Era tutto così semplice. Nubi umide fuggivano all'orizzonte, mentre il sole mattutino asciugava le spighe di grano piegate dal vento. Nessun rumore d'auto, né le incessanti parate dei soldati. Il silenzio di quel giorno era ritmato dal canto dei grilli. Nessuna puzza discarico, solo l'odore pungente dell'erba bagnata.
Akil amava quell'odore, così naturale da fargli dimenticare la stanchezza. Immerso fino alla vita, nei vasti campi, affondava con forza la zappa insieme a quella del suo padrone nel terreno morbido.Quest'ultimo accelerò il ritmo e tossì bruscamente. Akil si bloccò,terrorizzato, ma fu solo per un istante; la voce pacata del contadino lo rasserenò: <<Mio buon amico, stai tranquillo. Ho solo esagerato con gli ultimi colpi. Certe volte mi scordo di essere un povero vecchio di centodiciotto anni.>>
Piantò la zappa nel terreno, vi si appoggiò sopra con una mano mentre con l'altra si asciugava la fronte e con un cenno intimò ad Akil di fare una pausa.
I due uomini, riscaldati dal sole, sorseggiarono acqua dalle loro borracce e rimasero lì, immobili, a contemplare la semplicità di quel posto.
Akil si perse nel paesaggio che lo circondava lasciando viaggiare la sua mente tra le grandi distese dorate. Da lontano scorgeva magnifici ulivi dai tronchi robusti e dalle chiome verdi maestose sotto i quali, talvolta, si coricava al canto degli uccelli.
<<Anche se sei muto, caro ragazzo, esprimi tu più cose che dei nostri politici...>> il vecchio Miky rise dando delle piccole pacche sulla spalla dell'omone nero.
<<Forse è così che dovrebbe essere il mondo no? Fatto di sguardi e di silenzi interminabili. Impareremmo di più a conoscerci, a intravedere le cose da differenti punti di vista e non ci diremmo tante cattiverie.>>
Akil sorrise. Istintivamente si grattò dietro la nuca toccandosi la cicatrice.
<<Non ti toccare lì! Anche se ti prude cerca di resistere alla tentazione.>> Non era la prima volta che Miky lo ammoniva per quel vizio ma era più forte di lui e in alcune occasioni gli sembrò di sentir la cicatrice pulsare linfa bollente.
<<Non ho mai capito come tu ti sia procurato quella ferita ma di sicuro sei stato salvato da morte certa.>> Akil annuì con il capo e scrollò le spalle esprimendo al vecchio uno sguardo interrogativo.
<<Si,certo. Dopo una cosa del genere come pretendi di ricordare. Il tuo mutismo, sicuramente, è dettato da quella cosa lì, ma ti preferisco così. D'altronde è da tanto che lavoriamo insieme.>>
Akil osservò di nuovo i campi. "Si, il vecchio ha ragione. Anche io mi preferisco così." Dedicare ogni giorno braccia e gambe alla terra con sudore e fatica era ciò che voleva; passare il resto dei suoi giorni ammirando quelle collinette giallo ocra che diventavano rossicce al tramonto, sentire il suo corpo investito dall'aria di campagna e mangiare arrosto di salsicce con qualche birra in compagnia di Miky che ogni sera gli raccontava una barzelletta o storie di una vita passata che Akil stentava a credere.
<<Sei il figlio che non ho mai avuto ragazzo. Ogni giorno qui con me mi riempie di gioia e mi da la forza di continuare a vivere, per quanto il tempo me lo possa permettere. Grazie a te sto recuperando anni che mi sembrava di aver perso completamente.>>
Miky sospirò e ricordi tristi e lontanissimi riaffiorarono in modo quasi selvaggio.
<<Dobbiamo ringraziare loro se ci permettono di fare questo e altro.>> Miky si piegò e strappò dal suolo una piccola spiga di grano.
<<Percepire la terra con le proprie mani è toccare la pelle del nostro pianeta.Solo le nostre mani possono sentire se si ammala oppure no. Una macchina non può fare questo. Non ha coscienza né libero arbitrio. Fa solo quello per cui è stata programmata. Ti velocizza, è vero,ma la fretta è sempre stato il tallone d'Achille di ogni buon contadino o agricoltore.>>

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Orizzonte nero
Science Fiction"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (scusate il ritardo)