Capitolo 7

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PASTA FATTA IN CASA

L'uomo si avvicinò a me, stringendomi forte la mano prima di muovere ritmicamente la spalla per accompagnare il gesto.

«Bene Louis, puoi considerarti assunto da, ecco... adesso».

Il signor Fox mi regalò quasi uno sguardo incoraggiante mentre dentro di me cresceva una sensazione mai provata: un perfetto cocktail di entusiasmo e soprattutto eccitazione, dominate però dalla sete di potere.

Avrei avuto Peggie in mia balia, sottoposta al mio controllo, sorvegliata in ogni minimo movimento.

«Devi promettermi una cosa» sussurrò mentre allentò la presa della sua mano. «Dimmi, anzi, giurami che proteggerai mia figlia. La sua situazione è un po' particolare, quindi è fragile come una fogliolina. Vero, lupacchiotta?» mi spiegò il padre della stronzetta di fronte a me, che aveva repentinamente calato gli occhi sulle sue mani ossute.

«Papà, ti prego», lo richiamò, e percepii una lieve nota di imbarazzo nelle sue parole. Oh, Peggie Fox era puro divertimento.

Gli occhi di Peggie si mossero spaventati dalla figura dell'uomo al mio volto, come in cerca di una risposta che, però, io non ero in grado di darle.

Strinse in un pugno il tessuto del cuscino accanto a lei, cercando di farlo apparire come un'azione naturale.

Guardai incerto la ragazza, rivolgendo uno sguardo di finta docilità al volto del signor Fox, che sembrava piuttosto teso. Da quanto avevo capito dalle parole che ero riuscito a captare, appoggiandomi alla porta in legno della cucina della mia nuova casa, la famiglia Fox non se la doveva passare proprio al meglio. Però, nonostante questo, sia le figlie che il padre portavano aggrappata al petto con fierezza una grande dignità. Fortunatamente, però, la loro situazione stava rapidamente migliorando da quando alla ditta del signor Fox erano affluiti più acquirenti e co-proprietari.

Spalancai le labbra,inarcandole ed alzando le sopracciglia, ridendo sotto i baffi per non far trasparire le mie insicurezze.

«Oh, può star certo, signor Fox, che nessuno torcerà un capello alla sua lupacchiotta. E chi proverà a farlo dovrà vedersela con me» lo rassicurai. Peggie mi rubò uno sguardo di sottecchi, ancorandolo poi sulle sue scarpe da ginnastica rosa che a prima vista sembravano nuove.

Dio, era ridicolo solamente pensare quelle parole. Ed io sapevo divertirmi con le mie marionette.

Notai i suoi lineamenti distendersi, si fidava evidentemente di me, cosa che mi rassicurò instantaneamente. Ero stato un bravo attore fin dai tempi delle recite alle elementari, e nessuno poteva biasimarmi, perché la maggior parte delle volte non riuscivano a capire quando mentissi o dicessi la verità. Ed il bello era che a volte non ci riuscivo neanch'io.

Era come se fossero stati plasmati tre lati di me, uno ironico ed intollerante al mondo, un altro falso ed ingannatore. Ed un terzo, che avevo conosciuto solamente poche volte. Un Louis innamorato, il "me" più sgradevole che, nonostante tutto, riusciva a prendere il sopravvento sugli altri due.

Quando mentivo, si plasmavano il mio lato ironico e falso, talmente bene a volte da far si che quelle parole impure facessero parte di me.

«Bene ragazzo, così ti voglio» commentò, soddisfatto.

L'uomo colpì ripetutamente la mia spalla in segno di incoraggiamento, mentre Peggie assisteva alla scena con un'aria più sommessa che sconvolta.

Prima che potessi cominciare a parlare, giunse alle mio orecchie di nuovo il suo tono possente.

«Per la paga, ti va bene trenta sterline alla settimana? Sono poche, ma diciamo che sei a due passi da casa tua, le mie ragazze sono ormai autosufficienti e... »

Shy || L.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora