QUESTIONE DI PELLE

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Annabelle aveva cambiato totalmente la sua vita.
L'aveva conosciuta da appena due mesi, tra i banchi dell'università. Tra loro nacque in brevissimo tempo un amore dolce, una di quelle passioni del tutto incontrollabili.
Era bellissima Annabelle, occhi profondi azzurri, capelli biondi lisci come la seta, voce di un angelo. Ma ciò che lo aveva colpito di più era la sua pelle morbida e profumata.
Jacob era un ragazzo mediocre, un po' sfigato in realtà, di quelli di cui ci si dimentica un attimo dopo averli conosciuti. Non aveva mai avuto molto successo con le ragazze. Ma per qualche strana ragione ad Annabelle piaceva.
Fu Jacob a trovare il cadavere di Annabelle un pomeriggio di Dicembre. Avevano un appuntamento quel giorno, volevano scambiarsi i regali di Natale prima di tornare ognuno nelle proprie case per le vacanze, ma lei non si presentò. Così, dopo aver atteso un paio d'ore, decise di andare a cercarla nella sua camera al dormitorio universitario, ormai spopolato. La trovò in una posa contorta, completamente scuoiata. Vomitò traumatizzato sul pavimento. Rimase circa un'ora, immobile a fissarla, prima di chiamare la polizia.
Annabelle era la tredicesima di una raccapricciante serie di cadaveri trovati in città durante l'ultimo anno.
L'assassino non aveva una vittima predefinita. Uomini e donne di qualsiasi età furono uccisi in modo brutale. Il modus operandi era sempre lo stesso: le vittime si trovavano in circostanze di luogo e di tempo favorevoli all'assassino, sole, in luoghi chiusi, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Venivano paralizzate da una qualche sostanza e poi completamente scuoiate vive. Sebbene non potessero muovere neanche un muscolo potevano sentire il dolore che si provava quando la pelle gli veniva lacerata e strappata a forza dalle carni. Alcuni ebbero la fortuna di morire di paura, per infarto, prima che il trattamento finisse, ma altri, come Annabelle, morirono solo dopo ore di straziante agonia, dissanguate, riverse sul freddo pavimento.
Dettaglio interessante è che, malgrado ogni scena del crimine si presentasse in modo a dir poco raccapricciante, sui luoghi dove vennero ritrovate le vittime, non venne mai rinvenuta traccia alcuna delle pelli sottratte ai cadaveri.
Inizialmente si sospettò di Jacob. Rimase agli arresti per diversi giorni ma non avendo la polizia trovato alcun indizio a suo carico dovettero rilasciarlo.
Anche se scagionato da tutte le accuse, le persone fuori non potevano fare a meno che guardarlo con sospetto, per la gente Jacob era un mostro.
Non poteva fare a meno di notare la diffidenza e la paura nei suoi confronti, perfino da parte delle persone a lui più care. Ma tutto questo non importava.
Annabelle, l'amore della sua vita, l'unica donna che lo avesse mai amato, era stata barbaramente uccisa, la sua vita spezzata nel fiore degli anni. Gli mancava da morire ed ogni notte piangeva, singhiozzava e urlava dalla disperazione. L'immagine del suo corpo martoriato, svestito dalla sua morbida e profumata pelle, rimaneva scolpita indelebile di fronte i suoi occhi.
Jacob si isolò dal resto del mondo. Finite le vacanze ritornò nella sua casa in affitto nella quale per giorni rimase rinchiuso, solo, perso nei suoi pensieri. Non mise mai piede fuori da quel buco. Passava le sue giornate sdraiato sul divano, pensando alla sua Annabelle, meditando sulla costante e pungente idea del suicidio. Insieme ad Annabelle se ne era andata via la sua voglia di vivere. Con lei aveva passato i momenti più belli della sua insignificante vita e adesso tutto sembrava privo di senso.
Non desiderava altro che riavere indietro la sua amata, accarezzarla e stringerla fra le sue braccia ancora e ancora.
Rimaneva sdraiato lì, inerme, fin quando i pianti e il dolore non esaurivano le sue poche forze, addormentandolo stremato.
Fu così che quella notte venne risvegliato da un odore nauseabondo. Un odore di marcio, come di carne in decomposizione. Il tanfo della morte. Si alzò dal divano andando verso gli interruttori delle luci del salotto.
Accese le luci e quando si voltò la vide.
Era Annabelle, seduta sulla poltrona di fronte a lui.
La pelle olivastra, sembrava in putrefazione, la posizione rigida, lo fissava.
Rimase diversi minuti incredulo a guardarla.
Poi si avvicinò lentamente a lei e si gettò ai suoi piedi piangendo.
"Annabelle...... Oh mio Dio! Sei tu".
"Annabelle mi sei mancata da impazzire".
"Ti amo Annabelle, stavo diventando matto senza di te".
"Lo sapevo, sapevo che non potevi essere morta".
"Oh Dio, Annabelle ho sofferto così tanto senza di te, avevo paura di non poterti più vedere, di non poterti più toccare"
Lei intanto accarezzava Jacob, chino sulle sue ginocchia.
"No, no, non è possibile".
"Io ti ho vista".
"Eri lì morta sul pavimento".
"No, non può essere vero".
"Ti prego Annabelle, dì qualcosa, parlami amore, ti scongiuro".
Annabelle continuava ad accarezzare il viso del ragazzo che in attesa di risposte la fissava incredulo.
Poi parlò con una voce stridula e fastidiosa.
"Anche tu hai una bella pelle. Morbida e profumata. Credo che per un po' andrà bene. Sarà un piacere indossarla".
Il cadavere di Jacob venne ritrovato due giorni più tardi.
Fu la quattordicesima vittima del killer.
La polizia fu chiamata dagli inquilini del palazzo a causa del forte puzzo proveniente dall'appartamento di Jacob. Il suo corpo straziato, come quello delle altre vittime, venne ritrovato deforme in una posa contorta, totalmente privo della sua pelle.

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