CAPITOLO 9.

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C'è una sottile differenza fra la curiosità e l'invasione della privacy altrui. Ogni persona ha il diritto di mantenere private le proprie informazioni, come i dati personali, le conversazioni, o il luogo in cui si trova in un determinato momento. La pena per la violazione della privacy può variare da una multa a una detenzione fino a due anni in Svezia.

E io credo proprio di volermi prendere due anni sabbatici dalla mia vita abituale, perché mentre Viktor dorme beato nella sua stanza, io apro nuovamente quella maledetta porta. E mi infilo dentro la camera di Tommaso.

Girovago un po' in giro, anche se non c'è molto da osservare perché, come detto la scorsa volta, la sua stanza è molto anonima. Apro l'armadio senza aspettarmi molto e sto quasi per richiuderlo, ma gli occhi mi scivolano su uno zaino nascosto in basso, sotto un cumulo di vestiti scuri. Lo tiro fuori cautamente e lo apro.

Al suo interno c'è una pelliccia da krampus e il classico vestito scuro che indossano al di sotto. La mazza da baseball che gli avevo visto stringere la prima volta che lo avevo visto. Poi un pacco di salviette umidificate, un foglio stropicciato e ripiegato su sé stesso più volte. E un coltellino a serramanico che mi pare assai familiare.

Cerco l'articolo online della notizia della morte di quel ragazzo che aveva tentato di molestarmi e osservo le foto che sono state inserite al suo interno. Il coltellino a serramanico è identico a quello che ho fra le mani, con molta probabilità è proprio quello.

Non è difficile mettere i pezzi assieme, ma è difficile credere e convincermi che lui può aver fatto qualcosa del genere. Qualcosa di così violento.

Sento la porta all'entrata sbattere e mi gelo sul posto, poco dopo sento anche la voce di Tommaso che, come la scorsa volta, mi chiama e mi dice che è tornato a casa. Il cuore mi batte forte nel petto mentre mi guardo attorno per ragionare su una soluzione il più in fretta possibile.

«Mila?», mi richiama preoccupato. La sua voce è più vicina adesso e proviene dalle scale, riesco persino a sentire le sue scarpe battere sul legno ad ogni gradino che sale.

Impreco a bassa voce e infilo nuovamente tutto dentro allo zaino, ma non ho tempo di riaprire l'armadio e di nasconderlo di nuovo sotto il cumulo di vestiti in cui si trovava. L'unica cosa che riesco a fare è spingerlo sotto al letto con il piede, mentre la porta si apre e io mi sento il cuore in gola.

Tommaso mi guarda con occhi penetranti. «Che stai facendo nella mia camera?». Il suo tono è serio, mentre il suo sguardo vaga in giro per la stanza.

E poi il suo sguardo cade sulle mie scarpe. Dietro le mie scarpe, per l'esattezza. E io chiudo gli occhi, perché dannazione ci ha messo meno di un minuto a beccarmi. Il cuore, adesso, batte all'impazzata nel mio petto.

I suoi occhi risalgono sul mio viso e la sua espressione inizia a tramutarsi, dalla confusione alla delusione e, per ultimo, al fastidio. Un fastidio che presto diventa furia, mentre si avvicina e mi sposta di lato senza troppe cerimonie, tirando fuori il suo zaino.

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