I raggi del sole che filtravano dal piccolo spiraglio della mia finestra mi svegliarono dolcemente. Erano le nove del mattino e avrei dovuto chiamare Melissa per avvertirla che sarei stata via per due settimane. Dopo la chiamata mi rifugiai letteralmente sotto la doccia pensando e ripensando a quello che fra poche ore avrebbe fatto avverare il mio peggior incubo. Mi asciugai i capelli e infilai un vestitino grigio con le mie adorabili Vans nere, presi la valigia e iniziai a infilare vestiti e altre cianfrusaglie per il viaggio. Andai in cucina e gli altri erano già svegli e pronti per la partenza. "Buongiorno" dissi con dolcezza entrando in cucina. Tutti si voltarono e sorrisero. "Il volo é all'una quindi direi che dopo colazione partiamo subito per l'aeroporto" annunciò Manuel a gran voce. "Quindi avete deciso di seguirmi anche questa volta". "Ovviamente! Stamane i tuoi vecchi amici ci hanno raccontato il perché della loro visita improvvisa e decisamente abbiamo deciso di seguirti, non ti abbandoneremo mai sei la nostra più cara amica e questo lo sai" disse quasi urlando Manuel e accennando una smorfia per farmi capire che quelle parole l'avevano offeso. A quelle parole annuii e alzai le mani in segno di resa. " E con il lavoro come farete?" urlai spaventando tutti involontariamente. "Calmati, abbiamo già chiamato Melissa e ci siamo presi, proprio come te, le nostre due meritate settimane di ferie dopo anni. Lei ha accetato. Quindi No Problem" fece un occhiolino e questo mi tranquillizzò di più. Caricammo le valigie in auto e partimmo.
In me che non si dica stavamo già sbarcando all'aeroporto di Fiumicino. Direzione Latina.
Fissai il paesaggio fuori dal finestrino e ad un tratto quello che vidi iniziò a colmare la mia mente di ricordi. Quelle strade, quei palazzi, quel verde, quei negozi mi ricordavano qualcosa, mi ricordavano chi ero una volta. Quell'adolescente che passeggiava tranquilla e spensierata per le vie della città insieme ai suoi più cari amici riaffievoliva nella mia mente. Niente era cambiato. Era tutto proprio come tanti anni fa. Mi mancava quel posto, quella città, quella era la mia vecchia vita, quella ero io e in quelle strade c'era scritta la mia vita, la mia storia. E pensare che ben presto sarei tornata a scriverla a piccoli passi mi spaventava a morte. Però dovevo farmi coraggio e cercare di andare avanti e capire come di nuovo ero sprofondata in quest'incubo.
Scaricammo gli altri nelle rispettive dimore ed io e Riccardo rimanemmo soli in auto diretti verso casa mia. Il silenzio accompagnava il nostro imbarazzo. "Sai, é stato difficile per me venirti a cercare. Venire laggiù. Non ti vedevo da tanto e non ti ho mai chiesto scusa per quello che accadde tanti anni fa." disse con tono cupo. "Non ti preoccupare, sono andata avanti ormai. É passato tutto." risposi con convinzione. "Dalla tua reazione alla nostra vista non sembrava anzi eri parecchio sconvolta."
"Ero sconvolta perché mi aspettavo di incontrare tutti all'infuori di vuoi, infondo dopo quello che é successo come potevo pensare che potevate rifarvi vivi." dissi accennando un tono di rabbia misto al dolore. Prima ancora che potesse ribattere accostò al cancello di casa mia. Scesi dalla macchina e lo salutai con un sorriso ringraziandolo per il passaggio.
"Domani per le dieci passo a prenderti e andiamo in ospedale" e con queste parole sfrecció via in pochi secondi.Entrai in quella vecchia e umile dimora. La mia casa. Quanto mi era mancata. I miei genitori mi accolsero a braccia aperte come al solito e mia madre iniziò subito a mettersi al lavoro per la la cena. Improvvisamente una vocina che avrei riconosciuto tra mille catturò la mia attenzione. Il mio nipotino, Corradino, mi saltò letteralmente addosso. Iniziai a riempirlo di baci e a stringerlo sempre più forte. Fui però interrotta dall'arrivo di mia sorella, Natascha, solita biondona magra e dagli occhi stanchi, e di suo marito, Giuseppe, solito ciocciotto basso e dai capelli neri come la pece. Mi abbracciarono fragorosamente e quello fu il più bel rientro a casa di sempre. Questa era l'unica nota postiva che mi avrebbe permesso di svagarmi un po' e di cercare di non pensare a quello che sarebbe successo il mattino seguente.
Dopo la cena mi buttai letteralmente a pesce sul mio letto. Mi era mancato tanto. E in pochi istanti mi addormentai. E il giorno che temevo di affrontare da una vita. L'incubo di rivedere quel viso e quegli occhi diversi mi perseguitó per l'intera notte.
Ciao a tutti! Io sono Noemi..questa é la prima storia che scrivo e spero veramente che vi piacerà. Fin ad ora la storia si incentra sulla vita di Noemi, la proragonista, e sui misteri che la circondano. Come avete notato la protagonista ha il mio stesso nome proprio perché io mi rispecchio molto in lei e nella storia che ben presto vivrà e per questo ho deciso di darle il mio nome. La storia é totalmente inventata e non é mai accaduta realmente l'unica cosa che racconterò e che ho veramente vissuto nella mia vita ve la svelerò alla fine del libro. Scusate per i capitoli troppo corti e per gli errori grammaticali ma sto ancora cercando di mettere insieme le idee.
Ps. Nei prossimi capitoli ci saranno tante rivelazioni sul passato di Noemi. Ma per conoscere bene il vero Andrea e il vero segreto che li accumuna dovrete aspettare ancora un po'Grazie a chi leggerà la mia storia!
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RACCONTAMI DI NOI
RomanceI suoi occhi mi guardavano proprio come tanti anni fa, con rabbia e delusione. E il suo viso continuava a confondermi. "Stai scappando di nuovo" urlò mentre una lacrima iniziava a rigargli il viso. Non l'avevo mai visto piangere ma conoscevo quegli...