3. Una nuova me

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Ora che ho perso entrambi i genitori che ne sarà di me?
Sento il cuore che si contorce.
È un dolore che non comprendo.

Bussano alla porta, non riesco a riconoscere il bussare ma al momento non è importante.
Stavolta apro, e mi trovo davanti un uomo alto e magrissimo.
<<E lei chi è?>> chiedo.
<<Agente Brown, mandato dal governatore.
Devo portarla in un luogo sicuro, faccia le valigie e venga in auto.
Cynthia Merinder la ospiterà fino a quando non sarà fuori pericolo e, nel caso che lei non lo sapesse, è sua zia, sorella di sua madre.
Non c'è tempo per spiegare altro qui, l'attentato è stato così ben studiato che non si hanno certezze su possibili secondi bersagli>>.

Sta succedendo tutto così in fretta.
Prima di seguire l'uomo mi sono fatta mostrare tutti i documenti, nonostante non ci capisca molto, per accertarmi della sua identità.
<<Signorina capisce che rischia la vita stando qui? Dovrebbe darsi una mossa>> afferma in tono brusco.
<<Anche se ha paura, non si preoccupi, non sarà per molto>>.
Ha ragione, ma non è facile.
Preparo le valigie più in fretta che posso ma quando arrivo alla porta l'agente esclama <<Se pensa che tutte quelle valigie ci stiano in macchina si sbaglia... ne prenda solo una con lo stretto necessario>>.
<<Definisca stretto necessario>>.
Non risponde.

Allibita prendo la valigia con le mie amate scarpe e qualche vestito.
Durante il viaggio in macchina chiedo a Brown dove abiti mia zia.
<<Huntsville, Texas.
È un'interessante cittadella con tanto verde, ti piacerà>>.
Diciamo che, nulla togliendo alla natura, preferisco grattacieli e centri commerciali.
Non so quanto mi ci veda a vivere in un sottoborgo.

<<Oh mi sono dimenticato, tenga>>. Dalla tasca della macchina estrae un libretto con una carta d'identità all'interno.
<<Questa sarà per un po' la sua nuova identità. È portata per la recitazione?>>.
<<Clary Wilson? Non sapevo di essere stata presa nel cast di Dr. House>>.
Scoppia in una risata.
Ma la mia è un'ironia isterica, sono esterrefatta.
<<È venuta a contatto con individui sospetti ultimamente>>
Lo guardo storto.
<<No>>
<<Ne è sicura? È molto importante.
Quindi non ha nemmeno ricevuto chiamate particolari o qualcosa di cui dovrei tener conto?>>
<<Per Dio no! Che ansia!>>.
Questo domandare inizia a darmi sui nervi.
Come se fossi una che si fa fregare con un nonnulla.
<<Comunque è un cognome banale>>
<<Bhe sopporti almeno per un po' e magari ci si abituerà>>
dice senza riuscire a nascondere un piccolo sorriso, probabilmente dovuto al mio sfogo momentaneo.
Gli tiro un'occhiataccia e mi addormento ascoltando la musica.

<<Signorina siamo arrivati>>.
Inizio a stiracchiarmi e sbadigliare.
<<Come? Ma dov'è la casa? Non la vedo>> dico ancora assonnata con gli occhi aperti a metà.
<<Là>> dice indicando una casetta tra gli alberi in fondo al viale.
<<Ahahaha, ma quella è una capanna non una casa>>.
<<Solo perché è abituata a vivere nel lusso non vuol dire che non possa vivere in una semplice casa di campagna>>.
<<Ah quindi non era uno scherzo?>> mi viene un calo di pressione.
La macchina si ferma.
Una donna apre la portiera per prendermi e stritolarmi in un abbraccio.
Suppongo sia lei Cynthia.
<<Ma quanto sei cresciuta tesoro, ti ricordi di me? L'ultima volta che ti ho visto sapevi camminare appena, e guarda ora!>>.
Ma quanta confidenza si prende? Siamo della stessa famiglia, ma io non ti conosco.
E poi sembra un via di mezzo tra una hippie e una dark anni 80.
<<Comunque, com'è andato il viaggio?>>.
Non ho voglia sinceramente di parlare di quanto mi sento esausta, stressata e depressa.
Credo che non mi serva un altro interrogatorio, nonostante stia cercando di farmi sentire meglio e ben voluta.
<<Non c'è fretta cara, intanto porta la valigia in casa>>
Annuisco con un sorriso che fa trasparire la mia attuale confusione e la seguo dentro.

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