D'estate con un gruppo di ragazzi del mio paese andavamo in montagna in una casa dell'oratorio. Questa casa era un ex ospedale militare. Aveva tre piani: al primo sala giochi, refettorio e servizi igienici. Al secondo le camere da letto per le ragazze e al terzo, ovvero la mansarda, le camere dei ragazzi. La casa era persa nei boschi, era distante 500 metri dalla strada asfaltata, ma non illuminata. I telefoni non prendevano campo, per arrivare al primo villaggio (10 case ed un albergo) bisognava farsi 4 km a piedi in discesa e 4 km in salita. Il tutto al buio o alla fioca luce di una pila. La casa era stata costruita su un altopiano, al di sotto di questo c'era un fiume. Di notte, in mansarda, al chiarore della luna piena si sentivano i Gufi e la corrente del fiume che scorreva inesorabile. Al di la del fiume c'era una baita, molto vecchia, sul tetto non aveva tegole ma pietre. Li, in quella casa fatiscente abitava Maria. Questa vecchina si era trasferita in quella baita subito dopo la guerra, col marito, morto ancora giovane. La signora produceva un miele squisito, ogni estate, al nostro arrivo attraversava il fiume dal ponticello e viniva a bussare alla nostra porta ed al ragazzo o la ragazza di turno che andava ad aprire diceva ogni anno la stessa frase: " vuoi un vasetto di miele?"; così ogni anno, per tutto il tempo del nostro soggiorno (circa una settimana) mangiavamo ottimo miele artigianale. La vecchietta era solita cucinare un risotto con le ortiche che raccoglieva lei stessa sulle alture. Conosceva quei monti come le sue tasche e se il tempo era buono armata di torcia, prendeva una gerla e si incamminava, pure di notte, sui monti a cercar ortiche. Una sera ero sulla soglia della casa, fumavo una sigaretta, e sui monti sopra di noi, vedevo una luce, come quella di una torcia. Pensai "Maria avrà trovato delle ortiche". Guardai la casa di Maria e le luci erano spente. Ero sicuro che quella luce sui monti fosse la sua.
Il giorno dopo, noi ragazzi ci apprestammo a vestirci il più pesante possibile per fare un' escursione a dei laghetti sulla punta del monte. Passò la giornata e ritornammo la sera. Vidi ancora la luce sul monte e la casa di Maria aveva ancora luci spente. Durante l'escursione finii le sigarette (non riesco a resistere, nemmeno immerso nella natura, pecca mia! ) Dovetti scendere al paese a comprarne un pacchetto. Presi la pila, giubbotto pesante e mi incamminai per il villaggio. Prima di prendere la strada asfaltata, passai il ponte e mi trovai davanti alla casa di Maria. Non era tardi, saranno state le 21.15, ma dalle finestre non si vide nemmeno la luce fioca del camino. Provai a bussare ma non ci fu nessuna risposta. Doveva aver invitato una squadra di alpinisti a pranzo, era una signora molto gentile e generosa, erano tre sere che se ne stava sui monti a cercare le sue ortiche! Presi la strada asfaltata. A metà percorso cominciai a sentire dei rumori, dei passi dietro di me; puntai la torcia ma non vidi nulla. Da una lato della strada il bosco, dall'altro lo strapiombo. Alla luce della torcia, le ombre dei pini sembravano mostri che attendevano solo il momento giusto per poterti rapire. Sentii ancora passi insistenti, stavolta più vicini. Non mi voltai, entrai correndo nel bosco. Presi una strada che portava ad una malga appena poco sopra. Sperando che il malghese ci fosse. Ad un certo punto trovai un tronco sulla strada, allora presi una scorciatoia in una prateria, arrivai all'estremità con l'affanno e tutto sudato, sapevo dov' ero. vedevo le minuscole luci della nostra casa, più giù. Molto più giù. Alla fine della prateria cominciava di nuovo il bosco, vidi la luce di una torcia e pensai tutto spaventato "è Maria, con lei sono al sicuro"; corsi verso la luce ed arrivai ad uno spiazzo pianeggiante all'interno del bosco. La torcia era appesa all'interno di una tenda canadese a due posti, mezza aperta. Dissi "c'è qualcuno?" Girandomi in continuazione per controllare se quei passi mi avevano seguito. Dalla tenda nessuno rispose. Col cuore in gola mi feci coraggio e aprii la tenda. Quello che vidi fu agghiacciante, era Maria col volto sfigurato. In quel momento rimasi impietrito. Era stata uccisa, la paura e il terrore mi pervasero ogni parte del corpo. Sentii uno scricchiolio secco, come se qualcuno stesse pestando dei rami secchi. Mi girai di scatto e vidi lo spettro di Maria con un coltello nella mano, la faccia tumefatta, il corpo in putrefazione, un odore di morte. Alzò il coltello e la punta brillò al chiarore della luna e sferrando un fendente alla mia testa mi disse: "vuoi un vasetto di miele?".
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HorrorA tutti coloro che amano le storie di paura. A tutti coloro che non hanno paura di leggerle. Dedico queste storie a tutti coloro che le leggeranno,spero che almeno qualche brivido attraversi il vostro corpo... sono cattiva? Nha vi consiglio di com...