Capitolo 1

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Anno 2094


 La tempesta si scatenò nella notte. I lampi squarciavano i cieli mentre i tuoni fendevano l'aria. Walter non oppose resistenza alle terribili raffiche di vento che lo attraversavano. A passo svelto e scomposto filò tra le vie notturne del quartiere incappucciato così tanto da nascondere il volto e con un cappotto lungo nero da confondersi con il buio della sera.

Un'ombra.

Per un attimo incespicò e credette di cadere mentre i piedi affondavano nell'acqua delle pozzanghere mista a liquami fuoriuscenti dalla fognatura. Il lezzo nauseabondo lo investì interamente. Non resistette alla nausea e, ancora in bilico, picchiato brutalmente dalla pioggia, si piegò e rimise l'anima.

Non seppe quanto tempo passò affinché i conati di vomito cessassero,affinché tutto il marcio di quella sera fuoriuscisse completamente dal suo corpo.

Ancor dolorante al costato e sfiatato, Walter si lavò via dalla bocca il gusto aspro dei succhi gastrici e dell'alcol con l'acqua cadente dal cielo.

Quandosi rimise in marcia verso casa costeggiava le mura dei palazzi appoggiandosi un passo alla volta, la vista annebbiata non lo aiutò e le gambe parevano pesare tonnellate.

Da quanto tempo camminava? Mezz'ora? Un'ora? Era un viaggio di ritorno verso la sua dimora, ma da dove? Rabbrividì al pensiero che la sua mente già lo stesse abbandonando.

Ilterrore misto all'incredulità lo assalì quando a un paio di metri di distanza da dove si trovava vide una figura bassa e tozzacompletamente immobile.

Una bimba dai capelli rossicci, con in mano una girandola, che fissava il muro di un palazzo, investita dalla tempesta.

Capì immediatamente. Non era il muro in sé, ma i manifesti che vi erano appiccicati sopra. Non erano tutti uguali, Walter li conosceva così bene da esserne annoiato. Alcuni riportavano su uno sfondo verde cinque sagome di uomini che indicavano minacciosamente quella che voleva essere una folla. Questa marasma nera correva e si dimenava,impietrita dalla paura. Il tutto era accompagnato da una scritta:SALVA IL MONDO E PROGREDISCI, oppure LA SCIENZA E' VITA, LODE AL LEVIATANO, su altri manifesti.

Non ebbe il tempo di pensare che Walter, ormai, le fu così vicino da poterla toccare. Istintivamente pensò di scalciarla o spintonarla,ma un senso di angoscia lo bloccò. La bambina sembrò non essersi accorta della sua presenza e continuava a fissare il muro tenendo stretta la girandola. Indossava un lungo maglioncino verde scuro chele arrivava sino alle ginocchia, portando dei stivaletti di gomma immersi per metà nell'acqua.

E quella girandola, Walter la stava fissando da troppo tempo sconcertato, non girava. Per un attimo pensò addirittura che fosse asciutta, come se una qualche forza magnetica agisse intorno a quell'oggetto impedendogli di bagnarsi.

Era l'alcol? Si, sicuramente. Eppure la stranezza nell'assistere a quella situazione non lo tranquillizzò per nulla. Era impensabile e assurdo il soggetto stesso che stava contemplando: da quanti anni non vedeva una bambina con una girandola in mano? Sorse il dubbio se ne avesse mai vista una in tutta la sua vita.

Senza pensarci troppo Walter le chiese cosa stesse succedendo e che cosa ci facesse tutta sola, che era la domanda più ovvia che potesse farle.La voce che gli uscì era scomposta e tremante per il freddo e non poté fare a meno di sentirsi alquanto ridicolo se fosse stato tutto frutto della sua immaginazione; cosa ben più confortante e,facilmente passabile come un incubo durante il sonno.

La bambina si girò di scatto, innervosita, e lo fissò. I suoi occhi erano completamente neri. In quelle fossette minuscole Walter non riuscì a distinguere un barlume di luce. Le labbra, dapprima serrate, tanto che i contorni parevano inesistenti, diedero forma a una smorfia orrenda mettendo in risalto una mostruosa fila di denti aguzzi che sembrò una accozzaglia di tanti pezzi di ferro acuminati.

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