vestita con un mantello dai ghirigori dorati, l'altra con ghirigori neri come la notte. Reich le osservò con attenzione, ma non riusciva a comprendere il significato di quella scena. Poi, senza pensarci troppo, decise di attraversare l'arco.
Appena oltrepassato il portale, i suoi occhi si spalancarono di stupore. Davanti a lui si aprì un paesaggio incredibile: una strada ampia e ben pavimentata, fiancheggiata da case che sembravano uscite da un sogno. La città, o quel che fosse, pulsava di vita. La gente camminava lungo le vie, scambiandosi sorrisi e saluti. Eppure, nessuno sembrava notare che lui non appartenesse a quel luogo.
«Reich, eccoti!» disse una voce femminile, improvvisa. Si girò di scatto, i sensi allertati, la pistola che stringeva inconsciamente. La donna che lo aveva chiamato si avvicinò con passo deciso. Aveva capelli neri che le scendevano come una cascata fino ai fianchi e occhi a mandorla scuri che lo scrutavano con intensità. Il riconoscimento fu immediato. Era Impero, una figura che Reich conosceva bene, seppur non avessero mai avuto molte occasioni di parlare.
«La famiglia reale ti sta cercando», continuò la donna, il tono della sua voce tranquillo, ma carico di una certa urgenza.
Reich non riusciva a capire. «La famiglia reale?» ripeté, ancora confuso, il tedesco.
Impero lo guardò con un'espressione che mischiava perplessità e divertimento. «Sì, Reich. Non mi dire che hai bevuto troppo ieri sera...» aggiunse, con un sorriso ironico.
«Siamo nel villaggio. Ti stanno aspettando.»
Reich sollevò un sopracciglio, cercando di mettere a fuoco il tutto. «Scusa, ma dove ci troviamo esattamente?» domandò, ancora più frastornato.
La donna lo guardò come se fosse evidente, ma rispose con un altro sorriso, questa volta più sfuggente. «Reich, ma che birra hai bevuto? Siamo nel villaggio. Non vedo cosa ci sia di strano.» E con un rapido cenno della mano, si allontanò, svanendo tra la folla senza dare adito ad altre spiegazioni.
