capitolo 5

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Ed è così, esattamente così che iniziò la mia amicizia con Daryl Patterson. La settimana che venne stetti a pranzo e a ricreazione con lui fino al ritorno di Jennifer dalla sua influenza. Era una strana amicizia poiché poche volte ci vedevamo. Magari ci trovavamo in sala mensa o all'uscita ma quei momenti restavamo a parlare per ore. Alcuni pomeriggi li passavo con lui dopo la scuola e ben presto iniziai a scoprire tante cose sul suo passato. Mi raccontò molto della sua vita ma quello che mi segno di più fu quando gli chiesi di suo padre. Ne raccontava con un'aria di disprezzo e cattiveria ma potevo biasimarlo. Ebbene il padre aveva abbandonato sua madre quando lei scoprì di avere un cancro. La lasciò con Daryl ancora piccolo, la lasciò come fosse un'oggetto, senz'anima. Mi chiedevo perché esistessero persone che non avevano pietà. Il cuore batte ma non sempre sembra funzionare nel modo giusto. Era così in certe persone, non avevano, o almeno dimostravano di non avere sentimenti. Anche se non so bene dove partano i sentimenti se siano uno stato mentale di cui la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione di un'individuo a situazioni in cui si rende necessaria oppure semplicemente un velo che ricopriva il nostro corpo. Qualcosa di più profondo che neanche un'essere umano poteva capire. Me lo chiedevo sopratutto quando vidi Daryl parlare di suo padre, Edward Hall. I suoi occhi illuminarsi di odio profondo e il suo sguardo emanava vendetta. Era esattamente lo stesso sguardo che avevo io quando parlavo della morte di io padre, del suo assassino. Ma cosa voleva veramente significare questa vendetta che entrambi provavamo. Un'avvertimento, una semplice emozione. Era così fastidioso pensarci e non ritrarne una risposta. Così tanto da arrendermi alla conclusione che non lo sapevo e probabilmente non l'avrei mai saputo. Ma la vendetta credo sia la parte più importante di questa mia piccola storia. E' così che mi ritrovai una sera camminando per le strade dell'inquinata e confusionaria Boston. Ero andata a fare un giro dopo cena. Mia madre non c'era a casa, come sempre e io mi sono ritrovata sola a fare una passeggiata. Le persone camminavano: chi tranquille chi con fretta nei marciapiedi. Macchine che andavano veloci sulla strada. Il tutto era circondato da luci dei lampioni o dei bar e negozi. non tirava un filo d'aria e mentre la gente passeggiava accompagnata io ero sola con le mie cuffie nelle orecchie. Non mi pento di essere uscita poiché se non fossi uscita non sarebbe successo tutto questo e io molto probabilmente non sarei qui a raccontarvi questa strana storia. Camminando mi ritrovai sola in mezzo alla strada. Ero completamente sola e poche luci dei lampioni incorniciavano la strada. In uno stretto vicolo che era incrociato con la strada dove io stavo passeggiando vidi da dietro una persona famigliare. Mi levai le cuffie e osservandolo attentamente nel buio cercai di capire se fosse proprio Daryl. Mi stavo chiedendo cosa ci facesse lì ma prima di avvicinarmi alla persona per assicurarmi che fosse lui vidi un uomo sui 40 anni, aveva la barba piuttosto lunga, sbucò da dietro un cassonetto e lo aggredii. Gli tappo la bocca e tirò fuori un coltello molto appuntito. Lo portò alla gola dell'uomo che ben presto notai che fu proprio Daryl Patterson. Mi nascosi dietro un muro ma continuai a osservare tirai fuori il telefono frettolosamente. Le mani mi tremavano, il cuore batteva veloce e il mio respiro si fece più intenso e lento. Fu di mia spontanea volontà prendere il cellulare per chiamare la polizia. Nel frattempo vidi l'uomo dire silenziosamente

-Dammi tutto o muori- Daryl si agitava per liberarsi ed io rimasi li a osservare. Ero così scioccata e agitata che non riuscii a chiamare la polizia in tempo che vidi Daryl liberarsi prendere per la gola l'uomo. la sua mano stringeva sempre più forte fino a fargli cadere l'arma. Daryl lo spinse contro il muro. I suoi occhi erano scuri, diventarono quasi neri e il suo sguardo era spaventato ma arrabbiato. Non si sentì neanche i suoi respiri poiché con fretta prese il coltello. L'uomo era a terra con la schiena appoggiata al muro che cercava di respirare ma sopratutto di resistere ma non ce la fece. Daryl si avvicino e con forza gli diede una coltellata all'altezza dello stomaco. Nonostante era buio potevo vedere la lama luccicare e figure nere.Fu violento come se uno sfogo di una vita fosse finalmente fuori. Tirò fuori il coltello sporco di un rosso scuro che gocciolava a terra. L'uomo fece tanti gemiti di dolere poiché era nonostante ciò ancora vivo. Mise velocemente le mani sulla ferita comprimendola. Il sangue uscì fuori dal corpo sporcando tutti gli abiti di Daryl e quelli dell'uomo.Gli diede un'altra coltellata all'altezza del cuore uccidendolo definitivamente. Ero tremendamente scioccata e anche lui. I suoi occhi si spalancarono, il suo respiro si fece veloce fece cascare il coltello e indietreggiò cadendo per terra dove il sangue sporcava la pavimentazione. Appoggiò la schiena sul muro che rimase china. Guardò le sue mani che ormai erano rosse le appoggiò sulle gambe e guardò davanti a se dove un corpo senza vita lo osservava con la testa inclinata. In quel momento di grande confusione io ero ancora nascosta dietro il muro con in mano il telefono e non s perché ma in quell'attimo andai sulla telecamera del telefono e silenziosamente feci una foto. Non capii come mai, forse per paura, per denunciarla alla polizia.Non so bene cosa mi passò per la mente ma fu così che Daryl Patterson ebbe ucciso una persona.Corsi via a casa mi chiusi in camera e tramante mi sdraiai sul letto cercando di riprendermi.

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