Credo di non aver mai guardato tanto alungo una persona con la mente così inondata da pensieri che,singolarmente, nemmeno riuscivo a capire. Lentamente, sbattei lepalpebre.
- Bisessuale, hai detto?
- Si, si! Oddio dimmi che non mi odierai adesso. Ci manca solo più ques..-
Devo aver fatto un così largo sorrisoda non farle completare la frase. Wow. Natalie. Bisessuale. E chi selo aspettava? Inevitabilmente, il cuore mi si riempì di gioia e unavoglia frenetica di farle domande cominciava a punzecchiarmi.
- E come te ne sei resa conto?
Lei arrossì e prese il telefono. Iocontinuavo a guardarla -o ad ammirarla- ed ero troppo presa dallasituazione per accorgermi che poco dopo non sarei stata poi cosìtanto contenta della precedente dichiarazione.
- E' da un po' di tempo che mi sento con questa mia ex compagna di classe. E' molto carina e gentile... Credo di essere innamorata di lei. E non è una cosa che penso da poco, sarà già...qualche mese. Ci siamo anche, beh, date un bacio.
Sorrise tranquilla e lievementearrossita, mostrandomi la foto di una ragazza dagli occhi blu e icapelli lunghi, lisci e neri, che sorrideva all'obiettivo. Mi sentiisprofondare, sommersa completamente da un senso tremendo diinferiorità e tristezza. Tutto quello in cui avevo sperato, eraappena stato spazzato via da una stupida foto.
- E c-come si chiama?
Chiesi, cercando di trattenere unpiccolo singhiozzo. Sperai tanto che non si accorgesse del mio statoemotivo.
- Giorgia. E' italiana. Bella, vero?
Annuii, molto più pallida del solito eandai in bagno un attimo. Un attimo che mi sembrò un'eternità. Miguardai allo specchio e rimasi a fissare e lacrime calde che, dopoaver riempito i miei occhi, cadevano lungo le guance. Non mi ero maisentita così male. Sentivo un esagerato dolore al petto, che non mipermetteva di respirare regolarmente, né tanto meno di parlare. Miaccasciai alla tazza del gabinetto.
E vomitai.
Non avevo fortunatamente mangiato moltoa pranzo, ma la bile comunque persisteva nell'uscire. Mi sentivo ilpetto e la gola bruciare. Conati e lacrime sgorgavano; sentivoNatalie bussare alla porta, ma la ignoravo. In quel momento speraiche fosse stato tutto uno scherzo, ma sapevo che non era così.
Dopo qualche minuto, mi sciacquai ilviso e mi asciugai. Aprii la porta e, tenendo lo sguardo basso, ledissi di non sentirmi molto bene, accampando una scusa che, lì perlì, sembrava plausibile.
Non sembrava essersi accorta degliocchi lucidi che nascondevo sotto il ciuffo di capelli neri, che unavolta tanto si rivelava utile.
- Ci vediamo a scuola. Rimettiti anche tu!
Mi disse, una volta fuori, allafinestra. Io annuii, semplicemente, e fuggii alla fermatadell'autobus.
Non mi ero mai sentita così stupida,così a pezzi. Non che la mia vita fosse una favola, ma rispetto aquel giorno, pure gli insulti di mia madre sembravano suonare comecomplimenti.
Arrivata a casa, passai più di un'orasotto la doccia. Sentire l'acqua che cadeva, bollente, sulla miatesta, mi faceva sentire un po' meglio. Ma niente riusciva atogliermi di mente quelle parole. Varie volte dovetti alzarmi datavola, durante cena, per andare in bagno ed asciugarmi le lacrime ecostringermi a non piangere.
Fu una serata terribile, ma mai quantola nottata che la succedette.
Una volta a letto, erroneamente, presia sfogliare le foto nella galleria. Ne avevo moltissime di Natalie, enon facevo altro che pensare e auto-convincermi che era stata unafortuna quella di non essere corrisposta. Ma perchè continuavo apiangere, allora? Era davvero così sbagliato amare una persona dellostesso sesso?
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Helen
Teen Fiction«E io che mi illudevo di poter cambiare vita. Andate tutti al diavolo.» Helen, sedicenne asociale, decide di cambiare scuola dopo un anno passato fra discriminazioni ed ingiustizie. Il nuovo istituto pare essere stata la scelta migliore: nuove amici...