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Avevamo progettato un grande serata il giorno della fiera: Jenny aveva deciso di non andare per tenere compagnia a me a Natalie, portando qualcosa da mangiare. E dovete sapere che per qualcosa da mangiare, il nostro stomaco intende tonnellate di gelato, tramezzini e patatine, seguiti da vari cibi definiti dagli increduli spazzatura. E infatti, non appena tornata dal supermercato, la mia impavida amica dai capelli neri e verdi aveva prontamente inviato una foto di tutto ciò che avrebbe portato per rendere la serata indimenticabile (credo per l'odore in bagno che avrebbe provocato, ma sono dettagli che forse farei meglio a tralasciare). Sarei passata a casa di Natalie a prenderla e avremmo percorso la strada che porta da Jenny a piedi, chiedendoci probabilmente cosa avremmo potuto vedere davanti al televisore, buttate comodamente sul letto.

Ma tutto ciò non accadde. Per una semplice ragione: mia madre. Quella donna doveva sempre mettersi in mezzo se no non era contenta. La sua figliola preferita -come lei stessa mi definiva- non può trattarla in un modo tanto irrispettoso e farla passare per una madre che non ha cura della propria figlia. Per cui, ebbi la meravigliosa sorpresa di ritrovarla davanti a casa di Natalie, a parlare con lei. Mi avvicinai sospirando, intuendo ciò che sarebbe successo.

- Oh, eccoti qua, Helen. Ci stanno aspettando tutti in paese, c'è la fiera stasera, te ne sei dimenticata? – disse mia madre con il suo solito tono. Amorevole, ma forzato. Un'apparenza, una facciata per sembrare gentile ed educata davanti a chi non conosce. Alzai gli occhi al cielo e diedi una veloce occhiata a Nata, che sembrava scocciata. Probabilmente mia madre le aveva appena raccontato di quando da piccola mi persi al supermercato, e quindi a causa di quell'evento non potessi essere abbastanza matura da stare una serata fuori casa. O forse di quella volta in cui mi ha letteralmente dimenticata davanti a casa durante un acquazzone per un paio d'ore a dieci anni. No, non credo che questo glielo abbia detto.

- Ma ti avevo detto che non sarei venuta e anche che saremmo andate a casa di Jenny per pass... -

- Ma io ho parlato con i genitori di Jennyfer? So che persone sono, eh? No, per cui è ovvio che io non ti mandi a casa di sconosciuti. Sto forse sbagliando, Natalie? - mi interruppe lei. Nata alzo le mani dubbiosa, per evitare di dare una risposta che potesse ferire me, o che potesse far arrabbiare la bestia dai capelli rossi che mi stava rovinando il venerdì sera.

- Ma tu mi avevi dato il consenso! Cosa te ne esci adesso con sta storia? Perché non me lo hai detto prima?! - sbottai. Non sono mai riuscita a tenere la bocca chiusa in certe situazioni, soprattutto in presenza di persone a cui tengo molto. Ed era una di quelle, perché Nata era davvero preziosa per me, come anche Jenny, del resto.

Mia madre mi guardò malissimo e si avvicinò a me furiosa. Sembrava un drago nella fase in cui espira, dove dalle narici esce fumo, segno di essere pronto ad incenerire qualcuno. Fece un gesto con la mano, come se dovessi consegnarle qualcosa, e sapevo benissimo a cosa si riferiva.

- No. Te lo scordi. Piuttosto vengo a quella stupida fiera, ma il cellulare non te lo do. – dissi stringendo il mio amato oggetto elettronico nella tasca. Stare anche solo qualche giorno senza esso per me era troppo. Significava stare un sacco di tempo senza parlare con i miei –pochi- amici, e non volevo assolutamente che accadesse. E infatti, mia madre sorrise soddisfatta vedendo la mia reazione.

Guardai affranta Natalie, sicura che avrebbe spiegato ogni cosa a quella poverina che ci aspettava a a casa propria un quarto d'ora prima che il mastino si mettesse in mezzo.

- Allora direi che potremmo anche andare, Hel. - concluse sorridendo. Mi limitai ad abbassare lo sguardo e seguirla, nella direzione opposta a dove sarei dovuta realmente andare.

- Mia madre è una grandissima idiota, non la sopporto più! Voglio solo che si faccia i cavoli propri per una buona volta, chiedo troppo?! – dall'altro capo del telefono, Jenny sospirò. Sapevo di essere una gran rottura, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso, ma non avevo altri con cui sfogarmi.

- Lo so, bro, lo so. Quello che ha fatto l'altra sera è stato ingiusto, e poi nemmeno erano a casa i miei! Figurati! – brontolò, mangiando probabilmente un cracker. – Tu cerca di non darle corda, in qualche modo riusciremo a fare una serata JenHelNat. Poi al massimo ti rapisco, ahahah! No? Ti piace come idea, bro? – sorrisi e bevvi un sorso d'acqua.

- Ti adoro, anche se non credo che il rapimento sia una soluzione valida. Immaginati mia madre che dichiara guerra all'intera famiglia Walsh perché una pazzoide mangia-cracker dai capelli verdi mi ha fatto sparire. – dico tutto d'un fiato, mentre la sento scoppiare a ridere.

- Si, si, ce la vedo a farlo. Walsh family vs. Mami-di-Hel, il film!– rise di nuovo, ma poi sentii sua madre chiamarla per andare a fare cena, probabilmente. – Ora ti devo lasciare, mia madre sta facendo esperimenti in cucina, e sai com'è lei, ha bisogno di una cavia. –

- Certo, certo, vai pure dal tuo chef di casa – risi e riagganciai la chiamata, buttandomi sul letto. Anche se avevo appena parlato con Jenny, decisi di chiamare Natalie su skype, usando il computer portatile appoggiato al cuscino.

- Ehilà Hel! - E dato che era online, rispose subito. La sua foto profilo ritraeva lei ed il suo gatto seduti su una panchina a guardarsi. Sembrava una di quelle immagini scaricate da Tumblr, ma era nel suo stile fare scatti del genere.

- Ehi...come va? – sorrisi. Indossava un pigiama grigio e rosa con un orsetto stampato sul petto, con i due bottoncini aperti e i capelli raccolti in uno chignon.

- Bene, e te? Mi dispiace per l'altra sera, comunque. Non sono stata per niente utile... -

- Ma sta tranquilla, tanto con mia madre non c'è partita, vince lei. – le feci il gesto del cappio attorno al collo e crollai sul lett, per farle capire che era già tanto che non mi fossi impiccata.

- E smettila dai, non ho voglia di raccogliere il tuo corpo e gettarlo in un fiume! – rise dando un pugnetto alla webcam, ma rivolto a me.

- Carino da parte tua, me ne ricorderò, sappilo! Non ti inviterò nemmeno al mio funerale se continui così! – risposi mettendo un finto broncio.

- Certo che non verrò al tuo funerale, morirò prima io con tua madre nei paraggi! – e si, tutti adoravano mia madre a quanto pare.

- Smettila scema, ci sarò io a proteggerti. Prima di torcere un capello a te o a Jenny, dovrà strapparli tutti a me! Nessuno tocca le mie amiche, nemmeno la figlia segreta di un cetaceo demoniaco. – che poi sarebbe sempre quel diavolo dai capelli rossi e qualche chilo di troppo (lascio a voi l'immaginazione nel crearvi un'immagine mentale di colei che mi diede alla luce).

- Ma come sei galante, ora ti rinomino in Sir Jansen, ahahah – e un istante dopo mi arrivò un allegato in cui affianco alla mia foto, c'era il mio nuovo nome contatto, con tanto di cuoricino verde(il mio colore preferito, per la cronaca).

- Sir Jansen. Mica male, chiamami più spesso così, principessa. – risi prendendola in giro, ma per qualche ragione, mi sentivo il viso leggermente caldo e arrossato. Lei però sembrò non accorgersene. Tanto meglio, sarà stato il calore del termosifone.

Chiacchierammo ancora per una buona mezz'ora, parlando di più argomenti nello stesso momento e continuando a dare nomignoli a chiunque ci venisse in mente, prima che il sonno la prese con sé, in un enorme sbadiglio.

- Buonanotte, ci vediamo domani. – disse salutandomi e staccando. Io annuii, ma spensi lo schermo solo un paio di minuti dopo.

Due minuti per contemplare quella foto che la ritraeva nello sfondo del mio computer.

HelenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora