CAPITOLO 12.

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«Ti ho scritto almeno dieci messaggi fra ieri e oggi per avvisarti che avremmo aperto in anticipo», Lukas mi si para di fronte a braccio conserte appena poso la pianta del piede all'interno del locale. «Il tuo telefono è tipo quello dei bimbi, ha accesso solo a YouTube e cazzate varie?».

Mi lascio scappare un sospiro stanco. «Ho cambiato numero stamattina e non ho avuto tempo di avvisare nessuno di voi, mi dispiace».

Gli occhi freddi e calcolatori di Lukas mi studiano il viso, soffermandosi probabilmente sulle mie occhiaie scure e sul pallore del mio viso stanco. Erano due giorni che non dormivo; il mio cellulare aveva squillato incessantemente per chiamate o messaggi da parte di diversi numeri sconosciuti. Appena ne bloccavo uno, un'ora dopo ne spuntava già un altro. Era lui, lo sapevo.

«Sai, la notte è fatta per dormire. Dovresti farlo». Mi scruta a fondo e alza un sopracciglio con fare giudizioso. «O scopare, ma non penso sia il tuo caso. Potrebbe rilassarti però».

«Ci proverò», sospiro ancora e poi alzo lo sguardo. «A dormire intendo... proverò a dormire di più».

Le labbra sottili di Lukas si allungano leggermente in un ghigno malizioso, ma se le morde poco dopo per non dire qualcosa di esagerato. Poi incrocia le braccia al petto e se ne va, camminando verso il suo ufficio per rintanarsi dentro per tutto il resto della sua giornata lavorativa. Chissà che ci fa là dentro.

Cammino verso la stanza del personale e inizio a togliermi di dosso il cappotto, i guanti e il cappello, ma poi sbatto contro qualcosa di duro e che quasi mi fa inciampare. È la schiena di qualcuno. Alzo gli occhi e ne incrocio un paio chiari, sulle tonalità dell'azzurro e del verde, che inizialmente mi fissano divertiti. Poco dopo la preoccupazione gli vela lo sguardo.

Gli passo accanto sperando non faccia domande e inizio a posare le mie cose dentro il mio armadietto; oggi la stanza è piena e tutti sono qui. La cosa mi infastidisce, il loro vociferare mi aumenta il mal di testa e le battute di Christopher non mi divertono come fanno di solito. Ho l'umore sotto terra.

Tom si appoggia all'armadietto a fianco al mio con la spalla e mi fissa, percepisco il suo sguardo bruciarmi sotto pelle. Gli lancio un'occhiataccia, esortandolo a smetterla di guardarmi, ma lui non demorde.

«Ci siamo dimenticati le buone maniere a casa, fox?», il suo tono leggermente divertito mi infastidisce ancora di più.

«Le mie buone maniere sono non ucciderti solo perché mi stai respirando accanto quando ho l'umore sotto terra», ringhio. «Ti sto persino permettendo di parlarmi, vedi che brava?».

Un ghigno gli allunga le labbra. «È sicuramente qualcosa, ma salutare non sarebbe male».

«Ciao».

«Non mi piace come saluto». Si sporge in avanti e si picchietta il dito sulla guancia. «Salutami come si deve».

«Puoi scordartelo».

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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