Ho deciso di scrivere questi appunti per provare a mantenere la poca lucidità che mi rimane. Cerco di resistere, ma mi sento come se stessi provando a tenere dell'acqua fra le mani. Scrivere di questa situazione è molto più facile che spiegarla alle persone, specialmente se farlo è in grado di portare alla pazzia così rapidamente. No, non sono pazzo. All'inizio non sapevo come gestire la cosa. Ricordo ancora la prima volta che l'ho visto, o meglio, la prima volta che lui ha visto me.
Dovevo guidare per un lungo tratto di strada. Si stava facendo l'una di notte. Non avevo dormito quasi per nulla la notte prima, così pensai che la cosa migliore da fare fosse fermarmi a riposare in un motel. Dopo una conversazione per alcuni versi forzata e imbarazzante alla reception, andai a sedermi sul letto della stanza 250. Il materasso era a molle, la televisione era un pezzo d'aniquariato e l'intera camera puzzava da far schifo. Insomma, il posto era una specie di tugurio. Tuttavia non mi lamentai: la morsa della stanchezza iniziava a farsi sentire, e in fondo avrei dovuto passare lì solo una notte. Mi addormentai in fretta e molto profondamente.
Cos'era quel rumore? Quello che mi aveva svegliato non era affatto il solito suono del mio cellulare, ma del rumore bianco, quello tipico delle interferenze della tv analogica. Pensai di essermi seduto per sbaglio sul telecomando. Lo cercai febbrilmente per poter così rientrare nel mio sereno letargo il prima possibile. Alzai le coperte e controllai sotto, ma non trovai nulla. Riabbassando le lenzuola sobbalzai. Sullo schermo della tv non c'era più l'effetto "neve" dello statico. Era comparsa una faccia in bianco e nero, appartenente a una persona di mezza età, inquadrata in modo che se ne vedessero solo gli occhi: battè le ciglia. L'espressione delle sopracciglia non lasciava intendere nessuna cattiva intenzione, ma nonostante ciò quel viso mi terrorizzava.
Sembrava che il telecomando fosse caduto a terra. Lo raccolsi e provai immediatamente a cambiare canale, a far sparire ciò che lo schermo mostrava. Il numero del canale, scritto in piccoli caratteri verdi, apparve nell'angolo superiore destro dello schermo. La cifra cambiò, l'immagine no. Senza farmi ulteriori domande spensi il televisore. Ebbi difficoltà a dormire per tutto il resto della notte.
In un primo momento pensai che si trattasse di uno scherzo. Ma non poteva essere così. Neanche per idea. Passando a restituire la chiave della stanza, quando lasciai il motel, notai una TV alle spalle del proprietario. Mostrava la stessa faccia: battè le ciglia. Chiesi all'uomo al bancone cosa pensasse di quello che vedeva sullo schermo. "Beh, se è vero quello che dicono io non mi metterei di certo a guidare con quel tempaccio!" Il sangue mi si gelò nelle vene. Non vedeva quegli occhi torvi? Quello sguardo bieco? "Ti senti bene, figliolo?"
Mentre guidavo diretto all'università in cui studiavo provai a ragionare su quanto mi fosse accaduto. Doveva essere un problema della tv via cavo del motel. Magari quel viso era l'unica cosa che si riusciva a vedere e il proprietario mi aveva solo giocato uno scherzo di cattivo giusto. Doveva essere così. La pensai così finchè non iniziarono anche i suoni. Per provare a distrarmi e non pensare a quello che mi era successo decisi di accendere la radio. Rumore bianco. Inserii un cd di Frank Sinatra. Rumore bianco. "Fantastico, l'impianto audio della macchina è andato a puttane." Pensai. Oh, come avrei voluto che fosse stato così semplice.
Iniziai a farmi domande sul mio stato di sanità mentale quando arrivai all'università. Nelle sale mensa tutti i televisori mostravano quel viso bieco: battè le ciglia. Chiesi a tutti cosa ne pensassero, e tutti mi guardarono come se fossi pazzo, con un aria confusa. Qualcuno rise, pensando che stessi cercando di prenderli in giro. Non mi ero mai sentito così disperato.
Erano passati tre giorni da quando avevo lasciato il motel. M'incamminai attraverso il salone principale del mio piano e vidi che tutti fissavano quel grande schermo luminoso che, qualsiasi cosa mostrasse, faceva ridere tutti di gusto, ad intervalli più o meno regolari. Tutto ciò che vedevo io invece era quella faccia: battè le ciglia. Tutto ciò che sentivo io era il tremendo ruggito del rumore bianco.
Il mio lettore mp3 non riproduce musica. Non posso parlare al telefono perchè tutto ciò che sento è rumore bianco. Rumore bianco, certo, prima che le cose cambiassero era quello che sentivo. Un giorno, invece del solito rumore bianco sentii un uomo che blaterava una serie di numeri casuali con un tono di voce piatto e monotono. Una settimana dopo sentii una donna gridare sotto le pugnalate che la uccidevano. Sentivo la lama che si apriva la strada attraverso la sua carne, i passi dell'assassino. I suoni cambiano, ma l'immagine sugli schermi resta la stessa. Tutti mostrano quello stesso viso: battè le ciglia. Sto diventando pazzo.
Oggi ho sentito un uomo borbottare cose senza senso. Ero seduto nella mia stanza fissando gli stessi occhi che fissavano me dal monitor del mio pc. Ora capisco perché sto impazzendo. Non è il rumore, non sono le urla, non è il suo viso che mi fissa, è il perché. Perché proprio io? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Forse è perché ho smesso di andare a messa? O perché ho dormito al motel? Di chi cazzo è la faccia che vedo in ogni schermo? Tutte queste domande stanno lentamente logorando la mia mente.
Non ce la faccio più. Il rumore, quella faccia (ha battuto le ciglia), il mio modo di fingere che vada tutto bene. Non dormo da giorni. Bramo la sensazione di pace, desidero il silenzio. Non voglio più sentire questa violenza sulle mie percezioni sensoriali. Ho pensato a Van Gogh.
Queste pagine, interamente scritte a mano, furono trovate sparse nella stanza di Gabriel Orwell, lo stesso posto in cui si tolse la vita. Gli investigatori lo trovarono morto sul pavimento, con gli occhi cavati dalle orbite, entrambi i timpani perforati da un corpo appuntito e le vene dei polsi squarciate. Nella stanza furono ritrovati anche due monitor ad alta definizione, entrambi irreparabilmente distrutti dai pugni di Orwell.
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HorrorA tutti coloro che amano le storie di paura. A tutti coloro che non hanno paura di leggerle. Dedico queste storie a tutti coloro che le leggeranno,spero che almeno qualche brivido attraversi il vostro corpo... sono cattiva? Nha vi consiglio di com...