Capitolo 8 - Cascate Paradiso - Perché? - Parte II

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[Dimble Woods= https://www.youtube.com/watch?v=TJpj2ANhheI ]

"Umpf, stupidi Disaster."

Questa volta Lea era riuscito a sconfiggere i tre Disaster che gli si erano parati davanti, ma con non poche ferite. Il problema, in quel momento, era come raggiungere la sua compagna, che era rimasta isolata da lui.

"Forse con i comunicatori..."
Si portò una mano all'orecchio e provò a contattarla, ma l'unico suono che emise l'apparecchio fu un lungo e acuto statico.
"Dannazione!" Sbraitò lui: aveva perso qualunque tipo di contatto con White e in più non sapeva minimamente dove si trovava.
Sbuffò imbufalito, incominciando a cercare una via per ritornare allo spiazzo dove avevano trovato Crisis. Ma ovviamente si era dimenticato dell'esperienza di prima, quando aveva incontrato i primi Disaster, e quindi si perse ancora di più dentro quella fitta foresta.
"Dannazione a me e alla mia maledetta testa." Esclamò tra sè e sè, mentre passava attraverso un cespuglio.
Ad un certo punto, però, Lea vide un'ombra muoversi tra le foglie della foresta: e se fossero stati degli altri Disaster? Si avvicinò con cautela al luogo dove aveva visto l'ombra, evocando nuovamente il suo Keyblade, cercando di non produrre alcun rumore. All'improvviso qualcosa gli si gettò contro, facendolo cadere con la schiena per terra. Lea gridò, preso dalla paura, mentre il "qualcosa" che gli si era gettato contro emise, a sua volta, un gridolino acuto. Il ragazzo osservò meglio cosa gli era caduto addosso: era un enorme uccello!
"Ma che diavolo...?"
L'uccello aveva un piumaggio variopinto, con il colore blu scuro che predominava sugli altri, un lungo becco giallo dalla punta rossa, e tre piccole piume, molto simili a quelle del pavone, dietro la testa. L'uccello strillò nuovamente contro il volto di Lea, mentre da dietro incominciavano a sentirsi dei passi.
"Kevin! Kevin! Dove sei finito?"
L'enorme uccello, che doveva essere Kevin, emise un gridolino entusiastico, attirando chi l'aveva chiamato. Dalle fronde della foresta comparì un bambino cicciotello, con i capelli e gli occhi scuri, che indossava un capello e una divisa gialla da scout piena zeppa di spille e portava dietro di sè un grande zaino, pieno fino all'orlo, attaccato ad un lungo filo verde.
"Kevin! Ti ho cercato dappertutto!" Il bambino notò che c'era anche Lea. "Buongiorno signore!"
Il bambino non realizzò subito che Kevin stava schiacciando Lea, ma dopo pochi secondi sul suo viso comparì un' espressione di sorpresa.
"Kevin, togliti subito da sopra al signore!"
Il grosso uccello emise un altro gridolino e si tolse da sopra al ragazzo. Lea inspirò profondamente e si rialzò a fatica.
"Pensavo di non farcela!" Disse lui, affanosamente.
"Mi scusi signore, ma a Kevin non piacciono molto gli estranei!"
Il bambino prese la mano di Lea e incominciò a scuoterla con forza.
"Molto piacere, io sono Russell!"
"C-ciao Russell..." salutò Lea, non poco confuso. Che ci faceva un bambino da solo in una foresta?
"Russell, muoviamoci! Non possiamo perdere tempo per..."
Dallo stesso cespuglio da cui era uscito Kevin, spuntò un'altra persona: questa volta era un uomo anziano sulla settantina, capelli bianchi tirati all'indietro, una faccia bianca rugosa con un grosso naso, vestito con un giubboto marrone con una maglia bianca e con dei pantaloncini dello stesso colore. In quel momento stava guardando accigliato Lea, muovendo lo sguardo da Lea a Russell, da Russell a Kevin e viceversa.
"Lui è il signor Fredricksen! Saluti signor Fredricksen!"
Di tutta risposta l'uomò sbuffò sonoramente, avvicinandosi a Lea con il suo bastone.
"Dov'è il cane?" Chiese lui, con un tono molto poco gentile.
Russell non ebbe il tempo di rispondere che un cane col pelo giallo uscì da dietro Kevin, scondizzolando e correndo intorno a Lea.
"Oh, eccoti qui Doug!" Esclamò Russell, accarezzando la testa del cane.
"Che bel cane..." disse Lea, poco convinto dalle sue stesse parole.
"Ciao!"
Il ragazzo balzò all'indietro spaventato, rischiando di cadere per terra e di avere un infarto: il cane aveva parlato!
"I-il cane... parla!"
"Giá!" Rispose tranquillamente Russell, continuando ad accarezzare Doug.
"Ciao, io sono Doug, ti ho appena conosciuto e ti voglio giá bene!" Esclamò il cane, saltando in grembo a Lea.
Per i 10 secondi successivi la testa di Lea fece la conoscenza di un tronco di una palma.
"Ma qual'è il suo problema...?" Brontolò il vecchio, incominciando a tirare la corda che aveva attaccato alla vita.
"Ok... ricapitoliamo!" Disse Lea, sbattendo i palmi come se stesse pregando. "C'è un uccello gigante tecnicolor..."
"Un beccaccino!" Puntualizzò Russell.
"... come vuoi, un boy-scout, un vecchio. .. E UN CANE CHE PARLA?!"
"Già... e ora arrivederci, abbiamo del lavoro da fare." Brontolò nuovamente il vecchio, sul punto di andarsene.
"Ma signor Fredicksen! Non possiamo lasciare questo signore da solo!" Esclamò Russell, indicando Lea.
"La foresta è piccola, riuscirà sicuramente a cavarsela." borbottò lui nuovamente, incominciando ad andarsene, ma Lea lo prese per un braccio e lo fermò.
"La prego signor Fredricksen, ho bisogno del suo aiuto. In questa foresta c'è anche una mia amica che in questo momento potrebbe essere gravemente ferita... o anche peggio!"
Il vecchio lo squadrò dalla testa ai piedi, con un occhiata poco convinta.
"La prego. Non lo faccia per me, ma almeno pensi all'incolumitá di quella ragazza!" Lo suppliccò Lea.
L'uomo sospirò e alzò il suo bastone all'aria.
"E va bene! Ma muoviamoci, altrimenti i palloncini che sorreggono la casa scoppieranno prima ancora di arrivare alle cascate Paradiso."
Lea non ebbe neanche il tempo di chiedersi che cosa volesse dire l'uomo che la vide: un enorme casa in legno sorretta da un centinaio o più di palloncini. Lea rimase letteralmente a bocca aperta guardando la casa volante: com'era mai possibile?
"E allora?" Domandò il vecchio, scuotendolo. "Vogliamo rimanere lì tutto il giorno oppure andiamo a cercare la tua amica?"

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