Il corpo era prigioniero della sordità.
Gli occhi di Walter si aprivano a fatica e gli ci volle tempo per rendersi conto di essere nudo, completamente circondato da un rosa pallido. Cristalli biancastri ondeggiavano vicino la sua pelle quasi a formare un secondo strato. Il calore sprigionato dal loro contatto lo avvolgevano in una carezza di magnificente benessere.
"Dove mi trovo?"
Quando prese a muoversi notò di ondeggiare anche lui ma in una sorta di spazio limitato con barriere invisibili e spesse.
"Mi sento stretto!"
Si guardò le mani che parevano fatte di luce tanto erano abbaglianti.Da un lato premeva la voglia di evadere da quella prigione,dall'altro la consapevolezza che avrebbe trascorso anche mille anni lì, in quella situazione così surreale, semi addormentato e libero da ogni catena della vita. Così fu che si lascio andare alla piacevolezza, socchiudendo gli occhi per poi perdersi in luoghi sconosciuti.
Il bianco candore su cui poggiava il suo sguardo scomparve in parte sostituendosi a scure nere che si espandevano pian piano come macchie d'inchiostro su carta. La moltitudine dei cristalli, immersi nell'oscurità, natii da piccole sorgenti di luce, trasfigurarono l'ambiente in un cielo stellato, una frazione lontana dell'universo dove tempo e ragione si perdono.
Una serie di voci solcarono il silenzio dell'atmosfera. Erano troppe e sovrapposte per essere comprese.
"Chi sono quelle persone?"
Walter navigò con l'anima mentre il fisico giaceva inerme. Due figure dalle sembianze umane, sufficientemente vicine da riuscirne a distinguere i tratti somatici, apparvero dal nulla. Una di queste era proprio se stesso, intento a conversare con l'altro sconosciuto che stentava a riconoscere.
Con meraviglia si accorse che, in quell'occasione, sorrideva. Il mento serrato, barba perfettamente curata, indossava un camice bianco e le sue movenze erano il frutto di una disciplina rigida e sicura.In quell'atteggiamento non trasparivano ansia, rancore o rabbia.
"Non ricordo di aver mai sorriso in quel modo..."
Immagini confuse scorsero come frammenti di un'esistenza remota, scie di un sogno che si susseguivano come gocce di pioggia sul vetro. Il tutto apparve sfocato come la sabbia mossa dal vento per poi delinearsi lievemente in scintille luminescenti.
La sua vita gli passò davanti così velocemente da captarne piccole sfumature e, ognuna di queste, era priva di fondamento o dimenticata ancor prima di poterne dare un effettivo significato.
Venne l'orrore.
Occhi rossi e denti acuminati ed affilati come rasoi, parti di un volto scavato e bianco cadaverico. La trasfigurazione macabra di un mostro;quell'essere ripugnante riesumò nella sua mente l'aggressione subita per strada, il collo mezzo squarciato e orribili visioni;
"Cos'è tutto questo? Che sta succedendo?"
Centinaia di vagoni stipati di uomini, donne, vecchi e bambini scomparivano in immense torri cilindriche fatte d'acciaio e ferro. Sullo sfondo il sole nero tramontava lentamente tra immense distese collinari e rialzi ondulati di infinite carcasse di corpi il cui fetore avvelenava le membra per il disgusto. L'ombra cadeva su intere città distrutte e consumate dal fuoco.
"Lode al Leviatano!"
Si,sempre sia lodato il Leviatano e questo Walter lo sapeva, insieme all'inferno che si portava dietro.
Improvvisamente si sentì soffocare, la sensazione fu quella di due mani che gli serravano il collo. Gli occhi rossi erano fissi su di lui. Ora poteva vederlo chiaramente, per un attimo, in tutto il suo raccapriccio.L'essere dagli occhi rossi lo stava strangolando.
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Orizzonte nero
Science Fiction"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (scusate il ritardo)