Capitolo 6 - Under Pressure

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Il potere in questo mondo è una costante. O voi realizzate le vostre idee o qualcun altro lo farà al vostro posto. Fate quel che volete fare, oppure dovrete adeguarvi ai programmi che altri elaborano per voi.
(Anthony Robbins)

È una costante certezza.
La quotidianità, così come la conosciamo, è regolata non autonomamente ma da strutture e organismi preposti a farlo.
Quello che noi percepiamo come libero arbitrio in realtà non lo è,
crediamo di esser liberi in una tirannia democratica ma non è così.
Nasciamo liber e diventiamo servus fino alla fine dei nostri giorni.
Perché dico questo? Semplice, perché se il concetto di libertà indica una persona libera di fare quello che vuole, di autodeterminarsi, ci rendiamo conto che effettivamente non è così, per la stragrande maggioranza degli uomini, anche in una società falsamente libera e egualitaria.
Lo diceva anche Pirandello: "Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà".
La realtà è che siamo solo pedine. Pedine di una grande scacchiera, tutto quel che ci riguarda è organizzato e premeditato già dal giorno in cui nasciamo. Siamo destinati ad uno scopo, siamo numeri di una immensa banca dati e il nostro destino non è casuale ma guidato da mani scaltre, abituate a manipolare.
Tranne una ristretta fascia di persone che grazie ad una indipendenza economica può gestire la propria vita, la maggior parte di noi è stretta in una morsa d'acciaio.
Siamo imprigionati. E la nostra prigione si chiama "routine" . La nostra prigione si chiama "denaro" . Quel denaro per cui ogni santo (e maledetto) giorno dobbiamo far parte di un diabolico meccanismo di produzione che assorbe come una sanguisuga l'ottanta per cento della nostra vita.
Siamo semplici mezzi impiegati e sfruttati perché qualcun'altro possa stare meglio di noi, perché una gran rappresentanza di furbacchioni possa vivere, alle nostre spalle, quella tanto agognata e desiderata esistenza con la e maiuscola.
Moderni schiavi, dotati di diritti sindacali, che fanno parte di una macchina che produce miliardi di euro e da cui attingono solo pochi spiccioli nella convinzione, inculcata ad arte direi, che chi lavora e guadagna uno stipendio è fortunato, che il lavoro nobilita l'uomo e altre stronzate del genere!
S V E G L I A M O C I ! ! ! !
Non sono assolutamente contro il lavoro, anzi ben venga, ma che sia un lavoro dignitoso, costruttivo e ben remunerato anzi ottimamente remunerato!
E soprattutto che non si debba andare in giro ad elemosinarlo e ad umiliarsi per ottenerlo!
Ma oggi, purtroppo, con la scusa della tanto millantata crisi è tutto il CONTRARIO!
Si lavora, se si è fortunati, per poco più di mille euro al mese (spesso molto meno) con una pressione fiscale stimata intorno al 54%, ciò significa che non fai in tempo a percepire lo stipendio che è già andato via tra tasse e bollette varie. Siamo costretti, con sottintesi ricatti, ad accettare accordi immorali e illegali del tipo niente ferie, niente straordinari, niente tredicesima, quattordicesima e tfr, tutte cose conquistate col sudore e col sangue. E tutto ciò con la complicità ambigua dello stato sovrano, vero artefice della crisi e dello scempio di questi anni.
Questo per chi il lavoro ce l'ha, ancora.
Ma per coloro che non hanno questa fortuna (ed è assurdo parlare di fortuna in un paese in cui lavorare dovrebbe essere un diritto) la situazione precipita drammaticamente creando una categoria di persone schiave di un'altro flagello sociale: la povertà.
I numeri parlano chiaro, la percentuale di poveri in Italia è cresciuta in maniera esponenziale (10 milioni di poveri nel 2014, 15 milioni nel 2015*) ma, senza tener conto dei dati, perché ritengo assurdo parlare di percentuali in un paese civile in cui dovrebbe esserci benessere per tutti, io mi chiedo come è possibile che ciò avvenga? Se viviamo in una nazione civile, con un popolo che paga regolarmente le tasse e in cui i grandi evasori sono in realtà una minima percentuale, perché ci parlano di crisi ogni santo giorno col supporto di fior fior di economisti soggiogati al potere? Perché continuano a far precipitare l'economia mettendo in ginocchio le aziende che rappresentano il motore principale della nostra produttività? Perché non abbassano le tasse ed eliminano gli sprechi vera piaga del nostro paese? Perché c'è ancora una maggioranza di nostri politici, rappresentanti di noi cittadini da noi votati e quindi nostri dipendenti perché pagati con le nostre sudate tasse, che ancora oggi vergognosamente non rinunciano a parte dei loro eccessivi stipendi e agli assurdi vitalizi percepiti immoralmente in pochi anni o mesi di presenza in parlamento, alla faccia di chi deve lavorare più di 40 anni per poter percepire, ormai vecchio, una misera pensione di poche centinaia di euro.
Perché, io mi chiedo, continuiamo ad accettare tutto questo senza reagire unanimemente (assolutamente non con la violenza) per far sì che le cose cambino come è giusto che sia?
Ci hanno instupidito, influenzato con le loro chiacchiere, con la tv e i giornali promettendo individualmente per separare le masse, ci hanno ammaliato e ingannato lasciandoci solo l'acquolina in bocca mentre loro si spolpavano tutto.
Un arguto scrittore bresciano con lo pseudonimo di Carl William Brown scrive in uno dei suoi aforismi:

"Sin da quando il popolo ha conquistato il diritto di voto i burocrati si sono impegnati per rendere i sistemi di governo sempre più stupidi e caotici e purtroppo ci sono riusciti."

Io non só chi sia più stupido ma ho la netta sensazione che molto probabilmente è proprio così che questa classe politica italiana ci vede: UN POPOLO DI STUPIDI!

(*Fonti: il fatto quotidiano.it - corriere.it)

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