Fredda. Era così fredda. Le mie labbra si muovevano disperatamente in cerca d'amore sulle sue, ferme. Era immobile. Mi guardava con quegli occhioni sbarrati con un misto di tristezza e sorpresa, e bruciavo sotto il suo sguardo. Era così fredda. Ma anche gli iceberg si sciolgono, e io volevo essere il suo sole.
Mi staccai.
«Non l'avevo immaginato così il nostro primo bacio» disse. E uscì dall'auto sbattendo la portiera. Mi presi la testa tra le mani iniziando a piangere, ma pochi secondi dopo mi trovai fuori dall'auto con la mano sinistra nella sua fredda mano destra, sotto la pioggia.
Fu in quel momento che prese il mio viso tra le sue mani, sentivo le sue unghie premere nei miei zigomi, entrarmi nella pelle graffiandola.
Avvicinò il suo volto al mio e unì le nostre labbra. Le mie mani erano attorno al suo collo, assaporavo ogni millimetro della sua bocca.
Si staccò e mi abbracciò affondando la testa nel mio collo.
«Mi hai baciato sotto la pioggia» bisbigliai. Poi lo ripetei urlando.
E lei rise.
« Significa che ti piaccio, ma non che ti piaccio, ma che ti piaccio piaccio»
Iniziai a saltellare come una ragazzina e lei mi fermò.
«Si Justin» disse «significa che mi piaci piaci»«Perché deve fare così male?»
«Perché senza dolore non sarebbe un vero tatuaggio» rispose ridendo.
Ripassava i contorni del tatuaggio; due maschere complementari, una triste e una felice, come quelle del teatro greco, per rappresentare il doppio gioco delle persone.
«finito» e mi pulì.
La avvicinai a me e le alzai la manica del maglione.
«Voglio sapere di questo»
«È l'anatomia del cuore di Leonardo Da Vinci. Lo feci per ricordarmi che il cuore è un muscolo e che ha bisogno di 'allenamento' per continuare a funzionare correttamente»
«E questo?» le presi la mano e le indicai sull'indice il punto e virgola.
«Il punto e virgola viene usato dagli scrittori per continuare qualche frase che potresti finire, ma non lo fai e scegli di andare avanti. Lo scrittore sono io, e la frase è la mia vita»
Ebbi paura. Pensai cosa sarebbe successo se Joy in quel momento non fosse stata li con me. Istintivamente la strinsi a me e la abbracciai fortemente fino a quando lei sussurrò «Justin lasciami andare soffoco» e le baciai il capo allentando la presa.
«Devo andare in studio, vieni con me» e uscimmo.Camminava davanti a me. Bella come sempre, un po' curvata in avanti, lenta. Portava dei pantaloni stretti neri e un maglioncino rosso scuro, come il suo rossetto.
Era sicuramente la creatura più bella che il Signore avesse mai creato, ed era mia.
O forse no. Non eravamo fidanzati. Forse. Non so esattamente cosa eravamo ma qualsiasi cosa fossimo stati mi andava bene purché potessi baciarla.
Sapevo che ormai era fatta, ero fottuto. Mi piaceva così tanto, e speravo davvero che fosse lo stesso per lei. Non volevo restare di nuovo solo, a piangere, per una ragazza che non mi vuole e non mi merita.
Aprii la porta e trovai Scooter che mi fissava arrabbiato con le braccia conserte seduto sul divano.
Corsi da lui e lo abbracciai. Sorpreso ricambiò.
«Scoot, lei è Joy, la ragazza con cui sono uscito quella sera»
«Piacere di conoscerti Joy»
«Piacere mio» disse sorridendo.
«Scoot ho una canzone nuova, devo fartela sentire» e così dicendo premetti play, l'avevo già registrata con la mia chitarra.«A me la canzone piace così come è, non credo che serva l'aiuto di quei due tizi. Che musica fanno? Dubstep? Io preferisco le canzoni pure, con la chitarra, senza quella schifezza elettronica ma se il tuo manager insiste allora fai come dice lui»
«Ho bisogno di rifletterci un po' su...che facciamo stasera?» le domandai scostandole una ciocca di capelli che le era caduta davanti al viso.
«Vuoi venire a casa mia?» domandò accennando un sorriso, e io annuii.Saliva le scale accanto a me tenendomi la mano saldamente. Casa sua si trovava all'ultimo piano di un grattacielo newyorkese.
«Putroppo non è come casa tua, scusami per il disordine»
Era un piccolo appartamento. Il parquet era marrone chiaro, le pareti erano bianche e l'arredamento molto semplice. La cosa che preferivo era una scrivania, posizionata vicino alla finestra, piena di disegni, pennelli e matite; sulla parete sovrastante c'erano dei fogli con degli schizzi e le sue punte da ballerina, appese ad un chiodo. Vederle mi mise un po' di tristezza perché si dice che quando una ballerina appende le punte al muro, la sua carriera è finita.
Entrai nella sua stanza e si sedette sul suo letto che era piccolo, illuminato da alcune lucine che passavano attorno alla scritta good vibes. Joy si girò e iniziò ad accarezzare una piccola palla di pelo nera.
«Non mi avevi mai detto di avere un gatto»
«Si chiama Tate, l'ho trovato accanto ad un cassonetto mentre tornavo a casa dopo essere stati al Coachella»
«È adorabile» e lo accarezzai. Tate era completamente nero, piccolo, dal pelo morbido e caldo, aveva due grandissimi occhi blu che creavano un contrasto perfetto con la sua pelliccia.
Dopo pochi secondi Tate saltò giù dal letto e andò a mettersi su un cuscino gettato sul pavimento.
Mi avvicinai a Joy e le strinsi la mano.
«posso baciarti?» domandai ingenuamente.
Joy si avvicinò a me che ero seduto a gambe incrociate sul materasso e mi sussurrò nell'orecchio sinistro «Non chiedere la prossima volta» e unì le nostre bocche.
Sarebbe banale descrivere il modo in cui le sue labbra volavano sulle mie quindi vi descriverò semplicemente quello che ho provato. Mentre lei continuava a baciarmi mi sentivo così felice come non lo ero da tempo. Nell'ultimo periodo mi ero sentito come se fossi rinchiuso in una bolla di sapone e lei l'aveva appena scoppiata.
Mi ritrovai con il corpo di Joy steso su di me, che le tenevo i fianchi con le mani saldamente.
Le sue mani si infilavano sotto la mia maglietta a sfiorarmi gli addominali, mentre io non vedevo l'ora di poter sfilare la sua. Dopo pochi secondi eravamo ancora li, a baciarci su quel letto, mezzi nudi, e ci fissavamo senza sapere esattamente cosa fare; fino a quando non scoppiamo a ridere contemporaneamente. Joy si alzò e camminò lentamente fino ala scrivania, aggiustandosi sensualmente sotto il mio sguardo, con la mano sinistra la mutanda nera che le si era infilata nel sedere e prese il portatile.
«Vediamoci un film» e annuii.
Si accomodò accanto a me infilandosi sotto il mio braccio con Tate sulle sue gambe.La guardai e sembrava così pacifica mentre dormiva in intimo accanto a me. Quel corpo pieno di tatuaggi era un'opera d'arte; il tribale sul collo le adornava alla perfezione la pelle. Le diedi un bacio sulla fronte scostandole la frangetta e la strinsi a me sorridendo nel vederla dormire, e m'addormentai anche io.
AYEEE.
Non ho ricontrollato il capitolo quindi scusatemi gli errori di battitura; continuo a 5 stelline e a 2 commenti 💁✨💙
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Tattoo shop [j.b] (#Wattys2015)
FanfictionE se Justin Bieber avesse così tanti tatuaggi solo perché è follemente innamorato della sua tatuatrice?