Capitolo 4

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P.o.v. Louis

È sabato. E so che è sabato non perché, nonostante sia ancora sdraiato nel letto con gli occhi chiusi, il mio cervello sia abbastanza lucido da capire che è sabato. Semplicemente il mio cervello – e le mie orecchie – registrano distintamente un clangore metallico ed altri rumori da cantiere provenire dal fondo della strada. Da questo capisco che è sabato.

Più precisamente, capisco che sono le sette del sabato mattina e che quei figli di puttana hanno già acceso i loro dannati marchingegni, per passare la giornata a ristrutturare la facciata e gli interni de 'Le Chat Noir', lo storico locale teatrale che sfortunatamente si trova alla fine di Rue Rochechouart, la via principale che incrocia uno dei tanti vicoletti del cazzo in cui abito io. 

Le ristrutturazioni del sabato sono diventate una costante da almeno un mesetto e mezzo, cioè da quando il proprietario ha deciso di 'restituire un po' di vita ad un posto che, più che un locale, sembra la sede di incontri del Club della maglia per le settantenni.' Parole sue.

Mi tiro svogliatamente su a sedere e mi stiracchio la schiena. Anche se tutto quel rumore mi dà sui nervi riconosco che è meglio della radiosveglia che avevo qualche tempo fa e che passava soltanto canzoni di Emmanuel Moire. Nei giorni normali non uso la sveglia, perché non frega niente a nessuno a che ora arrivo in piazza, sempre se decido di andare la mattina. Ma oggi è diverso.

Oggi è sabato, e il sabato significa solo una cosa: turisti. Ma non il solito gruppetto di persone in visita guidata che vengono sguinzagliate per un'oretta sul fondo della scalinata del Sacre Coeur, e che di solito girano tra i quadri esposti come se fossero in un museo, senza comprare niente. No. I turisti del fine settimana sono questo fiume di persone di ogni nazionalità, armate di macchina fotografica, zainetto da trekking e, soprattutto, un portafogli pieno e tanta voglia di comprare qualche souvenir particolare. E cosa c'è di più particolare di un quadro fatto da un artista del luogo che rappresenta la Tour Eiffel o Notre Dame?

Appena riacquistato un minimo di lucidità post-risveglio getto le coperte di lato e mi fiondo nella doccia. La prospettiva di tornare a casa con la quantità di soldi che mi servirebbero per aggiustare quello schifo di finestra tutta spifferi in salotto mi mette di buon umore, nonostante siano le sette di mattina e io non sia proprio una persona 'mattiniera'. Per togliermi di dosso la sensazione di sonno, dato che una doccia ghiacciata non è sufficiente, mi affretto ad uscire di casa e mi dirigo – quadri in mano – nell'unico altro posto oltre al caffè Chez Eugène in cui di solito mi fermo a far colazione. 

È un piccolo caffè con una orrenda insegna verde con scritte arancioni di nome Les Quatre Saisons, ma il caffè non è niente male e di prima mattina è l'unica cosa che mi serve.

Mi avvicino al bancone e faccio un cenno alla cameriera, una biondina così truccata da sembrare una escort.

"Cosa ti servo, dolcezza?" biascica, ruminando una enorme gomma rosa.

"Un caffè lungo, grazie" taglio corto e, appena si gira verso la macchina del caffè, il mio sguardo si posa involontariamente sugli scaffali dietro di lei e sulle quattro bottiglie di scotch invecchiato che campeggiano di fianco ad un vecchio calendario del 2013.

Di solito, quando bevevo, il momento in cui il bisogno di alcol si faceva sentire meno era la mattina, ma adesso solo guardando quelle bottiglie mi trattengo a stento dal chiedere alla bionda di allungarmi il caffè.

Per controllarmi, cerco di recitare come un mantra il consiglio che Monsieur Philippe ci ha ripetuto nel primo incontro: allontanarsi immediatamente ogni qual volta qualcosa ci faccia sentire di nuovo il bisogno di bere. 

Per questo cerco di fare dei respiri profondi mentre la cameriera batte il conto alla cassa e, appena mi porge il caffè, stringo la tazza di cartone talmente forte che quasi la spiaccico e mi precipito fuori esattamente come farebbe un ladro. Tutto ciò mi ricorda una cosa sola: è sabato, il che significa incontro col gruppo degli alcolisti alle nove e mezza di stasera. E sento già il buon umore morire agonizzante.

Boulevard of walking disasters.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora