Capitolo 2

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Mi risveglio di soprassalto non so quante ore dopo. Dalla finestra socchiusa penetra il tipico rumore- da-ingorgo-del-martedì e i raggi del sole si spiaccicano sul vetro fino ad allungarsi sul letto e finirmi esattamente in faccia. 

Ma non è tutto questo ad avermi svegliato. 

Non sono sicuro di aver sentito bene, ma quello che mi ha svegliato sembrava proprio il rumore della mia porta d'ingresso che sbatteva. Mi faccio largo in quell'intrico confuso e vago che è di solito la mia mente la mattina, ma non riesco a ricordare di aver chiuso o no la serratura quando ieri sera sono rientrato. E dire che non ero affatto sbronzo. Non ho nemmeno fatto la mia solita 'sosta cicchetto', che – oh Dio - mi manca da morire. 

Rimango imbambolato alcuni secondi e un pensiero si fa largo nell'intrico confuso e vago della mia mente: ladri. Non sono una rarità a Montmartre, ma mi chiedo cosa quei piccoli bastardi extracomunitari pretendano di trovare in casa mia. Già il fatto che viva in un quasi-sottotetto in un vicoletto del cazzo dovrebbe essere indicativo del mio livello di ricchezza. 

Un rumore di passi dal corridoio mi congela istantaneamente e sono sfiorato per un istante dal pensiero che, se sono ladri, non sono molto esperti. Decido che restare così paralizzato mi renderà solo una preda più facile, quindi mi tiro in piedi e afferro il primo oggetto che sembra più adatto a colpire qualcuno.

Finisco appostato dietro la porta con un cavalletto di legno in mano e chissà perché risento addosso la stessa sensazione di essere un idiota della sera prima. I passi sono sempre più vicini, fin quando il presunto ladro non si ferma proprio dietro la porta. Trattengo il respiro mentre la guardo aprirsi lentamente. 

A quel punto lancio un urlo e mi scaglio con il cavalletto contro l'intruso, ma il braccio mi si blocca a mezz'aria e mi ritrovo a fissare un Liam vagamente confuso con un sacchetto di Starbucks in mano. Lui mi fissa di rimando senza dire una parola. 

"Che cosa stavi cercando di fare?! Maledizione Liam, ti rendi conto che mi hai fatto prendere un colpo?" quasi gli urlo in faccia, liberandomi dall'ansia. "Non sono un avvocato, amico, ma questa credo sia proprio una violazione di domicilio" concludo ansante. 

"Buongiorno anche a te" dice a quel punto, sorridendo con il suo solito sorriso innocente alla Liam Payne. 

"Ti rendi conto che avrei potuto colpirti!?" stavolta grido davvero in preda alla frustrazione e sono scandalizzato dalla sua calma quando "Sì, ma non l'hai fatto" concede, passandomi davanti e gettandosi sul letto sfatto. 

"E, solo perché tu lo sappia, non si chiama violazione di domicilio se per entrare uso le chiavi di riserva che mi hai dato tu per quando sono costretto a ripescarti da chissà quale bar, ubriaco fradicio, e riportarti sano e salvo a casa." 

Nonostante siamo amici da quando avevamo circa tredici anni, ancora odio quell'aria saccente che assume in alcuni casi. Come questo, per esempio. 

Faccio per ribattere, ma non ho argomentazioni a mio favore. Inoltre, mentre lui parlava, ha aperto il sacchetto e ne ha tirato fuori un muffin al cioccolato facendomi segno di raggiungerlo. Sbuffo e mi dirigo verso il letto. Odio che sappia come zittirmi. Anzi, lo detesto a morte. 

Ma adoro i muffin al cioccolato di Starbucks, quindi quando lui spezza il dolcetto in due sono già pronto a ricevere la mia parte. Quella di sopra ovviamente, è la migliore. Liam, invece, toglie la carta e addenta la parte di sotto fin quasi a mordersi le dita. Non so da quanto abbiamo abbracciato questo rituale, ma non ho nulla in contrario. 

Restiamo in silenzio per un po', concentrati sulla colazione. Lui tira fuori anche due bicchieri di caffè e un piccolo browny e con la bocca impastata strascica un "Allora, scommetto che l'esperienza del volontariato è stata.. entusiasmante."

Boulevard of walking disasters.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora