CANDIDI

5 1 0
                                    

Partiamo sempre di notte, ma questa volta il tragitto è più corto, per cui non ci addormentiamo, ma ce ne stiamo in silenzio. Lui di fronte a me ed io di fronte a lui .

Dai Candidi, non è come dai Pacifici: gli edifici sono tutti attaccati e sono in bianco o nero.

Vicino al centro di controllo c'è il simbolo di una bilancia che rappresenta il peso delle parole. Sembra un posto in cui accadono cose molto brutte e forse non ho tutti i torti.

Una donna ci viene in contro e ci ordina di uscire immediatamente. Non sono molto cortesi, a differenza dei Pacifici. La donna ha una pistola nella tasca posteriore. Anche noi siamo armati, ma preferirei mantenere la calma e non cacciarmi nei guai.

Inoltre i Candidi sono abbastanza rigidi. Rispettano molto il governo e la legge, per cui per ogni sbaglio, anche il più piccolo, si può finire dietro le sbarre ed io non voglio perdere la mia libertà.

Quattro sembra come stesse per esplodere e ad un tratto mi rendo conto che accanto a noi si è formato un cerchio di Candidi. Lui si agita un po' e tira fuori la pistola, minacciando la donna e lei senza alcun timore spara la gamba di Quattro e lui cade a terra.

Con molta fretta lancio un coltello, mirando l'occhio della donna, Quattro Spara qualche guardia e finalmente entriamo dentro. Appena entriamo , c'è il capo Peter, che ci attende a braccia conserte, come se sapesse già che stavamo arrivando.

Peter è giovane, 24 anni, ha gli occhi a mandorla e chiari, capelli corti nel modo in cui li tagliano tutti i candidi, chiari, ricci e ha la pelle scura. Ha dei lineamenti che lo fanno sembrare un uomo di 40 anni. Conosco molto bene Peter, è un grande amico di mio padre ed io per lui sono come una figlia, perché andavo sempre a casa sua per giocare con la figlia. Ha uno sguardo arrabbiato e senza dire niente, ci fa cenno di seguirlo.

Io e Quattro ci scambiamo uno sguardo e un attimo dopo siamo nell'ufficio di Peter.

"Ciao Beatrice" mi dice con tono più dolce, "sono Greta" lo correggo.

"che vi è venuto in mente? Nel nome della legge dovrei subito sbattervi in carcere, ma oggi si fanno eccezioni. So perché sei venuta qui, ma non posso accontentarti. È venuto poco prima tuo padre, l'aveva preso lui la scatola, ma un Escluso l'ha sparato. Lui sta bene, solo qualche ferita, ma la scatola è stata rubata. Non puoi andare dagli Esclusi, sono in troppi, tutti armati e ne stanno approfittando della situazione per prendere in possesso il governo. Tranquilla, abbiamo telecamere che sorvegliano tutti i magazzini degli Esclusi, pare che la scatola si trovi nel magazzino995L. Non appena la situazione sarà meno pericolosa vi avvertiamo... ma vi avviso che anche noi siamo alla ricerca della scatola" dice.

In quanto Candido, dovremmo fidarci di lui, anche se c'è qualcosa che non mi convince.

Una cosa è certa: ancora una volta ho perso di vista mio padre.

Ora non ci resta che aspettare domattina per andare dagli Esclusi. Non ho intenzione di aspettare, soprattutto ora che tutti vogliono impossessarsi della scatola, non devo assolutamente perdere tempo.

Quattro ha l'aria stanca. Mi domando se vuole ancora aiutarmi o ha intenzione di ritornare dagli Intrepidi. Mi guarda, è combattuto, poi appoggia le labbra sulla mia fronte, proprio tra le sopracciglia. Io chiudo gli occhi. Sento il suo alito alla menta e la delicatezza delle sue labbra.

Non capisco questa cosa, qualunque cosa sia, ma non voglio rovinarla, per cui non dico niente. Lui non si muove e rimaniamo così, lui con le labbra premute contro la mia pelle e io con le mani intorno alla sua vita, per molto tempo. Poi, mi dice "sei carina Greta, mi piaci".

Probabilmente è la stanchezza che lo fa parlare, così ci dirigiamo dagli Intrepidi, per andare a dormire. Questa volta, non vado nella mia camera... Christina mi farebbe troppe domande e non ho la forza di rispondere, per cui vado nella stanza con Quattro. Io dormo nel suo letto, che ha un profumo maschile. La sua camera è più grande rispetto alla mia, è bianca. Fa freddo e dormiamo abbracciati.

Prima di addormentarmi, però , penso a Caleb. Quel ragazzo così timido, dolce e giocherellone che conoscevo una volta e che ora non c'è più. Mio fratello da piccolo era una peste. Litigavamo quasi sempre, ma ci volevamo bene. Lui faceva l'angelo con gli adulti e il diavolo con me e gli altri bambini. Nessuno lo sopportava quando faceva così.

Un giorno stavo facendo il bucato, quando ad un tratto viene lui, mi spaventa e io faccio cadere la vaschetta per terra, così mia mamma mi mise in punizione per una settimana.

Man mano cresceva, però, diventava più responsabile e maturo.

Mi ricordo quella volta in cui un Intrepido mi voleva prendere a botte solo perché io non volevo dirgli il mio nome... Caleb si mise in mezzo, diede una bella lezione a quel pagliaccio che picchiava le ragazzine, ma purtroppo venne rimproverato dai miei genitori, perché non voleva che si usasse la violenza per difendersi.

Secondo gli Abneganti, è più importante la vita altrui della propria...

Secondo loro, tu non hai il diritto di decidere per gli altri o fare cose brutte come ucciderli, devi solo aiutarli e saremo ricompensati quando arriveremo tra le braccia del signore.

Mi manca la mia famiglia e gli usi degli Abneganti, anche se quando ero li non ce la facevo più.

la scatola della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora