CAPITOLO 3

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Non potevo lasciarli per strada o in un sudicio hotel della città, così decisi di proporre loro di restare per la notte a casa da me, in fondo eravamo amici.  All'inizio tentennarono alla mia richiesta ma accettarono  subito dopo. "Aspettatemi qui, vado a chiamare gli altri e poi andiamo a casa tutti insieme". Annuirono all'unisono e così mi incamminai da Manuel e Roberta che erano ancora in pista, e  gli feci cenno con la mano di andare.  Mi guardarono per qualche secondo e dopo poco me li ritrovai alle calcagne impazienti, come i soliti pettegoli, di sapere cosa stesse accadendo. Dissi loro di non fare domande e insieme ci dileguammo dalla discoteca per raggiungere gli altri. 

Arrivammo a casa in un piccolo appartamentino in stile moderno che affacciava lungo le sponde di un fiume, salimmo la ripida scalinata illuminata da piccole luci soffuse e attraversammo il pianerottolo. Davanti a noi un portone bianco con decorazioni dorati ci aprì la vista a quella che io chiamavo casa. Un enorme salone immerso nei colori del bianco e del nero posava sul lato destro della stanza e sulla sinistra una porta conduceva direttamente alla piccola cucina color mogano con al centro un piccolo tavolo ornato da un cesto di frutta. Facemmo strada agli ospiti e li conducemmo direttamente nella loro stanza. Era una piccola camera  con un letto a castello e un armadio tutt'intorno e affianco un altro letto singolo e un comodino all'estremità. Il tutto era immerso nei colori del legno con trapunte e coperte sulle tonalità dell'azzurro con una piccola lampada che riprendeva il colore cristallino del lampadario. 

"Questa è la vostra stanza per la notte" dissi loro con ospitalità. Mi sorrisero e io gli indicai una porta lungo la camera, "quello invece è il vostro bagno" dissi accennando un sorriso a mia volta. Così Gabriela allungò la mano verso la maniglia e aprì la porta. C'era una piccola doccia, un lavabo, un water e un piccolo mobile alla sinistra del lavabo. Si affacciò curiosa e poi richiuse la porta voltandosi verso di me. " Grazie per l'ospitalità" disse con dolcezza. Annuii sorridendo e mi dileguai nella mia camera da letto. Feci una lunga doccia e poi mi stesi sul mio letto. Acchiappai le cuffie e mi immersi letteralmente nelle mia musica. La musica era la mia scappatoia, era la mia droga e la mia ossessione. Se avessi potuto avrei ascoltato musica tutto il giorno tutti i giorni. Quelle note, quelle melodie e quelle parole mi trasportavano in un altro mondo e i miei pensieri viaggiavano nella mia mente, catturavano i ricordi e scavavano nel profondo. Quella sera tutto era confuso i ricordi mi facevano male, erano ricordi che avevo cercato di dimenticare, di eliminare ed  ora tornavano ogni secondo, ogni volta che chiudevo gli occhi o che li riaprivo. Tutto ciò mi faceva paura, tutto ciò mi struggeva dentro. Fra poche ore sarei tornata a quella vita che avevo lasciato alle spalle, quella che mi aveva spezzato il cuore e distrutto completamente. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare la realtà da cui cercavo di scappare da anni e ritornare a combattere. 

Ed ora dovevo combattere per me stessa e probabilmente per la persona che tanti anni fa avevo amato più della mia vita e per cui avrei dato la mia vita. Anche se stavolta avrei combattuto da sola perché lui non era più come una volta, ora dormiva e probabilmente non avrebbe mai più aperto quegli occhi, quegli occhi che io non avevo mai dimenticato. 

Ciò che mi colpiva di più era il motivo per cui avessero bisogno di me?! Proprio di me. Non avevamo contatti da anni e non riuscivo a capire. Questo mi tormentava e continuò a tormentarmi per tutta la notte. Finché i miei occhi non cedettero alla stanchezza e mi addormentai dolcemente tra mille dubbi e mille pensieri e tra il piccolo ricordo della nostra storia che sarebbe tornato a tormentarmi ben presto.

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